Rigo non ha bisogno di grandi presentazioni, per lui parla una intensa carriera prima nei Rocking Chairs con Graziano Romani, Mel Previte e l'amico di sempre Robby Pellati e poi al fianco di Ligabue fino al 2007, momento in cui decide di riprendere la strada come solista iniziata con l'ep Songs From a Room Vol.1 nel 2005. Nel 2009 arriva poi il suo primo disco, il bellissimo Smiles & Troubles, al quale segue l'affascinante libro autobiografico Autoscatto in 4/4 accompagnato da un travolgente disco dal vivo, il tutto senza mai perdere di vista il palco e il suo pubblico, che sempre più numeroso sta scoprendo il suo grande talento come cantautore. Il nuovo disco di Rigo, Profondo Basso, è dedicato al suo strumento di elezione il basso, e sebbene possa apparentemente sembrare un disco per addetti ai lavori, essendo composto da undici brani strumentali, questo è viceversa un disco nella quale la musica diventa parola, immagine, azione scenica, in un fluire immaginifico di suggestioni cinematografiche che fanno di questi undici brani una sorta di colonna sonora di un film immaginario nel quale si incontrano gli stessi personaggi che popolavano Autoscatto in 4/4 e che rappresentano gli eroi di sempre di Rigo. Insomma, Profondo Basso è la seconda parte di quel viaggio iniziato con il libro, un viaggio alla ricerca delle proprie radici musicali e alla scoperta di nuove ispirazioni attraverso il basso. A chiarificare l'inteto di questo disco è lo stesso Rigo che nella presentazione scrive: "Un disco nasce dalle canzoni, dalle storie che ci si trova a raccontare in musica, qualche volta senza volerlo, spesso senza saperlo, solo in un secondo tempo accorgendosi di quanto ci si e’ esposti, di quanto si è tirato fuori di sè. Nel caso di queste composizioni strumentali, lo spazio da riempire dall’ascoltatore è ancora più ampio ed intrigante sarà vedere le reazioni della gente quando riproporremo dal vivo le musiche del cd. Camminando e respirando l’aria di posti al sud e inspirando aria gelida di altri posti al nord, mentre pensieri per il mondo in generale si muovono dentro alla testa senza portare alcuna illuminazione, lontanissima l’idea di una soluzione”. All'ascoltatore e alla sua sensibilità è demandato, dunque, il compito di riempire gli spazi lasciati vuoti dalle parole. Ogni ascolto è diventa così una sorta di viaggio nel quale le immagini disegnate dalla musica prendono vita in modo quasi magico, trascinandoci attraverso scene sempre diverse. Si parte della stradaiola 60's Gtr guidata dalla chitarra di Federico Poggipollini, nella quale l'odore di benzina sembra confondersi a quello della sabbia delle strade desertiche degli States, si entra poi in una dance hall con il funk di Marquis De Funk dove giganteggia il dialogo tra il violino di Mauro Pagani e il basso di Rigo, fino a toccare il reggae prima con i ritmi in levare di Uauad poi con le pellicole di Sergio Leone in The Bad, The Ugly and The Rastaman. Se a Afterdeath è un'altro saggio delle qualità cinematografiche di Rigo, Jumpin' Jive con l'armonica di Edoardo Bennato in gran spolvero ci conduce sulle assolate spiagge della West Coast, ma è solo un momento perchè all'irrompere della sinuosa Passion, si tocca uno dei vertici del disco con il basso a dialogare con la chitarra di Max Cottafavi. Non manca anche qualche spaccato sperimentale prima con l'elettronica come nel caso di Joy o poi con l'alt-rock come in Sad dove al violino ritroviamo ancora Mauro Pagani, il tutto puntando sull'uso del basso non solo come base ritmica ma soprattutto come parte della linea melodica. Chiude il disco Le Lucciole, una splendida ballata pianistica, che suggella un disco pieno di spunti interessanti e che non deluderà affatto coloro che vi si avvicineranno.
Salvatore Esposito
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