Non voglio elencare presupposte conoscenze trascendentali di questo gruppo fondamentalmente acustico, americano e in attività dal 2006.
Fenomeni come quello dei Punch Brothers possono accadere solo negli States, in quel sogno alla Frank Capra ove i sogni diventano realtà.
Certo, dietro c’è un’idea di “progressive bluegrass” che canta le vite e disavventure comuni di questi ragazzi e, incidentalmente, si trova a farlo attraverso schemi musicali moderni e di grande fruibililtà.
C’è groove anche senza uno strumento pienamente percussivo ma il contrabbassista sa come sottolineare e riempire e togliere, la musica è giovane e disciplinata, con una idea di classicità e sonorità acustiche cristalline e godibilissime.
C’è spazio per un paio di numeri completamente strumentali, tra i quali una cover di Kid A dei Radiohead tanto per non farsi mancare nulla e a volte sembra di ascoltare i Kronos Quartet del backporch.
I manici degli strumenti vengono lucidati con sapienza dagli smanettamenti decisamente virtuosistici dei nostri, già fattisi notare come opening act di Paul Simon.
Come al solito, ti viene da dire, perchè da noi in Italia sarebbe impossibile?
E’ solo questione di etichette o anche di cultura di chi propone la musica?
Clara è un pezzo dal sapore urbano e straniante, davvero amabile e sicuramente i Punch Brothers sanno come arrangiare una canzone e dargli il giusto crescendo e pathos.
Noi possiamo solo rimanere deliziati dal loro suonare assieme e insieme.
Io non posso far altro che consigliarvi di procurarvi questo album.
Antonio "Rigo"Righetti