Luca Aquino & Jordanian National Orchestra – Petra (Talal Abu-Ghazaleh International Records, 2016)

L’eccellente strumentista e compositore beneventano Luca Aquino è un musicista che in anni recenti si è conquistata una fama di artista onnivoro, abile nel misurarsi con repertori collocati al di fuori dell’universo ascrivibile al mainstream jazz, fortemente influenzato fin da giovane dalla ‘lezione’ di Jon Hassell. Non nuovo ad avventurarsi in luoghi storici d’eccezione che possano partecipare al suono con la loro acustica naturale e con i loro riverberi sonori (in passato ha inciso nella chiesa di Sant’Agostino di Benevento e in un hammam di Skopje), eccolo suonare dal vivo a Siq al-Barid, conosciuto come Petra, il sito archeologico nabateo in Giordania, architetture notevoli scavate dentro la roccia: una delle meraviglie del mondo. I proventi del disco, che accende i riflettori sull’imponenza culturale di Petra, saranno devoluti all’organismo nazionale giordano che gestisce il sito archeologico e alla Jordanian National Orchestra Association, organizzazione non-profit che sostiene l’orchestra giordana. Nel presentare il suo nuovo progetto – realizzato con la collaborazione dell’etichetta Tag-Org, creata per l’occasione dall’esperto di diritto d’autore Talal Abu-Ghazaleh, grande appassionato di musica, e con il patrocinio dell’Unesco, a sostegno della campagna #Unite4Heritage rivolta alla tutela dei beni archeologici e artistici, danneggiati dai ‘fondamentalismi’– che lo vede accanto a un ensemble internazionale costituito dagli italiani Carmine Ioanna (fisarmonica) e Sergio Casale (flauto e arrangiamenti), la tedesca Anna Maria Matuszczak (violino), l’armeno Vardan Petrosyan (viola), il siriano Bassem Al Jaber (contrabbasso),  il romeno Laurentiu Baciu, lo statunitense di New Orleans Brad Broomfield (percussioni), il quarantaduenne Aquino (tromba, flicorno, fischio) dice: 
«Registrare un album in Giordania tra i colori del deserto e i riverberi del sito archeologico di Petra, è un sogno inseguito per anni e finalmente realizzato. Un'esperienza mistica, condivisa con un fantastico organico cosmopolita, proveniente da culture e nazionalità apparentemente lontane che, unite dall'urgenza espressiva della musica, hanno dato vita ad un sound che soffia luce dai minareti, sorvola la mia bella Benevento e punta dritto a New Orleans». Messa così, la produzione realizzata nel sito del regno hashemita, terra di mezzo tra le atrocità coloniali e securitarie di Israele e la tragedia della Siria e dell’Iraq, sembra godere di un’aura di maestosa unicità. L’effetto seppia della foto di copertina mostra l’essenzialità dell’amplificazione, la semplice tenda posta a copertura per il concerto svoltosi in quel luogo d’incanto, di valore inestimabile, il 23 luglio 2016. Dei nove titoli, sette originali e un brano già noto (“Aqustico”) sono firmati dallo stesso Aquino e arrangiati con Sergio Casale, mentre “Smile” è di Charlie Chaplin. La musica evoca natura, città e genti della Giordania: scorriamo le tracce “Dead Sea Moon”, “Petra”, “Wadi Rum”, “Baciu”, “Bedouin Blues 3.0”, “Ninna nanna x PG” e “Amman”. Il calore lirico dei fiati del musicista sannita, dal tratto riflessivo ed elegante, assorbe le emozioni suscitate dai colori dell’antica città giordana trovando sponda nei notevoli solisti dell’ensemble nella costruzione di una partitura corale, che si distende tra jazz e altri sapori musicali, conservando l’organicità e la compattezza di pensiero sonoro. 


Ciro De Rosa

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