A sette anni da “Dolce Resistenza”, Massimo Priviero torna con un nuovo album di inediti “Ali Di Libertà”, lo abbiamo intervistato per farci raccontare da lui la genesi del disco, le ispirazioni che sono alla base di alcuni dei brani, senza dimenticare l’importanza che riveste per lui la dimensione live.
Sono passati sei anni dal tuo ultimo disco di inediti, nel mezzo tanti progetti speciali tra cui lo splendido folk-rock con Michele Gazich. Come nasce questo nuovo album "Ali Di Libertà"?
Nasce da canzoni e melodie scritte in questi due ultimi anni che a un certo punto andavano fissate. Per strada mi sono accorto di non aver mai scritto niente di così autobiografico. E forse niente di così importante per me che potesse ugualmente essere condiviso.
Questo disco è nato in un periodo non facile della tua vita, ma quali sono state le ispirazioni che sono alla sua radice?
Qualunque passaggio esistenziale, più o meno difficile, ti costringe a fare i conti ancor più con te stesso. La mia vita e anche, quando accade, le mie lacrime devono diventare quello che scrivo.
Rispetto ai dischi precedenti come si è indirizzata la tua ricerca sonora e sugli arrangiamenti?
E’ un album che segue l’evoluzione del mio impatto sonoro. Forse, rispetto agli album precedenti, ancor più si è fuso l’impianto rock d’autore con gli elementi folk. Certamente l’album è molto più di “ballate” rispetto ad alcuni miei precedenti. Conservando forza emotiva ed impatto sonoro. Questo era il desiderio più forte.
Come si è evoluto il tuo songwriting da “Testimone” in poi…
Aumentando sempre di più la ricerca lirica e l’impatto emotivo. Questa è la cosa che continua a contare di più per me.
Il concetto di libertà è un po’ il tuo leit motiv della tua carriera. Quanto è importante essere e sentirsi liberi oggi?
E’ la chiave dell’esistenza. Essere liberi. Essere veri. Nulla è paragonabile a queste due necessità. Nulla può esserti dato in cambio che te li faccia vendere. Questo vale per me, ovviamente.
Uno dei brani più intensi del disco è “Il Mare”, puoi raccontarci questa canzone?
Molto è autobiografico. "Il Mare" lo è in modo speciale. E’ la mescola di struggimento legato al ricordo di una storia d’amore ma è allo stesso modo un ritorno a casa nella mia terra. Dove sono cresciuto e dove ho amato. Senza schermi di intensità emotiva ma liberando al massimo il flusso della canzone che aumenta in intensità lungo la strada.
Ne “La Casa Di Mio Padre”, racconti la vita della tua famiglia. Quanto è stato importante per te guardarti alle spalle in questo senso?
Torniamo a un concetto simile al precedente. La mia famiglia è stata quello che ero, non solo un habitat dove son cresciuto. Ti guardi alle spalle per guardarti dentro, dunque non vedi solo il passato ma ancor più il tuo presente. E hai bisogno di non spezzare mai questo filo rosso.
Sempre ne “La Casa Di Mio Padre” accenni al suo trasferimento a Milano, in cu tu vivi adesso, qual’è il tuo rapporto con questa città?
Amore e a volte odio. Ma questa è Milano. Molto più amore. E’ la città che mi ha adottato e mi costringe spesso col coltello tra i denti. E’ la mia città. Non me ne andò mai, anche se a volte vorrei farlo.
“Madre Mia” è invece una preghiera laica accorata, caratterizzata da una scrittura molto vicina all’impronta di cristianesimo vicino alla gente che sta dando Papa Francesco…
E’ questo. La scrissi nei giorni in cui morì Carlo Maria Martini, un uomo che ho molto amato, Certo, se mai fosse possibile, la lascerei idealmente sopra il tavolo di questo nuovo papa meraviglioso. Credo in questo tipo di cristianesimo. Mi sento figlio di questo e non no alcun timore nel dirlo magari in quel che scrivo.
Al disco ha collaborato anche tuo figlio, com’è stato lavorare con lui in studio?
Tommy ha seguito a suo modo questo album, ha visto alcune incisioni, ha letto i testi che erano in lavorazione, ha suonato una chitarra in un pezzo. E’ stato stimolante. C’è grande amore tra di noi, puoi immaginare. Ma sicuro che non mi risparmia nessuna critica. Non è facile a volte. Ma è meglio così. Anche se so’ che preferisce Vedder a suo padre…
Il tuo recente concerto a Milano hai fatto sold out, un grande risultato in un periodo di crisi come questo che stiamo vivendo, ma nel quale la musica rappresenta ancora una speranza importante…
La musica è il live. E’ il flusso emotivo che riesci a creare tra palco e ascoltatore. Parlo di musica fatta in un certo modo, non dei ragazzotti con le basi nei centri commerciali o delle popstar che ripropongono all’infinito lo schema di successo già sperimentato. Il concerto, in qualunque dimensione, è il cuore. Tutto il resto, al 90%, è fuffa che gira intorno
Quali sono i tuoi prossimi programmi per il futuro?
Concerti. Finire il libro che ho scritto in questi mesi. Un nuovo album a breve. Ma dammi qualche mese per capirci meglio. Intanto il presente come il futuro prossimo è Ali Di Libertà.
Massimo Priviero - Ali Di Libertà (MPC Records/Self, 2013)
I sette anni che separano “Dolce Resistenza” dal recente “Ali Di Libertà” sono stati per Massimo Priviero, intensi e ricchi di progetti musicali di grande interesse a partire dalla collaborazione con i Gang e Daniele Bianchessi, che lo ha visto protagonista sui palchi di tutta Italia per lo spettacolo “Storie Dell’Altra Italia”, passando per il progetto “Folkrock” in coppia con Michele Gazich, per finire con quel gioiellino che è “Rock & Poems” in cui il cantautore veneto rileggeva attraverso la sua cifra stilistica alcuni classici del rock. Sebbene ricchi di grande musica, gli ultimi anni che hanno separato Massimo Privero da questo nuovo disco non sono stati facili, ma dalle difficoltà incontrate ha saputo trarne una profonda ispirazione, tramutando il dolore in arte. Sono nati così dodici brani, che vibrano di quella forza e quella voglia di vivere che da sempre hanno caratterizzato il suo songwriting, e che nel loro insieme compongono una sorta di personale diario, cantato a cuore aperto, e con la sincerità che lo contraddistingue. Sono canzoni intime, personali, intessute tra ricordi, schegge di vita, sogni infranti e sofferenze personali, in cui il cantautore veneto si mette a nudo, raccontandoci della sua famiglia, del suo essere uomo e padre, ma anche uomo libero, la cui voce è da sempre dalla parte più debole del mondo. Ad accompagnarlo in questo suo personale viaggio dell’anima troviamo alcuni ottimi musicisti tra cui gli immancabili Alex Cambise (chitarra), Onofrio Laviola (pianoforte), e qualche ospite d’eccezione come Michele Gazich (violino), Paolo Bonfanti (chitarra), nonché il giovane figlio Tommy (chitarra) a ribadire la dimensione personale e familiare di tutto il disco. Ad aprire il disco è la struggente “Il Mare”, una delle canzoni più belle di sempre di Massimo Priviero, ma senza dubbio una delle più sofferte e sentite di tutta la sua produzione; è il racconto di una splendida storia d’amore, purtroppo conclusa, con tutto il suo strascico di ricordi e delusioni. Se alle sonorità tex-mex guarda “Apri Le Braccia”, agli stilemi springsteeniani tanto cari a Priviero ci riporta “In Verità”, ma è solo un momento perché subito dopo arriva l’altro vertice del disco “Madre Proteggi”, che ci svela il forte senso religioso che pervade il suo immaginario poetico. Si prosegue con il violino di Michele Gazich che impreziosisce la ballad “Occhi Di Bambino”, mentre il rock stradaiolo di “Alzati” ci segnala che sarà uno dei brani di punta dal vivo. I ricordi del passato ritornano nella toccante pagina autobiografica de “La Casa Di Mio Padre”, a cui segue prima la preghiera laica “Io Sono Là” e poi il rock scatenato di “Libera Terra: La Forza”. Completano il disco il folk-rock di “Libera Terra: Il Sogno” e quel gioiellino che è “Bacio D’Addio”. Insomma “Ali Di Libertà” è un disco intimo, personale, sofferto, ma che mantiene intatta la carica di energia che caratterizza la poetica rock di Massimo Priviero, cantautore lontano da ogni logica di mercato, ma da oggi più vicino a noi in una dimensione più confidenziale, in cui ci appare nel suo essere uomo, con le sue debolezze, i suoi difetti, ma anche con tutta la carica di sentimenti e passioni che lo caratterizza.
Salvatore Esposito
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