Sviluppatisi in Campania tra il Cinquecento e il Seicento, e considerate la forma più antica della tarantella partenopea, i Balli di Sfessania, erano una forma coreutica in uso durante i festeggiamenti del carnevale, che con la loro diffusione anche in altre regioni, furono assimilate ed utilizzate dagli attori della Commedia dell’Arte come segmenti comici dei loro spettacoli. Sebbene a livello mondiale questi antichi balli siano associate e studiate come repertori teatrali piuttosto che come forme coreutiche, rivestono rivestono una grande importanza dal punto di vista etnografico in quanto vanno collocati al centro di un lungo processo evolutivo che dal tarantismo, grazie alla contaminazione del fandango spagnolo, ha originato la tarantella post-illuministica, quale danza di corteggiamento basata sull’affermazione del binomio maschio-femmina. A gettare nuova luce su questa antica forma coreutica è il saggio “I Balli Di Sfessania Fra Tarantismo e Tarantella” del ricercatore isernino Rino Capone, già autore di vari saggi e studi sulle danze antiche e moderne. Si tratta di uno studio che raccoglie le risultanze di un lungo e rigoroso percorso di ricerca, che ha visto l’autore prendere in esame una corposa mole di documenti storici, provenienti da diversi circuiti internazionali, che spaziano dalle opere di Del Tufo e Andreini fino a Salvator Rosa, senza dimenticare le ventiquattro incisioni realizzate dal manierista francese Jacques Callot (1592-1635), che descrivono e documentano in modo magistrale non solo le precipue modalità coreutiche ma anche le maschere della commedia dell’arte italiana ad essa collegate. Seguendo un metodo comparatistico, Capone ha lavorato non si è limitato solo alle fonti storiche ma ha allargato il campo della ricerca anche all’aspetto musicale e coreutico, andando a recuperare antichi spartiti e documenti rari sulle modalità del ballo. Diviso in tre parti, il libro consente al lettore di immergersi totalmente nel mistero di Sfessania, città immaginaria, quasi carnevalesca nei cui vicoli assistiamo a balli comici in maschera, ascoltiamo il suono dei calascionari, i cantori delle luciate, e il ritmo delle tubbe catubbe, ma nei dintorni si aggirano sconci femminelli con falli posticci e natiche nude. Ampio spazio è dedicato al percorso evolutivo dei Balli di Sfessania verso la tarantella partenopea, andando così a riempire una casella determinante per comprendere a fondo i fenomeni coreutici del Meridione D’Italia. Capone con questo saggio ha certamente apportato un importante contributo non solo di carattere storico ma anche prettamente etnografico, schiudendoci la porta su un universo culturale e sociale spesso tralasciato.
Salvatore Esposito
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