Bap Kennedy - The Sailor’s Revenge (Proper)

Gli Energy Orchard , gruppo irlandese della fine degli anni 80, me li ricordo bene, vennero fuori da quella scena irlandese ricca di gruppi e voci di gemmazione vanmorrisoniana/folk moderno e altre influenze. Bap Kennedy era il songwriter principale e chitarrista del gruppo. Allo scioglimento del gruppo, Bap registra diversi dischi da solista, con collaborazioni importanti con Van Morrison e Steve Earle, ha avuto una sua avventura texana ad Austin ma in questo disco recupera la native land e le sonorità pure del folk, aiutato dalla misura di Mark Knopfler, sempre più capace di un apporto magico e adatto alle canzoni. Dirvi che il disco è davvero bello è riduttivo, dirvi che si tratta di un lavoro adulto e maturo lo relegherebbe in un limbo dal quale difficilmente uscirà. E’ un disco per ultraquarantenni, siamo sinceri, ultraquarantenni just like me per cui, da un lato bene dall’altro no. Non posso dirvi che mi fa piacere sapere che il cd in questione rimarra’ appannaggio di chi non è che ne abbia proprio necessità come me, no? Sarebbe bello sentire che viene ascoltato da quelli di Jersey Shore, o no? Non sarebbe esaltante sentire uno dei tamarri della casa del grande fratello fischiettare Jimmy Sanchez o Shimnavale? O sentire Linus pompare il disco dalle frequenze della sua pessima radio, o no? Sappiamo già che non sarà così, noi che abbiamo in casa “A period of Transition” in vinile E in cd e il cofanetto dei 45 degli Hothouse Flowers, noi lo ascolteremo dicendoci quant’è bello senza cambiare nulla. That’s how the world goes e riconoscerlo puo’ solo far bene. Il mio augurio per Bap è che intanto ha avuto culo ad essere nato in Irlanda e non in Italia. Irlanda che ha da sempre una serie di problemi non indifferenti, legati al rapporto con l’Inghilterra, oltre a problemi economici che l’hanno resa terra di emigrazione, di scontro sanguinoso e cruento. In ogni caso è una terra ove la musica è centrale nella vita delle persone, una necessità interiore forte. Vi lascio pensare al nostro paesello e non voglio farvi salire troppo il blues. Musicalmente siamo nell’ambito di arrangiamenti classicamente demodè, ma mai di maniera, si sente lo sforzo di controllare l’espressività e le dinamiche, questi musicisti stanno respirando e colorando con i chiaroscuri le strutture armoniche e le scelte ritmiche a volte appena accennate di Bap. Certo, un poco di irrazionalità in più non guasterebbe, quell’aspetto di pazzia così celebrato da Van The Man e altri riferimenti del nostro. In ogni caso,comprate tranquillamente il cd o ancor meglio il vinile.



Antonio "Rigo"Righetti
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