Peppe Fonte – Secondo Me E’ L’Una (The Odd Time Records/Egea Music)
Avvocato e cantautore calabrese, Peppe Fonte ha debuttato nel 2008 con l’apprezzato Quello Che Ti Dirò, che lo ha segnalato come autore intenso e suggestivo ma soprattutto come epigono di Piero Ciampi, che ha conosciuto e che per lui è da sempre fonte di ispirazione. In questo senso non è causale che uno dei suoi collaboratori sia proprio Pino Pavone che aveva già lavorato insieme al cantautore livornese. A quattro anni di distanza dal precedente, il cantautore calabrese torna con Secondo Me E’ L’Una, disco che raccoglie dodici brani scritti in collaborazione con Riccardo Biseo, ad eccezione della bellissima Questione di Abitudine firmata da Pavone, che tra l’altro ha scritto anche le note di copertina. Ad accompagnare Fonte in questo nuovo lavoro troviamo diversi eccellenti musicisti come il già citato Riccardo Biseo (piano, tastiere e arrangiamenti), Francesco Puglisi (contrabbasso), Derek Wilson (batteria), Fabrizio Aiello (batteria e programmazione), Eric Daniel (flauto e sax), Gianni Sanjust (clarinetto), Aldo Bassi (tromba e filicorno), Marcello Rosa (trombone), Pino Iodice (chitarra), Tiziano D’angeli (fisarmonica), Juan Carlos Abelo Zamora (violino e armonica), Francesca Ciommei, Carolina Pavone e Giorgio Biseo (Cori). L’ascolto è assolutamente coinvolgente con il cantautore calabrese che ci regala un saggio di canzone d’autore d’altri tempi, toccando tematiche profonde come il rapporto irrisolto con l’universo femminile, riflessioni profonde sulla vita e l’esistenza ma soprattutto abbracciando quella sfrontatezza e quello spirito che erano propri anche di Piero Ciampi. I chiaroscuri di Fonte toccano così il cuore, accarezzano l’anima come nel caso della splendida Le Conseguenze dell’Amore, che apre il disco o delle altrettanto intense Un’Altra Verità, La Città di Eolo e La Notte delle Bugie, tutte impregnate di quella poesia che da tempo è scomparsa dal cantautorato italiano. A rendere ancor più coinvolgente il disco ci sono gli arrangiamenti in cui la canzone d’autore va a braccetto con il jazz dando vita a spaccati sonori di grande eleganza. Secondo Me E’ L’Una è, dunque, un disco splendido che merita di essere preso in considerazione tanto per il Premio Tenco quanto per il Ciampi.
Massimiliano D’Ambrosio – Novembre (Latlantide/Edel)
Ultimo esponente della generazione Folk Studio, Massimiliano D’Ambrosio è senza dubbio uno dei cantautori italiani più interessante degli ultimi anni, e questo sia per il suo stile originale ma soprattutto per il suo approccio poetico e riflessivo. Lo scorso anno recensimmo con grande entusiasmo il suo secondo disco, Cuore di Ferro, e ne lodammo l’intensità e la profondità delle canzoni, sicché ci ha fatto non poco piacere ritrovarlo quest’anno con un disco nuovo di zecca, ovvero il recentissimo Novembre. Inciso con un gruppo di ottimi musicisti tra cui brillano Fabio Fraschini (basso, programmazione e rhodes), Giampaolo Rao (batteria), Davide Vaccari (chitarra e mandolino), e la talentuosa Desiree Infascelli (fisarmonica), il disco raccoglie undici brani di ottima fattura, che rispetto al lavoro precedente evidenziano un ulteriore maturazione del suo songwriting, e lasciano intravedere un Massimiliano D’Ambrosio ancor più cosciente dei mezzi a sua disposizione. Durante l’ascolto risaltano in particolare brani come la filastrocca Aprigli La Testa, ispirata da una poesia di E.E. Cummings, il tango trascinante e poetico di Rosa, o ancora la bella I Re del Mazzo. Il vertice del disco risiede però tanto nell’iniziale La Ballata delle Donne, una poesia di Edoardo Sanguineti musicata da D’Ambrosio e quanto in Jesus, ispirata da un testo di Borges e caratterizzata da una tensione poetica di grande intensità. Non mancano anche la denuncia sociale con Scese Lenta L’Ultima Neve, ispirata alla vicenda di Stefano Cucchi). Molto bella è sul finale anche Requiem, un reggae lento nel quale brilla il violino di Vanessa Cremaschi, che suggella un disco pregevole che conferma tutto il talento e le potenzialità di Massimiliano D’Ambrosio.
Fulvio Spagnolo – Stritola (Tomato/CNI)
Fulvio Spagnolo è un giovane cantautore pugliese con alle spalle un Ep pubblicato nel 2008 e il debutto Sono Io Lo Storpio uscito nel 2010. A distanza di due anni lo ritroviamo con Stritola, disco che raccoglie otto brani che nei quali il musicista pugliese canta della vita quotidiana, dell’amore e della sua visione della vita attraverso un linguaggio metaforico ed astratto. “C’è l’amore, e i suoi demoni. C’è la vita, e i suoi misteri. E la sorpresa, la bellezza violacea della notte e delle rose di giardino. Immagini, ma anche note e parole” – racconta Fulvio Spagnolo nel presentare il disco – “Lo sforzo poetico è un viaggio visionario in un mondo in cui le cose si fanno simbolo e metafora, dove la chitarra serve per scavare e la voce per inseguire “il senso”. È questa ricerca, condotta nei sentieri dell’amore, o del semplice stare al mondo, che stritola”. Durante l’ascolto emergono così brani come la title track, Come Cade e la toccante Conoscendoci, che evidenziano molto bene come il songwriting di Spagnolo, non lasci nulla al caso ma piuttosto punti ad una visione totale della forma canzone, nella quale musica e parole convivono in armonia perfetta. Stritola rappresenta, dunque, un’ulteriore tappa nel percorso di maturazione del cantautore pugliese, ormai del tutto pronto a palcoscenici di prestigio.
Alf – Tutti I Sogni Sono Uno (11/8 Records)
Albania Hotel a buon diritto può essere definita come una delle realtà più belle ed originali di tutta la scena musicale salentina, e questo non solo perché sin ora a generato progetti discografici di altissimo profilo, grazie alla spinta propulsiva del suo animatore e fondatore Cesare Dell’Anna, ma anche perché nel corso degli anni si è evoluta sino a diventare una realtà importante che abbraccia anche il locale Livello Undiciottavi e l’etichetta 11/8 Records. Una delle più recenti novità partorite da questa importante fucina creativa salentina, è il progetto Alf, nato da un idea di Cristoforo Micheli, cantautore dalla voce e dallo stile molto originale, già noto per aver più volte aperto i concerti di Opa Cupa. Il suo disco di debutto, Tutti I Sogni Sono Uno, vede la partecipazione oltre che del già citato Cesare Dell’Anna, che ha prodotto i brani e curato gli arrangiamenti, anche di alcuni talentuosi musicisti salentini come Raffaele Casarano, Marco Bardoscia, Davide Arena, Dario Congedo, Luigi Bruno, Marcello Zappatore, Rocco Nigro, Andrea Doremi, Satefano Valenzano, Irene Lungo, Ekland Hasa, Marco Schnable, Andrea "Pupillo" De Rocco, e Antonio De Luca. Sin dal libretto con foto di Marcello Mascara, che racconta la storia di Albania Hotel, si ha la sensazione di essere di fronte ad un disco corale, nel quale ogni musicista offre il proprio contributo in una dimensione organica, in cui si staglia la personalità istrionica di Micheli. Dal punto di vista sonoro il disco è difficilemente etichettabile, e forse è meglio così, anche perché dentro c’è un po’ di tutto dal blues, al jazz fino a toccare il valzer e visto così nel complesso anche la definizione di rock d’autore sembra stargli davvero stretta, perché ogni brano si muove su piani differenti e allo stesso tempo i testi si sposano alla perfezione con al musica, ma soprattutto con le ritmiche irregolari e le sperimentazioni sonore di Dell’Anna. A brillare oltre ai brani firmati da Micheli con Semeraro, ci sono anche le due collaborazioni con De Nicolò per Tutti I Sogni e MaximCristan per Buzzurro. Il progetto Alf è senza dubbio una delle produzioni più interessanti di quest’anno perché si pone come una novità di rottura non solo nel panorama cantautorale ma più in generale nella scena musicale italiana. Di dischi come questo è difficile trovarne.
Paolo Rigotto - Uomo Bianco (ControRecords)
Dopo l’apprezzato disco di debutto, Paolo Rigotto torna con un nuovo album, dal titolo Uomo Bianco, che mette in fila dodici brani nuovi di zecca, che confermano tutto quanto di buono aveva fatto vedere in passato. Il suo cantautorato trasversale sospeso tra scatti quasi rap, non-sense e sperimentazione, ha assunto tratti ancor più maturi ed ora sembra pienamente padrone della sua ispirazione. Testi taglienti, cinici, incazzati accompagnati da arrangiamenti sempre sopra le righe, rappresentano una ricetta molto originale, che non mancherà di entusiasmare coloro che si avvicineranno al suo mondo, o meglio coloro che seguiranno il consiglio di “provarlo” come è scritto in bella evidenza sul suo sito, nel quale sottolinea che “canta e suona come un musicista vero!”. Nelle sue canzoni confluiscono illusioni, speranze e delusioni della generazione “mille euro” ma anche riflessioni sul mondo contemporaneo e in questo senso si sposano perfettamente con i suoni che mescolano funk, reggae e rock in una miscela energica e trascinante. Durante l’ascolto brillano brani come English Soup, la titletrack e la trascinante La Via Lattea, che con il suo andamento a metà strada tra suoni pop sixties e musica elettronica. A completare il disco c’è poi l’artwork che rispecchia molto lo spirito dei vari brani. Uomo Bianco è dunque un disco divertente ed entusiasmante, certo se cercate la canzone d’autore in senso stretto siamo lontani, ma se amate il genere non-sense questo disco farà certamente per voi.
Salvatore Esposito
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