Tempo. Vita. Ricordi. Malinconia. La voce, le cose certe, la bici senza mani. Tutte quelle note. Speranza. Ecco cosa porta la voce di Andrea De Luca, cantautore bolognese di origine controllata e certificata, già voce dei bravissimi Radio City, clashiani bolognesi come noi Rocking Chairs eravamo gli Heartbreakers di Modena o la E Street Band reggiana. Italia. 2013. Speranza per chi fa musica indipendente, poetica e cantautorale, profonda e slegata dal momento, fatto di connivenze artistiche e poca ispirazione? Poca, giusto il necessario, cari miei. Andrea ha, però, voce e spalle artistiche larghe. Il suo nuovo disco “Via Direttissima 2 e 1/3”, con una confezione che gli rende finalmente giustizia e una idea artistica che sa di garage e ruvidezza, di sincerità e verità, è un comodino della stanza degli anni Settanta, nella quale siamo cresciuti noi, in quella città ideale che era l’Emilia dei seventies. Le canzoni ci sono, le storie anche, i suoni pure. Che cosa chiedere di più a un pezzo di tre minuti, che sentito una volta che ti fa tornare voglia di riascoltarlo immediatamente? Niente di più. Ci sono i ricordi dei Clash in piazza Maggiore nel 1980 e tutto l’immaginario comune. Andrea dice che aveva i primi cento numeri de L’Uomo Ragno, mentre io avevo quelli di Devil. E’ bello constatare che la musica trova la sua strada a prescindere. E’ bello che non ci si debba arrendere a xfactoramicisanremo. Fuck The Rest, Andrea. L’importante è non essere ne’ carne ne’ pesce. L’importante è crederci, come ci crede Andrea. Lasciarsi cullare dalla musica, trasportare lontano per tornare vicino. Sono sketches sonori a volte corti, ma sempre profondi e multicolorati. Ci sono echi di cantautori e rockers italici, su tutti c’è più di una idea di Ivan Graziani nella voce, ed è un valore aggiunto, perché la musica italiana si dimentica di quelli veri. Questo è un disco che voglio che compriate.
Antonio "Rigo" Righetti