La signorina Laura Marling è nata il primo febbraio del 1990. Fa un po’ senso pensare a quello che era già successo in termini musicali nel 1990. Laura ha 21 anni è ha registrato un album davvero sorpendente, dal titolo A Creature I Don’t Know, dove le atmosfere rimandano al folk più profondo, con una maturità davvero trainante. La voce di Laura è già quella di una cantante dotata dalla natura di una capacità di magia unica, la Nostra è figlia d’arte ma ha evidentemente le idee chiare su quello che vuole esprimere; sono racconti di viaggi, un certo spleen esistenziale che non abbatte la voglia di fare musica e la naturale positività di chi ha 21 anni. Da musicista, quello che sento è la convinzione, caratteristica che viene chiesta a tutti quelli che fanno questo mestiere, quella convinzione che chiediamo a qualcuno per poterci fidare di lui. Se il pilota dell’aereo non fosse convinto di quello che fa quando è ai comandi del suo Boing e ce lo comunicasse, scapperemmo, laddove possibile, da quell’aereo no? Con la musica , quella che ci colpisce, che ci fa fermare, che ci accarezza bruscamente, è così. Laura Marling è tutto qui, anche se, approfondendo la lettura dei credits di produzione come un maturo rocker non può fare a meno di fare, ci accorgiamo che il valore della musica è esaltato dal lavoro del bravo figlio d’arte Ethan Johns, figlio di quel Glyn Johns che ha prodotto l’ultimo Ryan Adams, dopo aver lavorato con i Clash, gli Eagles, Clapton, la Band, Bob Dylan, gli Stones,gli Who e compagnia cantante. Il buon Ethan ha prodotto TUTTI quelli che hanno valore in questi strani anni, se non tutti, una buona parte, da Ray La Montagne ai Kings of Leon prima della svolta commerciale, i Jayhawks, Stills e Nash (anche se non son proprio degli esordienti) e l’ultimo favoloso album del grande Tom Jones. La musica, ecco di cosa volevo scrivere. La musica che trovate su “A Creature” è registrata e mixata con “mucho gusto” e ricercatezza ancora più evidente se si pensa che le canzoni hanno groove ed acusticità, bellissimi suoni di batteria e contrabbassi sornioni che spingono in avanti il muso, mentre pianoforti dialogano con sezioni archi dolcissimamente legnose. Penso ai 21 anni di Laura e ai miei, al mio divenire musicista senza una guida, a ventun’anni non avevo ancora capito bene la differenza tra strofa e ritornello. Laura questa differenza la conosce bene e fa ben sperare nel futuro della musica che ci piace. Rassicurante è sapere che ci sono ancora musicisti che vengono lasciati crescere, aggirarsi dentro giardini lussuriosi ove le piante che spiccano portano i nomi di Leonard Cohen o Joni Mitchell, figure come Laura possono crescere confontandosi con la bellezza, quella vera. Rimani a fantasticare di begli studi di registrazione ove questa musica moderna e classica viene confezionata per essere consumata. E’ proprio allora che estrai la carta d’identità e controlli che la data di scadenza non sia troppo vicina.
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