Considerato uno degli artisti emergenti dell’outlaw country, e con alle spalle una quasi ventennale attività discografica, Pat Green nel corso degli anni si è ritagliato una propria dimensione nella scena musicale di Nashville, e questo grazie anche alle sue partecipazioni agli ormai famosi picnic musicali di Willie Nelson. Sebbene nessuno dei suoi dischi sia da etichettare come imperdibile, Green lavorando sodo e con grande passione è riuscito a mettere a segno qualche buon colpo come Three Days o Lucky Ones, ma soprattutto a strappare un contratto per la Universal. Fedele ad uno stile che mescola rock e roots music, ponendosi a metà strada tra Joe Ely e Tom Petty, Pat Green è sempre rimasto legato alla scena musicale di Nashville, e non è un caso che per il suo debutto con la Sugar Hill abbia scelto di recuperare il vecchio progetto Songs We Wish We'd Written che lo vedeva protagonista insieme a Cory Morrow, proponendone un secondo volume, questa volta come solista. La ricetta è ovviamente la stessa, ovvero la riproposizione di dei brani che hanno ispirato la sua carriera artistica che spaziano dal rock al country fino a toccare il pop rock. Il risultato è un disco che, pur senza grandi acuti, risulta piacevole e godibile, ed in particolare vanno sottolineate le belle versioni di All Just to get To You di Joe Ely e If I Had a Boat di Lyle Lovett, e una sorprendente Even The Losers di Tom Petty. Non manca qualche piccola sorpresa come Soulshine di Warren Haynes, o la bella I Am Too del Todd Snider elettrico degli anni novanta, o ancora piccoli tributi ai suoi contemporanei Shelby Lynne con Jesus on a Greyhound e Walt Wilkins con If It Weren't For You.
Salvatore Esposito
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