Medimex expo delle musiche del Mediterraneo è una creatura di Puglia Sounds, il progetto a vocazione internazionale partorito nella regione vendoliana, e nato dalla visione imprenditoriale e culturale di Antonio Princigalli, che ne è il coordinatore. La Regione Puglia è l’unica istituzione allo stato attuale ad aver creato “una struttura sistemica per il comparto musicale” (citato nell’intervista di Alceste Ayroldi ad Antonio Princigalli in Musica Jazz, n. 7, 2011). L’intuizione nasce dalla lunga gestione di quel “fatto sociale totale” che è “La Notte della Taranta”, che ha spinto il management dell’evento salentino a pianificare, con l’ausilio dei fondi europei di sviluppo regionale, un progetto di sostentamento e sviluppo del sistema musicale pugliese, arrivando alla creazione di un circuito di produzione di artisti e spettacoli musicali pugliesi ai quali sono assicurati visibilità e distribuzione a livello internazionale nei circuiti fieristici e festivalieri più importanti. Ma non solo, perché negli obiettivi dell’azione c’è anche il sostegno a produzioni musicali estere che vogliano sbarcare in Puglia con tutte le ricadute economiche, culturali ed artistiche che ciò può determinare per il tessuto regionale. Insomma, un’idea che in parte riprende quanto in Spagna ha saputo fare la Catalogna, investendo fortemente nella cultura musicale locale in una dimensione globale. Con queste premesse, l’attesa per la quattro giorni barese non era quella per una semplice borsa-mercato.
La Fiera del Levante ha accolto professionals, operatori culturali, rappresentanti di enti del turismo, promoters, etichette discografiche, scuole di musica, musicisti indipendenti e tanti visitatori (questi ultimi accorsi soprattutto tra sabato e domenica). Dell’anteprima al Petruzzelli dedicata all’arte di Domenico Modugno ha già detto Salvatore Esposito nello scorso numero di blogfoolk. La fiera ha offerto 150 stand, un programma serrato di incontri, presentazioni discografiche, dirette radiofoniche di Rai Radio 3 e di emittente locali, e come piatto forte showcase serali al multisala Showville. All’interno della manifestazione si è svolto anche il MEI (Meeting delle etichette indipendenti), che più che festeggiare i suoi quindici anni di storia si è in qualche misura rifondato, andandosi a ricollocare all’interno della più articolata programmazione barese. Tra i dibattiti di grande rilievo quello su “Musica e Rivoluzione” che ha aperto una finestra su quanto avvenuto e sta accadendo ancora nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, il confronto con il Womex, la principale fiera della world music, e ancora “Cultura, Nuovo distretto produttivo” e “Chi ha paura della Musica?”, incontri che hanno messo al centro il tema portante della manifestazione: “la musica è un lavoro”. Dibattiti affollati, anche per la presenza di numerosi artisti di chiara fama, intervenuti sul rapporto tra musica e media con lo sguardo critico verso quelle televisioni che offrono talent show che puntano a lanciare personaggi piuttosto che mirare alla qualità musicale. Non da ultimo, il ricordo di Piero Milesi, scomparso di recente, indimenticato produttore, impegnato anche come maestro concertatore con La Notte della Taranta.
Il segno del successo della manifestazione lo danno le presenze di personaggi come Cristoph Borkowsy della Piranha Records, uno dei “boss” del Womex, o di Ben Mandelson, vulcanica figura di musicista, produttore, altro padrino delle musiche del mondo, che saltava soddisfatto da un showcase all’altro, manifestando la sua curiosità onnivora. Per quel che riguarda gli showcase, l’hanno fatta da padroni i pugliesi. Il compositore, percussionista e cantante della Grecìa salentina Antonio Castrignanò ha presentato in trio (mandola, fisarmonica, tamburi) il suo ottimo recente album Mara la Fatìa. La voce plurilingue di Savina Yannatou ci ha trasportati lungo il Mediterraneo interpretando canti tradizionali e d’autore di Grecia, Sardegna, Sicilia, Albania e Spagna sefardita. È musica narrativa, dal forte impatto visuale, quella del compositore portoghese, ex Madredeus Rodrigo Leao, che chi scrive ricorda addirittura in una lontana Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo di Marsiglia (1990) con il gruppo Setima Legiao. Non convince appieno l’intimismo della tunisina Badiaa Bouhrizi, tendente a ricalcare il clima sonoro dell’algerina Souad Massi. Transglobal Underground e Natacha Atlas sono artisti notissimi nel circuito world per il loro groove, rappresentano la storia della torrida fusione di timbri, accenti e stili. L’ingresso della Fanfara Tirana e del vocalist Niko Zela, di bianco vestito nel costume tradizionale albanese, porta l’ebbrezza dei fiati balcanici, ulteriore colore e aggiunge melisimi al set dei Transglobal.
Il crogiuolo marsigliese di Moussu T e Lei Jovents è un punto di picco della notte barese di venerdì. Nella serata di sabato Roberta Alloisio, fresca di premio Tenco per il suo disco dialettale Janua, si presenta con una band d’eccezione: Fabio Vernizzi, Marco Fadda e Mario Arcari. Raffinatezza canora, timbro confidenziale ed affabulatorio della cantante genovese e forte impronta sonora data dai tre accompagnatori, sono la cifra del set in bilico tra jazz , canzone d’autore ed umori etnici, che paga un po’ per il tardo orario di collocazione. Intanto, nell’outdoor stage i Mascarimirì con tamburelli, mandolino e computer propongono materiali tratti da Gitanistan, fulminante album dal respiro tradinnovativo nella serata di sabato che vede finalmente un’affluenza di pubblico più ampia, in virtù degli inviti distribuiti, rispetto al giorno precedente nel quale i soli addetti ai lavori avevano assistito ai concerti. Di forte impatto l’ottetto algerino Djmawi Africa che fonde stili musicali magherbini ed occidentali. Sorta di gran finale con l’incontro tra Canzoniere Grecanico e la brass band balcanica Fanfara Tirana, bel progetto che fa incontrare tradizione salentina con ritmi e melodie albanesi, concepito proprio a 20 anni dai primi sbarchi sulle coste pugliesi di migranti del Paese delle aquile. L’incontro sembra funzionare, anche se necessita di ulteriori e più proficui sviluppi, al fine di evitare schemi già ascoltati. Non possiamo in questa sede dar conto di tutti gli altri show che si sono succeduti sui palchi dello Showville che ha visto di scena ancora HER col suo omaggio a Matteo Salvatore, Phinx, Boom Da Bash, Steela ed altri ancora.
Ne bisogna dimenticare la presenza di eventi collaterali in quello che è stato il Medimex Off, all’interno della cui programmazione ci piace ricordare l’esibizione dell’ensemble del palestinese Ramzi Aburedwan, artista cui di recente è stato assegnato il premio Regionale Mousiké per la sua attività concertistica con l’orchestra del maestro Daniel Barenboim e per l’ìmpegno didattico in Palestina nella fondazione di una scuola di musica. In conclusione, non possono che essere soddisfatti gli organizzatori di questa prima edizione dell’expo, che ha mostrato molte luci e poche ombre. Va detto che in una fiera che ha messo l’accento sulle musiche del mondo e di tradizione, colpisce l’assenza tra gli stand ma anche tra i visitatori di alcuni storici operatori italiani del settore, quali che ne siano i motivi. In prospettiva per il futuro, occorrerà incrementare la presenza di artisti ed operatori esterni alla Puglia, italiani e non, privilegiando sempre le sponde mediterranee, pur salvaguardando la necessità della promozione del settore artistico pugliese. Non da ultimo, la questione dell’apertura al pubblico dei non addetti ai lavori di show case e concerti non può essere sottovalutata e rinviata sulla scorta di quanto accade in altri eventi fieristici internazionali. Ci piacerebbe che nei giorni del Medimex Bari si trasformasse in una magnifica città sonante.
Articolo e foto a cura di
Ciro De Rosa
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