Mario Crispi: I Suoni della Sicilia e del Mediterraneo tra tradizione e sperimentazione
Il mini-cd Viaggiari segna l'inizio del contratto discografico con la CNI e qui avviene una svolta importante a livello di sound ora più indirizzato verso il pop e questo anche grazie alla collaborazione con arrangiatori e musicisti come Pivio & Aldo De Scalzi (nei brani Com'u ventu, DIsiu, Amatevi), o Robi Colella (la base di Carizzi r'amuri), Davide Pinelli (in Temp Sainza Temp, Viaggi, Li vuci ri l'omini). Se Wiederker e Acquaviva da un lato emergono con le "voci", dall'altro le voci melodiche e le sonorità degli strumenti di Crispi danno i contrappunti e completano il panorama sonoro ed anche Giuseppe Panzeca, con i suoi plettri, contribuisce a creare un suond particolare, mentre Mario Rivera maturerà alcuni arrangiamenti più dub e di ambiente chill out. Nel 1996 viene pubblicato Tuareg, uno dei loro album più rappresentativi. Il disco, dedicato al popolo nomade del Sahara, e nato quasi in parallelo con Viaggiari, vede nuovamente la collaborazione di Pivio e Aldo De Scalzi, e si caratterizza per un approccio musicale sempre più ricercato ed eclettico. Dopo aver collaborato alla colonna sonora di Haman - Il Bagno Turco di Ferzan Özpetek curata da Aldo & Pivio De Scalzi, il gruppo nel 1998 da alle stampe Kaleidos, che li riporta verso alle sonorità della tradizione italiana e che vede come ospiti Nour Eddine Fatty e Maurizio Dami che cura l'arrangiamento di Ciumara. Si intensificano le collaborazioni con il cinema con le colonne sonore per I Giardini dell'Eden e Placido Rizzotto, ma a segnare la chiusura del secondo ciclo del gruppo è Faiddi, album registrato in presa diretta, e che in qualche modo compendia dal punto di vista sonoro il cammini sin lì condotto. A distanza di due anni vede la luce Ethnosphere, disco dedicato al popolo Tibetano e caratterizzato da sonorità che spaziano dalla trance alla musica world, il tutto condito dalla partecipazioni di alcuni ospiti come Papè Kanoutè, Pivio, Nour Eddine Fatty, H.E.R., Karam Majid, Kico Fusco, Dron-La e Nida. Gli ultimi sussulti del gruppo arrivano con Calura, una raccolta di remix dei loro brani più famosi ad opera di alcuni Dj della scena ambient europea,, e con Luna Khrina del 2007, le cui tracce componevano la colonna sonora de Il Figlio della Luna. Il gruppo si scioglie ufficialmente nel 2008, e le varie anime che lo componenvano intrapendono strade divergenti un tempo sovrapposte e miscelate: da un lato Mario Crispi con la ricerca dei suoni arcaici legati alle culture mediterranee e mediorientali, dall'altro Tonj Acquaviva e Rosie Wiederkehr verso una musica elettronica sempre più orientata alla new age. Gli Agricantus, che avevano fatto la storia della musica world in Italia, smettono così di esistere, se non nominalmente, ma almeno dal punto di vista artistico.
Storico fondatore ed eclettica anima sonora degli Agricantus, Mario Crispi, a partire dal 2008 e con la fine del rapporto artistico che lo legava a Tonj Acquaviva e Rosie Wiederkehr, ha intrapreso un nuovo percorso artistico caratterizzato da progetti musicali eterogenei che lo hanno portato negli anni a realizzare eccellenti dischi quali Arenaria, Soffi e da ultimo l'eccellente Insulae in collaborazione con Enzo Favata, e la colonna sonora del film documentario Left By The Ship. Lo abbiamo incontrato al Medimex a Bari ed insieme abbiamo realizzato una video-intervista nella quale ripercorriamo la vicenda artistica degli Agricantus, per soffermarci successivamente sui suoi progetti come solista.
Gli Agricantus: una retrospettiva
Gli anni novanta hanno rappresentato il periodo d'oro della world music in Italia, e nel pieno di questo fermento creativo a spiccare sono stati senza dubbio i siciliani Agricantus, gruppo nato a Palermo dall'incontro tra Tonj Acquaviva (voce, percussioni, campionatori), Mario Crispi (fiati), Mario Rivera (basso, cori), Massimo Laguardia (voce, percussioni), Pippo Pollina (chitarra, voce), Salvo Siciliano (chitarra, tastiera) ed altri musicisti. Inizialmente la loro attenzione è rivolta verso la ripropost di musica andina e più in generale di quella sudamericana, ma ben presto frequentando la scena del folk revival in Sicilia e venendo a contatto con artisti come Ignazio Buttitta, Rosa Balistreri, Ciccio Busacca, e Tabernae Mylensis, decidono di dare inizio ad un percorso di ricerca attraverso le loro radici musicali che li conduce alla fine degli anni ottanta alla pubblicazione di Nachitabbumma, un disco acustico nel quale cominciano il loro percorso di ricerca attraverso le fonti della tradizione orale. La svolta avviene però nel 1988 con Maavro, album nato dall'esigenza di sperimentare non solo dal punto di vista compositivo, ma anche dal punto di vista sonoro cercando di incrociare i temi e le sonorità tradizionali con i suoni elettrici. Si tratta solo di un primo passo, però, perchè qualche anno dopo nel 1993, con Gnanzù, il loro approccio alla sperimentazione si affina, e grazie alle ricerche sul campo condotte da Mario Crispi, prende vita un interessante progetto che li vede rieleborare materiali della tradizione orale del Sud Italia attraverso l'uso di campionatori affiancati ai suoni arcaici del passato. Questo disco segna anche l'ingresso nella formazione di Rosie Wiederkehr che, oltre a caratterizzare il gruppo per la sua splendida ed originale voce, contribuisce in modo determinante alla creazione di testi che mescolano varie lingue.
Il mini-cd Viaggiari segna l'inizio del contratto discografico con la CNI e qui avviene una svolta importante a livello di sound ora più indirizzato verso il pop e questo anche grazie alla collaborazione con arrangiatori e musicisti come Pivio & Aldo De Scalzi (nei brani Com'u ventu, DIsiu, Amatevi), o Robi Colella (la base di Carizzi r'amuri), Davide Pinelli (in Temp Sainza Temp, Viaggi, Li vuci ri l'omini). Se Wiederker e Acquaviva da un lato emergono con le "voci", dall'altro le voci melodiche e le sonorità degli strumenti di Crispi danno i contrappunti e completano il panorama sonoro ed anche Giuseppe Panzeca, con i suoi plettri, contribuisce a creare un suond particolare, mentre Mario Rivera maturerà alcuni arrangiamenti più dub e di ambiente chill out. Nel 1996 viene pubblicato Tuareg, uno dei loro album più rappresentativi. Il disco, dedicato al popolo nomade del Sahara, e nato quasi in parallelo con Viaggiari, vede nuovamente la collaborazione di Pivio e Aldo De Scalzi, e si caratterizza per un approccio musicale sempre più ricercato ed eclettico. Dopo aver collaborato alla colonna sonora di Haman - Il Bagno Turco di Ferzan Özpetek curata da Aldo & Pivio De Scalzi, il gruppo nel 1998 da alle stampe Kaleidos, che li riporta verso alle sonorità della tradizione italiana e che vede come ospiti Nour Eddine Fatty e Maurizio Dami che cura l'arrangiamento di Ciumara. Si intensificano le collaborazioni con il cinema con le colonne sonore per I Giardini dell'Eden e Placido Rizzotto, ma a segnare la chiusura del secondo ciclo del gruppo è Faiddi, album registrato in presa diretta, e che in qualche modo compendia dal punto di vista sonoro il cammini sin lì condotto. A distanza di due anni vede la luce Ethnosphere, disco dedicato al popolo Tibetano e caratterizzato da sonorità che spaziano dalla trance alla musica world, il tutto condito dalla partecipazioni di alcuni ospiti come Papè Kanoutè, Pivio, Nour Eddine Fatty, H.E.R., Karam Majid, Kico Fusco, Dron-La e Nida. Gli ultimi sussulti del gruppo arrivano con Calura, una raccolta di remix dei loro brani più famosi ad opera di alcuni Dj della scena ambient europea,, e con Luna Khrina del 2007, le cui tracce componevano la colonna sonora de Il Figlio della Luna. Il gruppo si scioglie ufficialmente nel 2008, e le varie anime che lo componenvano intrapendono strade divergenti un tempo sovrapposte e miscelate: da un lato Mario Crispi con la ricerca dei suoni arcaici legati alle culture mediterranee e mediorientali, dall'altro Tonj Acquaviva e Rosie Wiederkehr verso una musica elettronica sempre più orientata alla new age. Gli Agricantus, che avevano fatto la storia della musica world in Italia, smettono così di esistere, se non nominalmente, ma almeno dal punto di vista artistico.
Mario Crispi - Arenaria (Suono Records/Egea)
Chiusa l'esperienza artistica con gli Agricantus e seguendo le inclinazioni che lo avevano portato negli anni a compiere diverse campagne di ricerca attraverso i canti e i suoni della tradizione orale del Sud Italia, Mario Crispi ha dato vita al progetto Arenaria, ensamble musicale composto da alcuni eccellenti musicisti quali Enzo Rao (violino elettrico ed effetti), Massimo Laguardia (tamburi a cornice), Giuseppe Lomeo (chitarra acustica ed effetti), Maurizio Curcio (Chapman stick e laptop), Giovanni Lo Cascio (batteria e percussioni), con cui ha intrapreso un nuovo cammino volto ad esplorare le radici della musica siciliana e più in generale del mediterraneo, da cui poi trarre l'ispirazione per composizioni originali. Il risultato del loro incontro musicale è il disco omonimo, una raccolta di brani che si dipana tra suoni e suggestioni molto articolati, tra spaccati evocativi e momenti di puro lirismo musicale, il tutto alla ricerca di quell'energia che nasce dalla terra, dal mare, e più in generale dalla natura e si trasforma in note musicali. Fondamentale in questo senso è anche la location dove è nato il disco, ovvero le vari luoghi di Sicilia, aventi caratteristiche uniche a livello acustico, come le Grotte della Gurfah, la Tomba del Principe di Sant’Angelo Muxaro (insediamenti neolitici scavati nella roccia di arenaria), o il Mercato Ittico di Palermo, dove il gruppo si è recato a registrare le varie tracce utilizzando uno studio mobile. I … brani compongono una concept album che utilizzando un approccio tecnico moderno rilegge i suoni della tradizione, facendo emergere similitudini e differenze tra le diverse culture presenti in Sicilia. L'ispirazione per questo lavoro nasce sostanzialmente dal rapporto stretto che c'è tra i siciliani e la pietra arenaria, la cosiddetta pietra d'Aspra, una pietra sedimentaria che rivela la stratificazione geologica e in un certo senso diventa un po' un riferimento ideale per la ricerca attraverso una cultura fatta di tanti sedimenti come quella siciliana. Si spazia così dai canti alla carrettiera in uso nella provincia di Palermo di Carrittera, ai cunti palermitani, tecniche affabulatorie di epoca pre-federiciana, utilizzati dai cantastorie, fino a toccare sonorità che annoverano strumenti come il duduk armeno, in grado di dare vita a suggestioni melismatiche uniche, che rimandano direttamwnte all'idea concettuale alla base del disco. Ogni composizione di Crispi non è dunque mai banale, ma nasce da un lungo lavoro di ricerca, e avvicinarsi al suo lavoro significa compiere un piccolo sforzo, ovvero porre grande attenzione ad ogni dettaglio, per comprendere a fondo come anche il più piccolo accenno sonoro o una pausa abbiano un senso profondo. Certo all'apprenza il disco non appare ne facile ne immediato ma predisporsi al suo ascolto significa compiere un viaggio pieno di fascino e suggestione, che solo un prodotto nato come un atto d'amore per la propria terra riesce a regalare.
Mario Crispi - Left By The Ship
Prodotto da VisitorQ in cooproduzione con Rai Cinema, ITVS International e YLE, Left By The Ship è un film documentario, realizzato Emma Rossi Landi e Alberto Vendemmiati, che racconta la vicenda degli Amerasians, i figli e le figlie delle prostitute filippine nati dall'unione con i militari americani di stanza nella baia di Subic presso la US Naval Base, un tempo la più grande base oltremare degli Stati Uniti. Dopo la sua chiusura nel 1992, migliaia di bambini sono stati abbandonati al loro destino e a differenza degli Amerasian di altri paesi, ai filippini non è mai stata riconosciuta la cittadinanza americana. Durante i due anni di lavorazione, i registi hanno seguito le vite di quattro Ameriasian, cogliendone gli aspetti più tristi, come la discriminazione, al ricerca di un'identità, i problemi familiari, il tutto lottando quotidianamente per superare un passato di cui non sono stati responsabili. Ad accompagnare gli ottantuno minuti del film, ci sono le musiche scritte, dirette ed orchestrate da Mario Crispi con integrazioni originali di Pivio & Aldo De Scalzi, le cui atmosfere sembrano dettare i tempi dell'azione scenica, arrivando a formare un tutt'uno con le immagini, sottolineando ogni fotogramma con grande eleganza stilistica e superba capacità di rendere in forma di suoni le emozioni e le sensazioni che emergono durante la visione. Il musicista siciliano con questa colonna sonora, prosegue uno degli aspetti precipui dell'attività degli Agricantus ovvero il loro rapporto con il cinema, ma lo fa con un approccio diverso, cogliendo con grande sensibilità la profondittà del tema trattato dal documentario della Rossi Landi e Vendemmiati.
Enzo Favata & Mario Crispi - Insulae (Isola dei Suoni/Egea) B-CHOICE
La storia di Insulae ha un suo fascino intrinseco sia per la tematica trattata sia per le modalità in cui è nato. Si tratta infatti di una raccolta di nove brani nati dall’incontro artistico tra Enzo Favata e Mario Crispi, entrambi fiatisti i quali hanno dato vita ad un comune percorso di ricerca volto all'approfondimento della dimensione polistrumentale applicata all'elettronica. Il disco, dedicato alle Isole non solo come un omaggio alle rispettive terre natali la Sicilia e la Sardegna ma anche come concetto filosofico, si snoda attraverso un itinerario parallelo che entrambi i musicisti si trovano a compiere, con Favata che parte dalla Sardegna per riscoprire e rinsaldare le sue radici musicali con l'improvvisazione e il jazz, e Crispi, che proseguendo i suoi studi sugli stumenti a fiato provenienti dai cinque continenti continua a scavare nell'immaginario della tradizione siciliana. Alla fine i due percorsi convergono in un approccio con la ricerca molto simile, che quasi fosse un continuo work in progress li porta ad approcciare suoni antichi e moderni con grande senso della misura e senza mai perdere di vita la personale cifra artistica. Il risultato è sorprendente e si sviluppa attraverso un continuo dialogo timbrici e tematici che delineano un percorso musicale del tutto originale ma che rimanda a suoni lontani, quasi la stratificazione culturale parlasse una sola lingua nel futuro. In questo senso fondamentale è l'uso del latino per i testi, un uso per molti versi simbolico teso a dimostrare come una mediazione anche culturale tra oriente ed occidente, ma sopratutto funzionale alla piena realizzazione di questo disco dal punto di vista concettuale. L'ascolto è dunque una sorta di viaggio onirico tra passato, presente e futuro, nel quale accompagnati dalle linee melodiche dei due fiati, a volte suonati naturalmente a volte filtrati, si viene in contatto con paesaggi sonori unici che riconducono al concetto originario di melodia, ai suoni primordiali, fino al suono del soffio vitale.
Salvatore Esposito