Alla metà degli anni ’50, giusto un attimo prima che scoppiasse la febbre del rock and roll, dai sotterranei della metropolitana di New York cominciarono a diffondersi melodie molto vicine alla celebre “Barbara Ann” resa famosa dai Beach Boys. Erano canzoni inventate o originali camuffate da gruppi di ragazzi che si davano appuntamento in quel dedalo intricato di tunnel, membri di gang di quartiere in gara fra di loro per attraversare i binari ma anche per provare chi avrebbe potuto raggiungere perfette sequenze armoniche con il miglior senso del ritmo. Le loro canzoni erano innocentemente romantiche, gioiose o malinconiche, piene di parole ad effetto con sillabici non-sense che sarebbero diventati presto una peculiarità di questo nuovo divertissement musicale dal ritmo incalzante che poi è passato alla storia come “doo-wop”. Il doo-wop era un’armonia vocale di origine afro-americana, popolare negli angoli dei quartieri italiani di New York. Gli Italoamericani di prima generazione, ragazzi provenienti da famiglie della classe lavoratrice, nella maggior parte dei casi possedevano una radio ma non un televisore, ascoltavano la musica moderna soprattutto fuori dalle mura domestiche dove spesso non potendo suonare i 45 giri delle band preferite ripiegavano sui vecchi 78 dei genitori cresciuti con la moda del Victrola piuttosto che col moderno giradischi. Questi ragazzi avevano eletto il doo-wop a loro forma di espressione sociale privilegiata. Una musica di intrattenimento per le compagnie di teenager che durante le pause dalla scuola si incontravano per strada e seguendo una linea melodica lanciata per caso incastravano l’una dopo l’altra un alveare armonico di 3, 4 o 5 voci senza la necessità di uno strumento che accompagnasse i loro giochi musicali. Questa era la grande novità del doo-wop, riproporre il vecchio genere “a cappella” su un ritmo antesignano del rock‘n’roll. Lo si intonava in tutti i posti dove l’acustica era buona e c’era spazio per gruppi di persone, ecco perché ritroviamo questa musica un po’ dovunque, nelle stazioni della metropolitana, nei bagni delle scuole, sui lungomare. Le loro ingenue canzoni d’amore, con le loro semplici assonanze e armonie perfettamente bilanciate, segnarono l’inizio di un decennio musicale con gruppi musicali come i Regents, I Mystics, Dion and the Belmonts, i Neons. Il doo-wop ha rappresentato un genere fiorente per almeno un decennio e a partire dal 1956 è diventato un repertorio di grande fascinazione per i bianchi e, tra questi, soprattutto per gli italiani della east coast americana aprendo un capitolo della storia musicale degli Stati Uniti conosciuto come “Italo Doo-Wop” o “Italo-American Rock”.
Ma chi erano questi cantanti e questi gruppi musicali? In che cosa si distingueva lo stile vocale dei performer doo-wop bianchi e italo-americani da quello dei cantanti afro-americani che avevano inventato questo genere? Quale era il clima razziale del tempo, e come poté la sola musica superare i confini etnici e geografici dei quartieri americani? Il doo-wop ha forse giocato un ruolo nell’integrazione italo-americana con la tradizionale cultura americana? L’occasione per porre l’accento su questo ulteriore aspetto misconosciuto della cultura pop moderna americana è stato qualche anno fa un convegno, il primo in questo senso da parte di un’istituzione accademica, curato dal John D. Calandra Italian American Institute di New York e intitolato “Italian Americans and Early Rock and Roll”. Molti dei gruppi citati come i rappresentanti maggiori del doo-wop italo-americano e in generale bianco – racconta Joseph Sciorra, ideatore del convegno - registravano magari non più di due canzoni, raggranellavano un po’ di soldi e poi scomparivano nel nulla. È difficile così in molti casi ricostruire la carriera discografica, live di queste formazioni, racimolare note biografiche su di loro, finanche stabilire con certezza i loro nomi. D’altronde bisogna considerare che tutte le band doo-wop si formavano giovanissime, in alcuni casi già a 15 anni, e non c’era nella maggioranza dei casi nessuna volontà progettata di continuare la carriera una volta maggiorenni. Ci sono moltissimi aspetti del tutto oscuri riguardo alla “sociologia” di questa musica. Perché ad esempio non esistono band femminili di doo-wop italo-americano mentre sono quasi in pari rispetto ai gruppi maschili nell’area afro-americana? Possiamo supporre che le restrizioni familiari sulle ragazze italo-americane fossero molto più pressanti che in altre comunità etniche dell’area di New York City>. Restrizioni, aggiungiamo noi, che agivano in maniera a volte incomprensibile visto che poi esistevano band multietniche come i Crests di Johnny Maestro, una primordiale miscela multirazziale di performer italo americani, afro-americani e portoricani. Si tratta di un grandissimo bacino musicale per il nascente r’n’r che pochi hanno storicizzato. Non c’è dubbio che siamo di fronte ad un sound derivativo e che i veri pionieri del genere erano afro-americani. Black bands come i Ravens, Orioles, Platters, Drifters, Moonglows, Flamingoes avevano dato la stura ad un genere che conservava tutti i sapori della black music: gospel, r’n’b, soul.
Nomi Sonanti
Dion & The Belmonts |
Dion DiMucci nasce nel Bronx nel 1939, il padre era un burattinaio professionista che si esibiva tutte le estati nel Borscht Belt, l’area che raggruppa saloni e teatri tra Boston e Philadelphia. Dion comincia a cantare a 5 anni. A partire dagli anni ’50 lavora con Pal Whitman un talent scout specializzato in performer teenager partecipando allo show televisivo Whitman's Teen Club. Le due grandi occupazioni di Dion in quegli anni erano la sua gang i Fordham Daggers e la musica, trascorreva le sere cantando per strada con chiunque gli capitava. Dopo aver registrato qualche singolo senza troppo successo decide di metter su i Belmonts dal nome della Belmont Avenue nel Bronx insieme con Carlo Mastrangelo e Freddy Millano, membri della gang rivale degli Imperial Hoods. Toccano il successo con il singolo "I Wonder Why" che raggiunge i primi posti della classifiche nazionali un paio di settimane dopo il suo debutto nel 1958. Dion comincia a fare uso di eroina, abitudine che perde 10 anni dopo. Alla metà dei Settanta con la band ormai sciolta realizza con Phil Spector “Born to Be with You”, pubblicata solo in Inghilterra. Nel 1988 pubblica la sua autobiografia The Wanderer e l’anno successivo entra nel Rock and Roll Hall of Fame. Il nome di una delle più grandi formazioni di doo-wop bianco è The Regents e la loro vicenda resta indissolubilmente legata ad uno dei più luminosi successi discografici di tutti i tempi “Barbara Ann”. La storia comincia nel 1958 con i Montereys ovvero Guy Villari voce principale, Sal Cuomo e Chuck Fassert tenori, Ernie Maresca baritono. La band si esibiva allo “Sloopy Sam's candy store” su Prospect Avenue nel Bronx. Dopo aver realizzato alcuni singoli dal tiepido successo Maresca decide che la fortuna avrebbe potuto cominciare a girare a loro favore se avessero cambiato nome, nacquero così i R. Durante una delle sedute di incisione, i 4 prima di registrare il pezzo di Guy che avevano deciso di lanciare come singolo, intonano per circa 10 minuti un brano di riscaldamento “Barbara Ann”, scritto da Fred, il fratello di Chuck Fassert, per sua sorella.
The Regents |
A quella seduta c’erano molti membri di band dell’epoca e tutti furono chiamati ad arricchire i cori, alla fine il risultato fu talmente elevato che si preferì puntare tutto su “Barbara Ann”. Il pezzo pubblicato nel 1961 raggiunse il 13° posto nella classifica pop nazionale e il 7° in quella r’n’b. Fu n. 1 nelle Filippine, tradotto in francese e tedesco. Dopo un’altra manciata di singoli Villari e Fassert fondano i Runarounds e i Regents compiono la loro parabola nella storia della musica americana. Nel 1964 “Barbara Ann” torna alla ribalta, Brian Wilson decide di includere una cover live del pezzo nell’album “Party” dei Beach Boys dietro le insistenze di Lou Cecchetti produttore del brano dei Regents.
Mary Aiese, conosciuta con il nome di Mary O’Leary, è stata leader fondatrice e voce principale del gruppo femminile Reparata and the Delrons. Sister Reparata era il nome di una suora del St. Brendan’s Catholic School a Midwood, Brooklyn l’istituto che Mary frequentò durante gli anni dell’high school. Nel 1964, il gruppo registrò il suo brano più famoso “Whenever a Teenager Cries” di Ernie Maresca, membro dei Regents, seguito subito dopo da “Caravan of Stars” di Dick Clark. Mary piazzò una hit come solista nel 1975 con il brano “Shoes.” La sua carriera musicale si è lentamente affievolita e Mary ha trascorsi gran parte della sua vita facendo l’insegnante alla scuola superiore. Prima di esordire con “The Sound of Silence” e prima di diventare famosi come Simon & Garfunkel, Paul e Art ispirati dagli Everly Brothers, decidono di fondare un duo col nome di Tom e Jerry. Ambedue non erano italo-americani bensì ebrei nati nel 1941 e cresciuti nel quartiere di Forest Hills, New York, strinsero amicizia negli anni della scuola. Debuttano nel 1957 con “Hey Schoolgirl” e con “Dancin’ Wild” raggiungono la vetta delle 100.000 copie vendute. Nel frattempo Paul realizza un singolo col nome di True Taylor. L’ultimo disco col nome di Tom e Jerry fu una cover di Jan e Dean “Baby Talk”. In seguito Paul ebbe una parentesi come lead singer in alcune registrazioni dei Mystics, altra formazione fondamentale di doo-wop italo-americano. Paul tenta ancora contatti con gli italo-americani attraverso Dion DiMucci a cui invia alcune registrazioni di quegli anni. Paul e Art continuano a lavorare sotto una infinità di altri nomi, tentano la via del successo come duo doo-wop ancora per un po’ ma il successo planetario – era destino – li doveva raggiungere da un’altra porta, quella del folk rock. Nato a Staten Island, Vito Picone intraprese la sua carriera musicale alla tenera età di 15 anni quando cominciò a cantare d’estate sul lungomare con i Crescents e registrando assieme a loro le prime canzoni “Darling Come Back” e “My Tears.” The Elegants, band con cui Vito è diventato famoso in tutti gli Stati Uniti, vennero in seconda battuta con l’evergreen “Little Star” nel 1958 balzato al primo posto in classifica ed esportato in tutto il mondo, Oriente compreso. Vito è attualmente il proprietario della Headline Talent, una storica agenzia musicale per teenager di Midtown Manhattan.
Reparata And The Delrons |
Da South Ozone Park nel Queens, arriva Nick Santamaria uno dei membri fondatori e cantante di The Capris, nome, tengono a precisare, preso dal modello della Chevy non dall’isola. La band pubblicò la sua hit nel 1961 “There’s a Moon out Tonight” in realtà Nick scrisse il pezzo 3 anni prima e quando il brano raggiunse il quinto posto in classifica il quintetto era già ormai sciolto. Ma grazie a questo colpo di coda la band si ricostituì e nel 1982, realizzò un’altra grande canzone “Morse Code of Love,” che è entrata immediatamente nel repertorio doo-wop. In barba a quanti hanno sempre associato il doo-wop italo-americano alla delinquenza giovanile di New York, Nick è attualmente un poliziotto in pensione. I Crests nascono a New York nel 1956 diventarono immediatamente il gruppo più integrato nella storia del doo-wop di quegli anni. Johnny Mastro, al secolo Johnny Mastrangelo, Harold Torres, Talmadge Gough, J.T. Carter e Patricia Van Dross un mix etnico mai visto prima. Il primo singolo debutta timidamente “Sweetest One”, passati alla Coed label, senza Van Dross registrano la loro hit, uno dei classici immortali del genere “16 Candles”, una cullante e ben orchestrata ballad che si piazza al 2° posto nella classifica nazionale. Ma l’etichetta con cui avevano firmato non sembra soddisfatta dei loro successi e decide di puntare tutto sul cantante solista Johnny Mastro che cambierà il nome in Maestro. Questa decisione indebolirà enormemente il gruppo che però continuò attraverso vari ripescaggi ad incidere fino a giungere ad una reunion con i componenti originali nel 1987. Ray Reneri cominciò la sua carriera di produttore e tour manager quando frequentava il Theodore High School nel Bronx, gli offrirono di diventare l’assistente manager di palco al Paramont Theater. In seguito, continuò a lavorare al “Clay Cole Show,” “Alan Freed Show,” e “Dick Clark’s Show of Stars Tour.” Vanta un carnet di collaborazioni al fianco delle maggiori star del rock americano e anglosassone: Chuck Berry, Little Richard, Beach Boys, Beatles, Rolling Stones, Tina Turna.
Simona Frasca
Il presente articolo è stato già pubblicato in una differente versione su Alias de Il Manifesto. E' qui ripreso per gentile concessione dell'autrice.
Il presente articolo è stato già pubblicato in una differente versione su Alias de Il Manifesto. E' qui ripreso per gentile concessione dell'autrice.