Teresa De Sio – Teresa Canta Pino (Teresa De Sio e Sosia & Pistoia/Universal Music, 2017)

A cinque anni di distanza da “Tutto Cambia”, Teresa De Sio torna con “Teresa canta Pino”, personale omaggio all’indimenticato Pino Daniele e al suo repertorio da cui ha selezionato e riletto quindici brani, calandoli nel suo immaginario sonoro dove le radici della musica popolare incontrano il rock. Il risultato è un album nel quale risaltano non solo le doti interpretative della cantante napoletana, ma anche la sua capacità di introiettare questi brani riportando alla luce l’anima partenopea che da sempre li pervade. Abbiamo intervistato Teresa De Sio per approfondire la genesi e le motivazioni alla base di questo disco, senza dimenticare le recenti esperienze in ambito letterario e qualche anticipazione sul prossimo tour. 

Com’è nata l’idea di realizzare “Teresa Canta Pino” con cui omaggi il compianto Pino Daniele scomparso prematuramente due anni fa?
Ho cominciato a pensare a questo progetto due anni fa, subito dopo la scomparsa di Pino, però ho trattenuto dentro di me questa idea in quanto pensavo che lavorare subito su un disco del genere avrebbe fatto avere sopravvento all’emotività. Sarebbe diventato qualcosa di molto emotivo che sarebbe stato difficile gestire e probabilmente qualcuno avrebbe potuto equivocare sulla sua natura, se fosse uscito subito dopo la sua morte. Quindi ho dovuto frenare questo desiderio di rendergli omaggio, ma ora sentivo che era arrivato il momento di poterlo realizzare, e così ha preso vita in maniera quasi spontanea. Mi sembrava la cosa giusta da fare, senza alcun retroscena. Per me è un disco devozionale per un grande artista che è stato un’apripista.

Tre anni fa avete avuto modo di incontrarvi anche sul palco del Palapartenope, e in quella circostanza avete anche duettato…
Era un po’ di tempo che ci eravamo allontanati, non per motivi particolari ma solo per le rispettive strade musicali avevano preso direzioni diverse con lui sempre più orientato verso il blues e il jazz ed io invece legata al folk-rock. Nel 2014 Pino mi chiamò per partecipare a questi cinque concerti e sono stata molto contenta, così come lui del fatto che io abbia accetto. Quella è stata l’ultima volta che siamo stati insieme sul palco. Furono concerti bellissimi con tantissima gente durante i quali abbiamo suonato insieme “Napule è”, “QuannoChiove” e “Voglia ‘e turnà”.

La vostra collaborazione ha radici lontane nel tempo….
Ci siamo incontrati durante le registrazioni del mio primo album solista “Sulla terra sulla luna”. Pino venne in studio ad ascoltare cosa stessi facendo perché aveva sentito che c’era questa ragazza che stava scrivendo brani in napoletano. Lui era già popolare perché aveva pubblicato “Terra Mia” e forse anche “Nero a metà”. In quell’occasione nacque anche la nostra amicizia e scrisse per me “Nanninella” che inserii in quel disco.

In quell’album suonavano anche Ernesto Vitolo, Gigi De Rienzo e Robert Fix…
Loro sono stati il mio gruppo per anni. Erano i musicisti di Pino e in qualche modo ce li siamo scambiati per molto tempo.

Come ha selezionato i brani da rileggere in “Teresa Canta Pino”?
E’ stato un lavoro complesso perché la produzione di Pino è immensa. Alla fine ho scelto i brani legati più alla scrittura e alle radici napoletane. L’unico brano in italiano presente è “Un angolo di cielo” che però è talmente bello che non potevo assolutamente lasciare fuori. Per altro è anche un pezzo poco conosciuto e mi faceva piacere rivalutare questa perla. Ovviamente ho scelto anche tra le canzoni che mi piacevano di più ed anche naturalmente tra quelle che ho pensato di interpretare meglio e che in qualche modo potessi portare nel mio universo musicale.

Come si è indirizzato il lavoro in fase di arrangiamento?
Gli arrangiamenti sono stati curati da me e da Sasà Flauto. L’idea di base è stata essenzialmente quella di mantenere intatta tutta la scrittura e le melodie di Pino, in alcuni casi ho ripreso anche i riff più famosi ma riportando tutto nel mio mondo sonoro ed interpretativo. Non avrebbe avuto senso rifare i brani nella loro versione originale. Ci sono decine di band che suonano i brani di Pino Daniele uguali a come li aveva registrati lui, ma quella era una strada che non interessava né a me né a nessuno. Volevo rileggere quelle canzoni con il mio approccio sonoro di oggi, quello che porto sul palco che ha le radici ben piantate nel mondo popolare ma è anche rock perché la mia indole è stata sempre così. E’ anche contaminato dall’hip hop perché è indispensabile mischiare la propria musica oggi e con il reggae perché è uno dei generi in cui mi sono formata. Quando ho cominciato trent’anni fa, Bob Marley era uno dei miei spiriti guida. Ho cercato di mettere in questo disco tutto quello che sono a servizio della scrittura di un grande cantautore come Pino Daniele.

Nel disco è presente un brano inedito “’O Jammone”…
Nell’album sono presenti quindici brani di Pino e uno firmato da me che è appunto “’O Jammone” che ho voluto dedicargli. Il titolo in parlesia, il linguaggio segreto dei musicisti napoletani, vuol dire il boss, il capo banda, il gallo che canta e sveglia il mondo. In questo senso è significativa la coperta che ritrae un gallo appunto e una gallina, ovvero io e Pino. E’ un allusione al mondo popolare ed anche al fatto che per un periodo a Napoli ci chiamavano il Re e la Regina.

In programma avevate anche di realizzare un disco insieme…
L’idea era nata in quel periodo in cui facemmo i cinque concerti al Palapartenope a Napoli e lui pensava di fare la stessa cosa però con una grande orchestra per dare vita ad uno spettacolo gratuito da offrire alla città. C’erano tanti progetti ma poi è andata in un altro modo.

Parallelamente all’attività musicale, ha dato alle stampe anche due libri “Metti il diavolo a ballare” e il più recente “L’attentissima” diventati la base per reading a metà tra concerto e narrazione…
L’esperienza dei reading è nata con “Metti il diavolo a ballare” ed è proseguita con “L’attentissima” in collaborazione con Valerio Corzani che, oltre ad essere un bravissimo musicista è anche un dj ed un apprezzato giornalista. Lui era la persona più adatta a creare insieme a me questo tappeto sonoro elettronico e strumentale su cui poi leggevo ogni sera parti del libro.

Ci può parlare di questo suo incontro con la scrittura?
La scrittura è entrata nella mia vita e spero tanto di non farla andare più via perché è stata una nuova esperienza, un ampliamento interiore ed anche delle possibilità espressive. Scrivere canzoni significa adoperare il massimo del linguaggio sintetico non solo perché devi dire tutto in tre minuti ma anche perché devi far collimare l’approccio letterario con quello musicale, cosa che non è la più facile di tutte. Scrivere una buona canzone è cosa difficile. Scrivere un romanzo vuol dire entrare in una laguna, in un mare aperto, in un luogo dove si può navigare a vista per settimane, mesi. Mentre si naviga si aprono, mondi, universi, scopri personaggi che non sapevi di conoscere il girono prima, li metti a camminare nel mondo o a nuotare con te. 

“Teresa canta Pino” è il primo disco senza Maria Laura Giulietti che da lungo tempo era al suo fianco…
E’ il primo disco in tutta la mia vita senza Maria Laura al mio fianco. Però ho voluto dedicarlo a lei ed alla sua allegria, al lavoro strepitoso che ha fatto per me in tutti questi anni. Posso dire che sono una persona molto pigra e se non fosse stato per lei che mi ha spronato sempre ad andare avanti a fare, a fare, sarei stata molto lenta. Lei è stata una grande giornalista, ha curato programmi radiofonici storici come Popoff e Stereonotte, ha prodotto dischi. Chiunque l’ha conosciuta sa bene che era una persona fantastica, divertente, intelligentissima. Per me è stata una grande e dolorosa perdita. Era una persona importantissima per la mia vita e per il mio lavoro. 

Il concept di “Teresa Canta Pino” sarà anche alla base dei concerti?
Farò sicuramente uno spettacolo tematico, nel senso che il centro del concerto sarà dedicato a “Teresa canta Pino”. Ovviamente ci saranno anche dei brani miei in modo da creare una sorta di racconto tra le mie e le sue canzoni. Il tour comincerà da Napoli a marzo, ci stiamo lavorando e tra qualche tempo diffonderemo il calendario che andrà avanti fino all’estate.


Teresa De Sio – Teresa Canta Pino (Teresa De Sio e Sosia & Pistoia/Universal Music, 2017)
Il divertissement del gallo e della gallina ritratti in copertina, racchiude una storia dalle radici lontane nel tempo. La storia di un’amicizia mai interrotta, quella tra Pino Daniele e Teresa De Sio, nata agli inizi degli anni Ottanta durante la registrazione del disco di debutto come solista di quest’ultima. Pur percorrendo sentieri differenti nel mondo della musica, i due artisti negli anni sono rimasti sempre in contatto per ritrovarsi insieme sul palco tre anni fa per cinque concerti al Palapartenope, poco prima della prematura scomparsa del cantautore napoletano. A due anni di distanza da questo tragico evento, Teresa De Sio ha voluto rendere omaggio al suo amico e collega con un disco nel quale ne rilegge quindici brani del suo repertorio con l’aggiunta di un inedito autografo. Registrato presso il Sunrise Studio Roma e prodotto da Sasà Flauto (chitarra acustica, elettrica, mandolino, banjo, ukulele), l’album vede la partecipazione di un ampio cast di strumentisti composto da  Francesco Santalucia (pianoforte, keyboards), Pasquale Angelini (drums), Vittorio Longobardi (basso, contrabbasso), H.E.R. (violino), Fiore Benigni (organetto), Gennaro Della Monica (violoncello), Luisiana Lorusso (violino), Rita Turrisi (viola), Sandro Deidda (sax tenore e sax contralto), Roberto Schiano (trombone), e Giancarlo Ciminelli (tromba, flicorno). Aperto dalla trascinante rilettura di “’O Scarrafone”, il disco ci regala subito uno dei suoi vertici con “Bella ‘mbriana” di cui l’interpretazione della De Sio ne esaltata la trama popolare. Se “Je So’ Pazza” riscrive in forma di pizzica pizzica “Je So’ Pazzo”, la successiva “Lazzari Felici” vive una nuova vita attraverso un arrangiamento meno malinconico dell’orignale. Il divertissement “Serenata a fronn’e limone” tra hip hop ed echi neomelodici ci introduce alla intensa versione di “Quanno chiove” in cui fa capolino anche la voce dello stesso Pino Daniele, al quale è dedicato il brano successivo “’O Jammone”, un ricorso senza retorica di un grande musicista innestato su un groove dub ballabile.  La struggente “Notte che se ne va” e il bel duetto in chiave reggae con Niccolò Fabi” in “Un angolo di cielo” aprono la strada al gustoso trittico “Fatte ‘na pizza” e “Chi Tene ‘O Mare” e “Ninnananinnanoè”. “Tutta n’ata storia” ci conduce verso il finale con le splendide versioni di “Alleria” e “Viento” e la conclusiva “Napul’è” con protagonista il coro dei ragazzi dell’Istituto Melissa Bassi di Scampia. 


Salvatore Esposito

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