Stefano Bagnoli – Rimbaud (Tûk Music, 2018)

Batterista tra i più apprezzati della scena jazz italiana, Stefano Bagnoli vanta un articolato percorso formativo ed artistico che lo ha condotto a mettere in fila una lunga serie di prestigiose collaborazioni tra cui vanno menzionate come quella con il trio di Dino Rubino e del suo progetto “Zenzi” del 2012 dedicato a Miriam Makeba e la più recente con Paolo Fresu nel Devil Quartet. Proprio il trombettista sardo con la sua etichetta Tûk Music tiene a battesimo il suo nuovo album “Rimbaud”, primo album inciso in completa solitudine dal batterista che abilmente si detreggia tra pianoforte, tastiere, vibrafono, contrabbasso ed elettronica, con l’eccezione di un cameo finale di Umberto Petrin che in ‘Rimbaud Reprise’ recita una frase del poeta francese: “ho teso corde da campanile a campanile, ghirlande da finestra a finestra, catene d’oro da stella a stella, e danzo”. Proprio questi veri che racchiudono la malinconica serenità della vita c’è la chiave di lettura di questo splendido disco che propone una brillante rilettura in musica della vicenda di Arthur Rimbaud, poeta maledetto per definizione, considerato uno dei più grandi autori dell’Ottocento. Partendo dalle emozioni suscitate dalla lettura delle liriche del poeta francese, la cui portata immaginifica e visionaria può essere paragonata a quella di grandi del jazz come Charlie Parker, Thelonious Monk e Louis Armstrong, Bagnoli ha dato vita a diciassette brani che, nel loro insieme, rimandano ad alcuni avvenimenti chiave della vita di Rimbaud. Il risultato è un ritratto appassionato declinato tra momenti in cui a dominare è la potenza evocativa della melodia e spaccati più concitati che rimandano all’inquietudine e alla sofferenza, il tutto impreziosito da una scrittura brillante e moderna. Aperto e chiuso dal magnifico brano omonimo tutto giocato sul dialogo tra pianoforte, percussioni ed elettronica, il disco si svela in tutto il suo fascino con brani come “Assenzio”, “Suole di ventro”, “Io è un altro” e “Veggente” trovando il suo vertice in “Verlaine” ed “Eternità” due composizioni di alto profilo nelle quali emerge tutta l’originalità della scrittura di Bagnoli. Assolutamente consigliato! 


Salvatore Esposito

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