Bokanté + Metropole Orkest - What heat (Real World, 2018)

“What heat” di Bokanté + Metropole Orkest si caratterizza subito all’ascolto per le sue diverse, confluenti anime musicali. Da un lato la formazione Bokantè (che nella lingua creola guadelopiana vuol dire “scambio”) fondata dal bassista, polistrumentista e compositore americano Michael League, leader di Snarky Puppy, che vede protagonista, insieme agli straordinari strumentisti della formazione di Brooklyn, la vocalist Malika Tirolien, caraibica di stanza a Montreal. Dall’altro l’olandese Metropole Orkest, ensemble ibrido fondato nel 1945, in parte orchestra jazz, in parte orchestra sinfonica, pluripremiato vincitore di numerosi Grammy, diretto dal celebre direttore d'orchestra inglese, compositore e musicista Jules Buckley. L’orchestra ha collaborato con artisti leggendari come Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Al Jarreau ma anche Bono e Elvis Costello e, anche se oggi è ridotta nel numero dei componenti, rappresenta l’istituzione musicale olandese per eccellenza. In definitiva, si tratta di un super gruppo di musicisti provenienti da quattro continenti che lavorano in armonia, non nuovi alla collaborazione -per esempio nel 2016 con “Sylva” che ha vinto il Grammy come Best Instrumental Album-celebrando la convinzione che la musica, grazie al contributo individuale di ognuno, rappresenta una forza per il cambiamento contro la crescente ondata di esclusione e indifferenza nel mondo. La voce sicura di Malika Tirolien, vocalist di Guadalupe, è la guida centrata che custodisce l’anima di questo lavoro. Cresciuta in ambiente artistico, ha cominciato a cantare da adolescente ed ha lasciato Guadaloupe per l’Università di Montreal. In Canada ha studiato jazz ed è subito entrata nella scena musicale in progetti jazz e hip hop. Interprete di palcoscenico, Malika è stata la protagonista de La Nouba di Cirque Du Soleil ed è stata invitata da Michael League ad esibirsi come cantante - una delle otto - nel film “Family Dinner”, vincitore del Grammy di Snarky Puppy: la sua performance chiude l’album con la potente canzone "I’m Not The One". In “What heat” l’orchestra olandese con archi e flauti rappresenta l’aspetto colto con una potente strumentazione che affianca la voce creando un secondo centro di attenzione anche attraverso il disegno di paesaggi sonori. Tirolien e League hanno composto la maggior parte dei brani in creolo e in francese, all’inizio scrivendo a distanza, poi facendo base in Spagna. I testi della Tirolien raccontano i temi delle lotte sociali, della crisi dei rifugiati, dell’aspirazione all’integrazione e alla pace. Michael League, che qui suona di tutto, dall’oud al Minimoog, dal basso acustico fretless al bendir, dal riq al daf, racconta: «Ho scritto la maggior parte di questi brani per oud, che sento come strumento blues. Non ha tasti, così è come una chitarra slide, in un certo senso». Nella formazione di Snarky Puppy si trovano i chitarristi Bob Lanzetti e Chris McQueen, Roosevelt Collier -talento della pedal steel-, i percussionisti André Ferrari, originale musicista della formazione folk svedese Väsen, Weedie Braimah dal Ghana, Keita Ogawa originario di Nagasaki e Jamey Haddad che ha lavorato per molto tempo con Sting e Paul Simon. E veniamo alle otto tracce, tra le quali colpiscono in modo particolare la prima “All the way home”, in cui l’oud si incrocia magicamente con il flusso vocale ed estremamente percussivo del linguaggio creolo di Malika Tirolien. Ancora, in “Bòd Lanmè Pa Wen” oud e dobro si intrecciano con i cori. In “Don’t do it” la Metropol Orkest si inserisce con gli arrangiamenti curati da Jules Buckley, in cui tratteggia una colonna sonora. “Fanm” canta la potenza delle donne e si apre in modo suggestivo con cori e percussioni che si rincorrono insieme al flusso di archi e si conclude con un bel solo al dobro. “Réparasyons”, scritta da Malyka Tirolien, ispirata al gwo-ka, un ritmo della sua isola natale, affronta il problema del risarcimento delle perdite umane dovute al colonialismo. La traccia di chiusura, “La maison en feu”, è un brano complesso e drammatico, la cui immagine lirica è quella di un uomo seduto dentro una casa che brucia, apatico, che ha ispirato l’immagine di copertina. In “What heat” la voce strabiliante della cantante e autrice guadeloupiana, dall’estensione degna di nota, imprime al contempo espressività e ritmo e si muove con padronanza tra complesse ritmiche e l’impatto gigantesco dell’orchestra. Queste forze agiscono in parallelo e in potente sinergia in bilico tra potenza e delicatezza e ritmi rutilanti. “What heat” è un mosaico originale, di tutto rispetto, abbondante nelle sonorità. Merita un ascolto approfondito per coglierne i complessi, suggestivi aspetti. 


Carla Visca

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