Mariachi Reyna de Los Ángeles – Mariachi Reyna de Los Ángeles (Smithsonian Folkways, 2018)

Nasce nel 1994 nella Città degli Angeli, questo ensemble di undici mujeres che se non è proprio una rarità, di certo qualcosa di non molto frequente oltre il confine messicano: un intero gruppo vocale e strumentale femminile, dedito alla musica mariachi, il repertorio di solito associato a modelli maschili, anche piuttosto macho. Dietro la loro origine c’è José Hernández, musicista, compositore e cultore della heritage music messicana, fondatore e direttore del gruppo Mariachi Sol de México, proprietario di un ristorante a South El Monte (è il “Cielito Lindo”, naturalmente!), nell’est di Los Angeles, dove sistematicamente si esibiscono i suoi Sol de México ma anche le Reyna de Los Angeles. Quando nei primi anni ’90 del secolo scorso avviò classi di musica mariachi nella scuola pubblica, Hernandez si ritrovò con almeno la metà degli allievi che erano ragazze. Dal progredire di quella esperienza didattica, si è sviluppata una band che è fortemente cresciuta sia artisticamente sia di fama, imponendosi al vasto pubblico, fino a ricevere nomination per il Grammy latino americano nel 2009 per il disco “Compañeras” e, nel 2014, per “Entre Mariachi y Corazón”. Il nome che si sono date è un omaggio a Lola Bertràn, la “reina” della ranchera, scomparsa nel 1996. Ora le Mariachi Reyna de Los Ángeles sono di nuovo sulla scena discografica, scritturate dalla prestigiosa label Smithsonian Folkways, per presentare il loro nuovo disco, prodotto in un pregevole packaging, completo di un libretto di 44 pagine, che va lodato perché documenta la storia della band (l’introduzione è del co-produttore Daniel e. Sheehy), la fotografa (ci sono diversi splendidi scatti) e consente di acquisire le coordinate per l’ascolto dei dodici brani che compongono l’album eponimo. Non secondaria anche la copertina, in cui è proposto un particolare di un’opera del muralista Juan Solis, messicano residente a LA. Sfavillano chitarre, violini, guitarrón, vihuela, trombe, sono una delizia le armonizzazioni vocali; siamo di fronte a un lavoro appetibile ed alto tasso di gradevolezza. Nonostante presenti passaggi anche troppo levigati, è suonato con pathos e freschezza, lirismo e abilità strumentale. Quando si parla di musica mariachi, non ci sono mezze misure: la sia ama o la si odia. Vi invitiamo a fare la conoscenza con Mariachi Reyna de Los Angeles, è di buon auspicio l’iniziale son jalisciense “El pitayero”, mentre tra gli episodi migliori, segnaliamo il ritmo di polka della cancíon ranchera “Ingratos ojos míos” e gli huapanego “A la Luz de los Cocuyos” e “Querreque”. Que vivan las mujeres! 


Ciro De Rosa

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