Sapeva catturare e restituire in musica la pace di una foresta, così come una danza di guerrieri. Ayub Ogada è stato un sensibile ambasciatore in tutto il mondo della lira a otto corde nyatiti e della cultura luo. Purtroppo è morto a 63 anni il primo febbraio 2019. Fin dai tempi delle scuole secondarie, con la musica sapeva fermare il tempo e annunciare la pioggia. Proprio a questa canzone,”Kothbiro” (poi inserita nella colonna sonora di “The Constant Gardener” nel 2005), ha fatto riferimento Peter Gabriel nel ricordarlo:
“Nei primi anni in cui demmo vita al festival WOMAD e alla Real World Records erano molte le persone che dicevano di non essere interessate ad ascoltare musiche da altre culture. Quando cercavo di convincerli proponevo loro Ayub che cantava ‘Kothbiro’ ed funzionava sempre”.
Nel catalogo Real World dei primi anni Novanta c’era spazio sia per artisti già affermati nel proprio Paese, sia per chi, in Europa, spesso praticava la propria arte come buskerr: Toto la Momposina, Abdelli, Adbel Ali Slimani…
A questa seconda pattuglia apparteneva anche Ayub Ogada. Nato con il nome di Job Seda a Mombasa (Kenya), nel 1979 era stato fra i fondatori dell’African Heritage Band, con cui ha registrato due album (“Niko Saikini” and “Handas”), un mix di melodie tradizionali e influenze rock e soul adatte ai programmi radio e ai tour internazionali. Dal 1986 si era trasferito in Inghilterra e la sua musica ha contribuito ad illuminare le fermate delle linee Northern e Victoria della metropolitana di Londra. La svolta avvenne nel 1988 con l’invito a salire per una decina di minuti su uno dei palchi del festival WOMAD a Cornwall. La defezione di un altro gruppo fece sì che il suo divenisse un vero e proprio concerto e che Peter Gabriel ne rimanesse colpito, inserendolo fra gli artisti che di lì a poco avrebbero cominciato a registrare per la Real World Records. L’etichetta di Box pubblicò nel 1993 il suo primo album solo “En Mano Kuoyo”. Hanno fatto seguito due album: “Tanguru” (Intuition - Amiata) nel 1998 e “Kodhi: Trevor Warren's Adventures with Ayub Ogada” (Long Tale Recordings) nel 2015.
Forse questa registrazione del 1995 di “Wa Winjigo Ero” nella Wood Room dei Real World Studios è quella che meglio permette di apprezzare il suo modo di suonare e di combinare percussioni e lira. Del suo strumento, la lira nyatiti, amava dire:
“Quando cominci a suonare uno istrumento è come se ti sposassi. A lei non piace che tu suoni altri strumenti. Quando cominci a suonarla è come se firmassi un contratto e devi rispettarlo. E a me sta bene, sono felicemente sposato”. Anche in virtù di questo rispetto per il proprio strumento ha sempre sostenuto che “Non mi va il sampling, non mi va he qualcuno faccia sampling del suono della nyatiti e poi cominci a suonarci con le tastiere. Ma sono disponibile a controllare e far suonare le tastiere utilizzando la mia nyatiti!”.
Possiamo ascoltare la sua musica anche in film come “I Dreamed of Africa” (2000), “Samsara” (2011) e “The Good Lie” (2014) e per le colonne sonore delle serie “Long Way Round”, “Long Way Down” della BBC e “The Philanthropist” della NBC. Come attore, col suo nome di battesimo,
Job Seda, interpreta il ruolo di un guerriero masai in “Out of Africa” (1985) ed ha un ruolo in “The Kitchen Toto” (1987).
Non vedeva di buon occhio i recenti sviluppi politici in Kenya, dove era tornato a vivere:
“Il mio Paese è l’Africa. Anzi, a ben vedere il mio Paese è il mondo. La storia si sta ripetendo e si cerca di assegnare le persone a posti specifici. Io mi rifiuto di venire assegnato ad un posto. Per la maggior parte, viviamo in Paesi che sono stati rubati. L’America è stata rubata. Il Canada è stato rubato. L’Australia è stata rubata. Ma noi siamo le popolazioni originarie, le popolazioni indigene e continuiamo ad avere la nostra forza”.
Alessio Surian