Rione Junno – Terra di Nessuno (Suoni Liberi/Self)

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La matrice è quella popolare nella musica dei Rione Junno, combo garganico che sin dagli esordi si è spinto esplicitamente a ricreare le espressioni musicali del promontorio pugliese, superando l’idea di mera riproposta di un patrimonio di valore inestimabile che per tutto il Novecento ha avvinto tantissimi studiosi: da Lomax a Capitela, da Leydi a De Simone, per non dire degli artisti pugliesi e “forestieri” che si sono alimentati al fuoco sacro dell’arte dei cantori e suonatori locali. Con Rione Junno tamburello, chitarra battente e fisarmonica hanno incontrato bassi profondi, groove elettronici e chitarre distorte. Il ruotare intorno al movimento artistico ispirato da Eugenio Bennato ha dato più ampia visibilità al gruppo, ma ne ha in parte anche segnato la cifra compositiva. “Il percorso artistico di Rione Junno, nei suoi ormai dieci anni di attività, ha trovato ogni volta nel momento creativo e di composizione un punto di svolta, quasi di sfida per la costante e ossessiva ricerca di una strada originale, unica…”, spiega Federico Scarabino, autore, vocalist e chitarrista della band. “Le tre produzioni discografiche Tarant beat project, Tarant beat live ed infine l’ultimo lavoro appena pubblicato Terra di nessuno testimoniano ampiamente questa modo di vivere la musica popolare ed alternativa. Il nuovo disco è il frutto di una ricerca sul campo mai abbandonata, ma anche di una novità assoluta rappresentata dalla scrittura di brani inediti (in testi e musica) che traducono e calano il progetto artistico di Rione Junno nella stretta attualità e realtà dei nostri giorni”. Con il terzo album Terra di nessuno, realizzato con il contributo di Puglia Sounds, la band di Monte Sant’Angelo, pur non mettendo da parte la lezione di una personalità così influente (qui la band reinterpreta la bennatiana “Foggia”, su cui è cucita una veste orchestrale con gli archi del maestro Marco Vitali), mostra di avere idee chiare su come tenere insieme il corpo della tradizione, l’antica possente anima sonora di Capitanata e i linguaggi metropolitani di oggi, mettendo a fuoco – come già in passato – tematiche sociali. Il disco mantiene una cantabilità sia quando i Rione Junno attingono a liriche tradizionali sia quando usano l’italiano nei brani d’autore, scritti da Scarabino e da Elio “100 gr.” Manzo (in pianta stabile nel gruppo) e Sergio “Serio” Maglietta dei Bisca che innestano virate rock e funk. L’incipit di “All’America”, testo tradizionale su musica di Scarabino, contiene un frammento con la voce di Rosa Laguardia di Cerignola, proveniente dall'Archivio Sonoro della Puglia. L’arpeggio dell’oud di Erasmo Petringa apre la canzone “Vieni qua”, passo leggiadro per parlare ancora di rinunce e di bisogni con le nuove emigrazioni; in evidenza il fraseggio della fisarmonica di Biagio De Nittis e il sax dell’ospite Matteo Quitadamo. Il brano è accompagnato da un videoclip ufficiale, visibile anche in Rete. In “Malelingue”, sciabolate elettriche e tamburelli e l’inserto di canto in francese del senegalese Assane Diop. Il tema dell’antagonismo del brigante ritorna in “Terra di nessuno”, featuring il canto grumoso e scuro di Enzo Gragnaniello. Un muro del suono percussivo accompagna “Oi ma’” con in primo piano Marcello Colasurdo, un’altra voce del sud. Elogio della vitalità di una Puglia e per estensione di tutto un Sud altro, che sa ancora fare festa, ancora ballare in “Notte a Monte”. La spirale della danza ti prende anche in “Storie di musica popolare” (qui convergono ancora l’oud di Petringa e la voce di Diop), dove tarantella garganica e funky si confondono, e nella conclusiva “Quatt parole”, dove c’è tutta la poetica di questa bella terra miscelata al drive rock. 


Ciro De Rosa
Nuova Vecchia