Il Duo Pastis, nasce nel 2011 dall’incontro tra Fabio Colussi e Pierpaolo Berta, rispettivamente chitarrista ed organettista, che partendo dalla comune passione per il balfolk, hanno deciso di dar vita ad un progetto artistico nuovo, all’insegna di composizioni originali, che in qualche modo coniugassero le loro diverse anime artistiche, con la ricerca sulle fonti e le forme coreutiche tradizionali. Dopo aver rodato il loro connubio dal vivo, giungono adesso al loro debutto con “Anice Stellato”, disco che segna anche l’esordio della giovane casa discografica Rox Records, e che attraverso dodici brani propone di regalarci un “infuso di brani spontanei”. Questa definizione data al loro modo di approcciare la composizione e l’esecuzione, risulta essere particolarmente adatta, infatti basta ascoltare le prime note dello scottish “Niente Male” per comprendere la freschezza e l’originalità della loro proposta musicale. Durante l’ascolto, infatti, scopriamo come il lirismo della chitarra si unisca al suono melodioso dell’organetto diatonico e del clarinetto, dando vita a spaccati strumentali di grande fascino. E’ il caso ad esempio della lente mazurka “Sa Pa Jo”, o del circolo circassiano di “Jammin’Ja/ Moon’s Kitchen”, o ancora del valzer a cinque tempi “Danielle”. Il disco scorre piacevolmente regalandoci cinquantotto minuti, di composizioni intriganti e gustose, adatte non solo al ballo, ma volte anche ad esaltare l’evocatività dei rispettivi strumenti. In questo senso vale la pena citare, la gavotte de l’Aven “Eli..sa Di Mare”, l’andrò “Jan Mijne Man/Anice Stellato” ma soprattutto la travolgente burrreè ad otto tempi “Il Machete”, della quale vi invitiamo ad ascoltare lo scoppiettante finale, con tanto di citazione “colta”. Chiude il disco una sorprendente reprise rock di “Niente Male”, in cui è racchiuso l’embrione di quella che potrebbe essere la prossima direzione che prenderà il Duo Pastis. “Anice Stellato” è, dunque, una doppia sorpresa non solo per aver portato alla nostra attenzione il Duo Pastis, ma anche per averci fatto conoscere l’opera prima della Rox Records, che si propone come una delle promesse della discografia folk in Italia.
Salvatore Esposito
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