Il debutto da solista del cantante e chitarrista della folk band Breabach si impone già al primo ascolto per l’accurata scelta del repertorio, in prevalenza di carattere contemporaneo, degli arrangiamenti e, non da ultimo, per la naturalezza espressiva del folksinger scozzese. Vigile del fuoco part-time, nativo di Carrbridge nello Strathspey, nel 2008 Ewan è stato insignito del Radio Scotland’s Young Traditional Musician Award. Non sono semplici comprimari i musicisti che lo affiancano, anzi contribuiscono in modo sostanziale alla riuscita dell’album, dosato nelle combinazioni strumentali, pieno di bagliori, privo di ridondanze. Ewan si affida ad Angus Lyon (piano, organo Hammond, fisarmonica, backing vocals), Rick Taylor (trombone, backing vocals), Ewan MacPherson (chitarra 12 corde, banjo, mandolino, marranzano, backing vocals), Alan Train (pedal steel), Patsy Reid (violin, viola, violoncello), Donald Hay (batteria, percussion), James Lindsay (contrabbasso), Emily Smith (backing vocals). Si parte con “One for the ditch”, delizia giocata sull’incrocio tra corde e fisarmonica e il canto confidenziale di Ewan che, a parte lievi acerbità vocali che trapelano qua e là, mostra già pienezza, e non potrà che migliorare strada facendo. La canzone, siglata da Nick Turner e Finlay Napier, parla di eccellente whisky single malt, bevuto fissando il fuoco del camino e meditando sui propri dispiaceri. Corre veloce sospinta dalle corde (pedal steel, chitarre, banjo, violoncello, basso) “Vincent Black Lightning”, indimenticato capolavoro di Richard Thompson, tra gli episodi di punta del CD. Per contrasto ecco “When I’m Gone”, morbida slow ballad di Phil Ochs, con protagonista il violino di Young. Si intrufola un delizioso scacciapensieri nell’ottima “Man of War”, proveniente dal repertorio degli Show of Hands: è la triste vicenda di una fattoria del Dorset, rovinata in seguito alla scomparsa dei suoi 4 uomini, tutti caduti in guerra. È per sola voce e chitarra la tenera “King of Rome”, scritta nel 1987 da Dave Sudbury e già incisa da altri folk singer tra cui June Tabor, dedicata alla storia di Charlie Hudson e del suo straordinario piccione. Si cambia registro con “Ride Away”, numero a tinte folk-pop, sorretto dal piano di Lyon, con il gustoso e levigato controcanto di Emily Smith e il trombone che cuce atmosfere jazzy. “Oh Gin I Were”, il primo dei due traditional dell’album, è una canzone d’amore scozzese resa con grande intensità da Ewan. Dalla penna di due autori dell’isola di Skye arriva “Doesn’t Get Better Than This”: qui brillano fisarmonica e pedal steel, e ascoltiamo ancora la bella voce di Emily Smith. Altra folk ballad è “Scarecrow Song”, siglata dallo scozzese James Grant. Il commiato è con il traditional “Ship in Order”, brano dalla tensione persistente, musicalmente il più riuscito del disco: inizio pacato per sola voce e piano, poi splendida avanzata orchestrale di archi e trombone.
Ciro De Rosa
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