La scena musicale casertana, sebbene attivissima da lungo tempo, a parte gli Avion Travel che hanno avuto una storia a se stante, ha prodotto ben poco. Negli ultimi anni però la tendenza sembra essersi completamente invertita, e un esempio chiarissimo sono i successi della talentuosa Gina con lo strepitoso Segreto e di Riccardo Ceres, che ha suggellato la sua carriera con il secondo posto nell’autorevole e prestigioso Rock Contest di Controradio. Proprio Ceres, che di professione nella vita è art director pubblicitario, ha da poco pubblicato James Kunisada Carpante, disco nato con l’aiuto del musicista e produttore Ernesto De Pascale che ha gli ha permesso di pubblicare questo nuovo album per la sua etichetta Il Popolo del Blues. James Kunisada Carpante è una sorta di concept album che attraverso le sue quattordici tracce racconta la storia dello stesso James, personaggio inventato dal cantautore casertano, che lui stesso definisce come un Ronin del Sud Italia. Il disco prodotto dallo stesso Ceres insieme a Celestino Sarnelli, vede la partecipazione di un cast di un ampio cast di musicisti, tra cui vanno menzionati il talentuso conterraneo casertano Almerigo Pota che suona tromba e filicorno, Mariano Lucchese al sax tenore, e Antonio Zitarelli alla batteria. Durante l’ascolto emerge tutto il talento di Ceres, che con la sua scrittura cinematografica dai toni pulp, riesce nell’impresa di dar vita ad una sorta di concept album dai tratti visionari, nel quale si rincorrono immagini e spaccati che rimandano all’immaginario di Tom Waits quanto a quello di Fred Buscaglione. Piacciono alcune trovate come lo spoken word di Il Santo, un brano dal particolare impatto tanto letterario quanto musicale, nel quale brilla il contrabbasso di Giuseppe Civiletti. Ad aprire il disco è Bloody Night un brano che suona quasi come un manifesto programmatico e che funge da overture per tutto il disco, aprendo il sipario sulla storia di James Kunisada Carpante. Difficile trovare un brano migliore dell’altro nel disco, in quanto tutti i brani sono funzionali nell’economia del disco e quindi meritevoli di una citazione. In particolare però ci piace citare ad esempio Dal Colabrodo, nel quale si apprezza l’eccellente sezione di fiati, o la luciferina Il Piccione con la chitarra suonata dallo stesso Ceres in gran spolvero, o ancora la Waitsiana Jimmy’s Blues. Arrivano poi le sorprese con il languido mambo de Sale d’amor e il brano più bello del disco ovvero la travolgente Il Sonno che fungono da antipasto perfetto per la scoppiettante Full To The Brim e Il Piccolo Pescatore, brano giapponese tradotto per lo Zecchino D’Oro da Giorgio Calabrese. James Kunisada Carpante è un disco prezioso, che nasce da un progetto artistico ben preciso, e che ci offre la possibilità di scoprire il geniale cantautorato di Ceres e tutto il suo immaginario artistico. Da non perdere!!
Salvatore Esposito
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