La Terza Classe – La Terza Classe (Polo Sud, 2018)/Massimo Ricciuti – Storie (Suono Libero Music/Halidon, 2018)

La hard-working band napoletana, dallo sguardo e dal cuore oltreoceano, costantemente on the road, ritorna con l’EP eponimo contenente cinque tracce inedite, di cui una live, prodotte da Massimo De Vita (piano, chitarra baritono e cori) dei Blindur e pubblicato dalla storica label partenopea Polosud. Sono passati alcuni anni da “FolkShake”, in mezzo ci sono state la partecipazione a Italia’s Got Talent e altri passaggi mediatici di alto profilo, il cambio di organico, con dentro Corrado Ciervo (violino) e Alfredo d’Ecclesiis (armonica) i quali affiancano il trio base, costituito da Enrico Catanzariti (voce, batteria e percussioni), Rolando Maraviglia (voce e basso), Pierpaolo Provenzano (voce e chitarra acustica) e supportato da interventi dello stesso De Vita e di Michelangelo Bencivenga (banjo e lap steel). L’apprezzato combo sposta il baricentro compositivo dalla rilettura di classici folk and bluegrass alle proprie canzoni, con testi di taglio contemporaneo e un sound pop-oriented, pur restando costanti la cifra folk e balladry di “Smile” e “Have you again”, la vivacità corale country pop di “Promise”, “Stuck in My Mind” e della conclusiva acustica “Life’s for the living”, re-interpretazione di una ballata del Brit songster Passenger. Un’altra etichetta napoletana, la Suono Libero, pubblica “Storie” di Massimo Ricciuti, giornalista, scrittore, sceneggiatore, docente universitario, ora in veste di songwriter. Insomma, il napoletano Ricciuti è uno che conosce il potere della parola, a cui sa dare valore. Si propone con dieci canzoni elettro-acustiche, classiche nella struttura, pensate e suonate con un suono analogico vintage, su trame di impianto folk e pop dalle screziature world. 
Le ballate mettono al centro la giostra della vita con i suoi piccoli eventi, racconti che diventano temi universali contemporanei, che via via si riempiono di sogni, impegno, disillusioni, amori, cadute e riscatti. Gli arrangiamenti curati sono di Riccardo Marconi (chitarra classica, acustica, 12 corde, battente e banjo), gli accoliti che attorniano Ricciuti sono Cristiano Della Monica (batteria e percussioni), Fulvio Di Nocera (basso e contrabbasso), Francesco Di Cristofaro (fisarmonica, bansuri, duduk, dvojanka, whistles), Osvaldo Costabile (violino), Davide Mastropaolo (harmonium e organo) e Ivan Dalia (piano). Lo spirito di Dylan aleggia fin dai primi accordi di “Ci sei”, il movimentato singolo e video che hanno lanciato l’album. Naturalmente c’è il cantautorato nobile italiano (Guccini, De Gregori, De André, Gaetano) e squarci di rock à la Gang nel gusto letterario, nella versificazione e nelle citazioni. Prende subito l’immediatezza ricercata degli arrangiamenti, irrobustiti dal tocco degli strumenti tradizionali che arricchiscono la tavolozza timbrica (si ascoltino la splendida “La terra di Andrea” e “Sangue sulle scale”). Il tratto folk si impone in “Amico mio”, tema guidato da fisarmonica, banjo e violino; i flauti spianano la strada a “Il marinaio” ed entrano a ricamare sull’ambientazione minimale di “Gente di terra”. Richiama il tema dell’amore “E poi”, si avverte la necessità di fare in fretta in “Il Tempo Che Passa”, song che fa da contraltare alla speranza di riuscita espressa in “Sarà”. Sugli arpeggi della chitarra si sviluppa la riflessione generazionale di “Siamo questo e quest’altro”, episodio di chiusura di un disco di buona tenuta, che è più che un gradevole ascolto. 


Ciro De Rosa 

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