Michelangelo Ricci – Questo lo so (Autoproduzioni Artisti Associati, 2018)

Noto per aver curato la regia di diverse edizione della Rassegna del Club Tenco, Michelangelo Ricci è un artista eclettico in grado di attraversare forme d’arte differenti, spaziando dal teatro alla canzone d’autore, come dimostra la sua intensa attività con quella fucina creativa che è il “Teatro Dell’Assedio”, compagnia e scuola di teatro, con la quale porta in scena sorprendenti spettacoli di avanguardia. Non ci sorprende, dunque, scoprirlo al debutto nelle vesti di cantautore con “Questo lo so”, opera prima che mette in fila dodici brani, nati nel corso di diversi anni in cui le sue canzoni hanno accompagnato le sue creazioni per il teatro, diventandone uno dei tratti distintivi. Come si legge nella presentazione questo album è “un punto d'arrivo e una partenza” in quanto l’autore si riappropria delle sue composizioni, riarrangiandole e registrandole in completa solitudine nella sua casa studio della Verruca, immersa in un bosco. Ricci maneggia la canzone d’autore con la cura di un artigiano e un approccio tanto originale quanto trasversale, dando vita a ballate ora pungenti e ora dense di lirismo che sfuggono agli stilemi del genere. Quasi fossero monologhi in musica, queste canzoni rapiscono letteralmente ascolto dopo ascolto, con la voce intensa e teatrale dell’autore che spazia dal canto alla forma recitata in completa libertà. Durante l’ascolto si attraversano ritratti di personaggi di una umanità contemporanea di splendidi perdenti (“Meno Down”, “La Figlia”, “Gemellini” e “Il Sindaco”) e storie raccontate con tagliente ironia (“Mozzo”, “Bar Sirena” e “La fiera della sera”) intercalati da spaccati introspettivi (“Questo lo so”) e incursioni nella poesia più pura (“La canzone del Cambi” e “Amanti”), fino a giungere alla conclusiva “Il globo industriale” che, a buon diritto, può essere considerato il brano più bello del disco. Insomma, “Questo lo so” è un lavoro di pregio tanto dal punto di vista del concept, quanto da quello del songwriting e, poco importa, se di tanto in tanto fanno capolino imperfezioni e arrangiamenti un po’ datati perché quello che resta è la bellezza e la sincerità di queste canzoni. 


Salvatore Esposito

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