A dodici anni dalla pubblicazione del loro primo album, i Nidi D’Arac, gruppo salentino fondato e guidato da Alessandro Coppola, hanno dato alle stampe Taranta Container, disco che raccoglie il meglio della loro produzione, ma lo fa in modo molto originale affiancando sette brani ripresi dal vivo e cinque remix, segno evidente di come la loro musica sia sempre più aperta a contaminazioni elettroniche e etniche. Insomma la scelta di non puntare tutto su una raccolta tou court o su un disco live, risulta essere particolarmente vincente perché è come se si ci trovassimo di fronte a due dischi tra essi complementari. I primi sette brani sono tratti dai sei album pubblicati dal 1998 al 2007 e rispetto alle versioni in studio risultano completamente riarrangiati, trasmettendo chiaramente all’ascoltatore come il loro sound sia in costante divenire, lasciando che le canzoni vivano la loro vita sul palco trascinante dall’entusiasmo del pubblico. In questo senso ci piace citare le riscritture di brani tradizionali come Ahi tamburieddhu! e Tarantulae, l’originale Gocce con lo splendido intro strumentale ma soprattutto la sontuosa resa di Matinata meglio nota con il titolo in griko di Kalinifta. A fare da collante tra la prima e la seconda parte di Taranta Container, è Cerchio Si Apre Cerchio Si Stringe, una riscrittura quasi totale del brano di Vinicio Capossela il Ballo di San Vito. Il brano vive una vita nuova, infatti il ritmo della pizzica scandisce in modo ancor più marcato la ritmica di questo brano che così intensamente descrive l’atmosfera dell’antico rito delle tarantate. Arrivano poi i remix che ci danno la possibilità di apprezzare la particolare fusione tra la pizzica e l’elettronica, un connubio affatto inedito ma che in questo caso piace per la misura con la quale i vari produttori della scena World Beat Europea hanno approcciato i materiali tradizionali. Brilla così il lavoro del celebre dj londinese Gaudi che colora di dub Ci Fice Lu Mundu, del globtrotter dell’ethno-bit Dj Click alle prese con Iphocharia, ma soprattutto quello di Dj MPS Pilot da Amsterdam che propone un travolgente remix di Quante Tarante e di Piers Faccini che remixa ed interpreta magistralmente il tradizionale Klama. Il pregio di questo disco come detto è quello non solo di compendiare in modo originale il percorso artistico dei Nidi d’Arac, ma anche quello di presentarci arrangiamenti nuovi e remix particolarmente riusciti. Al gruppo salentino va senza dubbio riconosciuto il merito di aver contribuito a far conoscere nel mondo la musica salentina, approcciandone la rilettura attraverso una particolare amalgama di strumenti tradizionali ed elettronica.
Salvatore Esposito