Che dire che non trasudi invidia, qualcosa che almeno rompa il silenzio dell’invidioso che fa troppo, troppo rumore?
Provo invidia per il dono che the Creator ha fatto a Tom Jones quando l’ha fornito di quella voce inconfondibile e meravigliosa, in più provo invidia per una produzione come quella di questo disco che vedo esplicarsi dentro un 2012 così avaro di musica bella e motivata.
Ethan Johns, il produttore di questo bel cd oltre che dei Kings of Leon ma anche di Laura Marling è uno che ci sa fare coi suoni e le atmosfere ma anche con la scelta dei brani, tanto che proprio questo toglie a questa sorta di sequel il rischio del già sentito, proprio il seguire una scelta di qualità per i brani che spaziano da un Waits recentissimo fino a un Paul Simon dall’ultimo cd e un Mccartney di nicchia. Ethan Johns è figlio d’arte, suo babbo ha fatto di tutto e si chiama Glyn ( guardate Wikipedia per credere).
In Italia che succede a 72 anni? Giardinetti e quotidiano
se va bene.
Il disco in questione favorisce la tanto vituperata fuga di cervelli, anche il mio povero organo preferito sembra orientarsi verso un paese ove la musica possa aver un senso.
La voce di Tom è un patrimonio nazionale cari miei, uno strumento affilato e possente che anche Elvis ha invidiato. Si capisce bene il perchè. La cosa che mi fa schiattare è che Tom non si nega nulla dal punto di vista della popolarità ma come al solito riesce a saltare da un livello all’altro rendendo un disco che è meraviglioso.
Leonard Cohen viene portato ad un livello nuovo da un’interpretazione ove c’è tutto lo spirito di un poeta della voce che si aggira per il 2012 con una domanda inespressa e una torre di canzoni.
Grazie del grande disco Tom.
Antonio "Rigo"Righetti