Antropologo e fondatore del gruppo Ferrovie Calabro-Lucano, nonché docente di Storia delle Culture Locali presso l’Università di Bergamo, Ettore Castagna da anni è impegnato in una intensa attività di ricerca sulla tradizione musicale della Calabria ed in particolare sui “soni a ballu” dell’Aspromonte Greco, a cui nel 2006 ha dedicato uno splendido saggio edito da SquiLibri. Proprio quest’opera, U Sonu, La Danza Nella Calabria Greca, è stata di recente ristampata, nell’ormai consueto formato libro con cd. Il saggio prende in esame la musica e la danza tradizionale dell’area grecanica e aspromontana della Calabria, dando vita ad una analisi rigorosa e dettagliata che si sviluppa su diversi livelli e si pone a cavallo fra antropologia, letteratura ed etnocoreologia. Non si tratta, dunque, di una ricostruzione etnomusicologica dello stereotipo tarantella ma piuttosto un vero e proprio viaggio nel tempo nel quale immergersi negli splendidi scenari dell’Aspromonte, per arrivare a toccare da vicino la tradizione del “suono che fa ballare”. U Sonu così ci appare in tutta la sua totale complessità, che lo vede caratterizzare i momenti principali della vita individuale e collettiva, dai battesimi ai matrimoni, passando per le ricorrenze religiose e il lavoro. Castagna analizza accuratamente le differenze sostanziali tra il ballo pubblico, caratterizzato dalla rota ovvero uno spazio reso circolare dalla disposizione di chi guarda e chi balla, e la dimensione coreutica domestica, che è stato per secoli la forma prevalente con la quale la gente di montagna ha espresso la propria socialità. Parallelamente vengono trattati anche i meccanismi della legittimazione sociale e dell’identità culturale di un popolo, come dimostra il percorso etnografico relativo alle comunità di Cardeto e della Valle del Sant’Agata dove la danza è ancora espressione vitale di un mondo che non ha mai tagliato i ponti con le proprie radici, sia pure facendo i conti con la contemporaneità. A completare il testo c’è un ricco corredo fotografico, e soprattutto il disco che raccoglie otto tracce, per quasi un ora di totale immersione nei “soni a ballu”. Per chiunque voglia approfondire la tradizione musicale calabrese, fin troppo immeritatamente identificata con la tarantella, questo saggio sarà certamente illuminante, in quanto si pone a metà strada tra la divulgazione e la trattazione scientifica, tratteggiando con grande sensibilità una tradizione antichissima, come solo un musicista riesce a fare.
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