Non sappiamo quale sia il Posto Giusto ricercato da Ghita Casadei in questo delicato e coinvolgente album che come un piccolo gioiello ci ritroviamo per le mani e nel lettore; sappiamo però molto bene della sua voce dolce e potente – mai sgraziata, mai sguaiata, sempre davvero nel “posto giusto” – e ora abbiamo anche imparato a conoscere - di lei - la ricerca del contatto, della vita, della felicità, dell’incontro. Della parola “amore” che non necessariamente deve diventare un miele ipocrita, ma sempre una consapevolezza interiore e sana, vera, non contraddittoria. È una poetica chiara e semplice quella di Ghita Casadei: si rifà alla terra, alla natura, alla semplicità dell’alba, alla verità del pianto, al sorprendere della gioia. Alla grazia dell’onestà intellettuale (“Non c’è niente di male a volere di più, ma bisogna pensare a chi c’è già”). E quale risorsa per creature solo apparentemente fragili! E chiara è anche la costruzione di questo disco, suonato quasi interamente in presa diretta tra il marzo del 2017 e l’autunno del 2018. Una storia lunga – che si lega quasi certamente alle vicende umane di Ghita – ma che non lascia mai segni di discontinuità all’ascolto: è un sentire coerente, puntuale, vero. Come in una suite. E come nella vita (“quella che verrà e quella vissuta”) di Ghita, che con continuità ha amato e praticato la musica a partire dai sei anni, senza smettere mai, «sputando sangue e bevendo vino… sperando che il tempo sia gentile… ballando su un selciato arroventato al sole a piedi nudi» . Di certo la Casadei in questi anni ha imparato a scrivere canzoni e a cantarle, mostrando la parte bella della sua anima giardiniera e il cuore vagabondo che non si ferma mai. E infatti Ghita non si è fermata, tra festival, locali e scantinati. Tra registrazioni e incontri con musicisti – come quelli, bravissimi, che hanno suonato e cantato in questo album (Simone Battista, Alessandro Butera, Toto Giornelli, Pasquale Benincasa, Dulio Galioto, Massimo Pirone, Marco Zenini, Elena Floris, Ilaria D’Amore, Nicoletta Nardi) – ha messo in piedi un discorso musicale e d’autrice che deve per forza di cosa restare e resistere nella giungla produttiva di oggi, dove tutto si confonde e perde le linee di confine. Bisogna perciò impegnarsi a salvaguardare la bellezza lasciata da Ghita. E per questo è importante procurarsi questo disco, viverlo, giudicarlo e dargli “Il posto giusto”. Ghita Casadei era un talento della musica d’autore italiana. Ovunque abbia trovato spazio per la sua voce e il suo bel sentire, questa verità resta però qui, con noi.
Elisabetta Malantrucco
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