Cantautrice con alle spalle una solida esperienza maturata nella scena musicale romana, Giulia Tripoti ha di recente dato alle stampe la sua opera prima “Arrovesciata”, disco che ben rappresenta la sua eclettica formazione artistica, evidenziando tutta la poliedricità della sua identità musicale, in cui convergono canzone d’autore, world music, canti di lotta e progressive-rock. Complice la vicinanza di suo padre Fabrizio, che sin da piccola l’ha accompagnata alla scoperta dei canti popolari, e i suoi contatti con la tradizione popolare del Nord, coperta durante la sua permanenza a Torino, la cantautrice romana ha maturato una personale visione della musica come viaggio, quale ponte tra culture e suoni differenti ed elemento che abbatte le differenza tra il nord e il sud del mondo, al di là di ogni razza o etnia. E’ da questa prospettiva insolita che nasce l’ispirazione del suo songwriting lucido, diretto, essenziale, da cui traspare il suo continuo impegno al fianco di quella gente che in Val Susa lotta contro la Tav e in Sicilia protesta contra la costruzione dei Muos, o ancora nelle tante piccole lotte quotidiane per la giustizia e la libertà. Inciso con la partecipazione di alcuni ospiti d’eccezione come Tony Levin (basso), Markus Reuter (chitarra), il musicista greco-turco Orhan Osman (bouzouki) e Francesco Moneti (violino) e da lei stessa prodotto, il disco raccoglie tredici brani in cui si attraversano paesaggi sonori ed atmosfere musicali differenti, che contribuiscono a catturare l’attenzione sin dal primo ascolto. Ad aprire il disco è “Elefantini Arrovesciati” brano di pregevole fattura in cui spicca il basso di Tony Levin e la chitarra di Markus Reuter, che ci introduce al combat-rock di “Questa Valle Che Resiste”, in cui la Tripoti canta la rabbia della Val Susa contro la Tav. Salendo verso le montagne piemontesi si incontra poi la bella versione di “Fischia Il Vento” in spicca il violino di Francesco Moneti, e che la cantautrice romana ha voluto dedicare al nonno che proprio in quei luoghi combatté come partigiano. Se il rock della serrata “Il Cuore Guaina” ci regala un testo sull’incomunicabilità, nella successiva “Scendo In Piazza” si raggiunge il vertice del disco, con la sua commistione di ritmi in levare, jazz, rock, e bouzouki di Orhan Osman ad impreziosire il tutto. Alla lotta in difesa dell’acqua come bene comune è dedicata poi “Acqua Controcorrente”, mentre “I Ribelli Della Montagna” attualizza lo storico canto partigiano conducendoci alla struggente “Ninna a Gaza” dedicata a Vittorio Arrigoni e ai bambini morti nelle guerre del Medio Oriente. La tensione drammatica cala, ma il fascino resta immutato, con “Tango Dentro” in cui apprezziamo tutte le sue doti vocali, e l’altrettanto bella “Stai A Dormì” in cui spicca l’oud di Andrea Pullone”, per rialzarsi con “La Torre di Valerio”, brano scritto dal padre e dedicato a Valerio Verbano, ucciso in casa nel 1980 da una gruppo di fascisti. Completano il disco la pungente “Stasera Escort” e la bella versione di “Questo Mio Amore” di Fausto Amodei, riproposta in una bella versione riattualizzata in duetto con Giuliano Contardo. Tenendosi ben lontana dalla banalità di tante sue colleghe cantautrici, la Tripoti in questo suo disco di debutto dimostra non solo di saper districarsi con agilità tanto nel reinterpretare alcuni canti popolari o di lotta, ma anche di possedere ottime potenzialità come cantautrice. Aspettiamo di vederla sul palco dove la cantautrice romana dà il meglio di se, ora suonando con il gruppo “Italia Migrante” con cui fa conoscere all’estero la tradizione musicale italiana, ora coltivando un modo tutto suo per coinvolgere i suoi spettatori, distribuendo loro giocattoli sonori costruiti con materiali di riciclo, e facendosi da loro stessi accompagnare.
Salvatore Esposito
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