Almamegretta – EnnEnne (Sanacore Records/Goodfellas, 2016)

Nati tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, gli Almamegretta, nell’arco di quasi trent’anni di attività, sono riusciti ad evolvere continuamente il loro approccio stilistico, conservando intatto il loro marchio di fabbrica sonoro. Quell’intreccio tra dub, reggae ed echi della tradizione musicale partenopea ha resistito alla prova del tempo, evolvendosi e muovendosi di pari passo alla continua ricerca di nuove frontiere da esplorare. Tutto questo ha rappresentato l’unicità del gruppo napoletano, nella schiera di band italiane esplose negli anni Novanta, e gli ha consentito di resistere alla prova del tempo. In questo senso i vari cambi di line-up non sono stati il tentativo di tenere in vita un marchio, ma piuttosto la linfa vitale e le tappe evolutive di un percorso artistico straordinario passato attraverso dischi dalla potenza incendiaria come “Animamigrante” e “Sanacore”, proseguito con gioielli come “Lingo” fino al più recente “Controra”, che ha segnato il rientro in formazione di Raiz e la (poco fortunata) partecipazione al Festival di Sanremo. A tre anni da quest’ultimo gli Almamegretta hanno dato alle stampe il loro dodicesimo album “EnnEnne” che già nel titolo, preso in prestito dall’acronimo di Nescio Nomen utilizzato per registrare all’anagrafe chi nasceva da genitori ignoti, rimanda tanto alla natura meticcia della loro espressione musicale, quanto all’esigenza di raccontare il Sud, e Napoli in particolare, come incontro e scontro tra lingue, suoni e culture differenti. Finalista all’ultima edizione delle Targhe Tenco come miglior album in dialetto, il disco è stato arrangiato da Paolo Polcari e mixato da Adrian Sherwood (già con gli Almamegretta in “Sanacore”, e vede il nucleo storico composto da Raiz (voce), Gennaro “T” Tesone (batteria) e Paolo “Pablo” Polcari (tastiere), integrato dagli immancabili Federico “Fefo” Forconi (chitarra), Mario “4Mix” Formisano (basso), Salvatore Zannella (percussioni), Albino D’Amato (live dubbing), ed arricchito da alcuni featuring d’eccezione come Adriano Viterbini e Michele Montefusco (chitarre), Paolo Baldini (basso), Maurizio Capone (percussioni) e le voci dell’indimenticato Carlo D’Angiò, Cristina Donadio, Lucariello e della talentuosa cantante casertana Wena (backing vocals). Ad aprire il disco è il dub sinuoso di “On The Run” nella quale la voce di Raiz ci svela il ritratto di una Napoli che resiste per vincere le sue guerre quotidiane. Si prosegue con la splendida rilettura in levare di “Ciucculatina d’a ferrovia” di Nino D’Angelo, storia di una giovane donna che vende le sigarette di contrabbando vicino alla stazione centrale. Se “Scatulune” ci riporta alla memoria certi spaccati sonori degli esordi, sospesa tra il mandolino della tradizione partenopea e le esplorazioni del dub, la successiva “O’ssaje comm’è”, primo singolo estratto è un omaggio al sound del Neapolitan Power e dei Napoli Centrale di James Senese. Uno dei vertici del disco arriva con “Curre Core” la cui linea melodica in crescendo si snoda attraverso l’intreccio tra le ritmiche in levare e il pianoforte in cui si staglia intensa la voce di Raiz, portandoci dritto al regalo fatto ai Massive Attack con “Karmakoma – The Napoli Trip”. “Votta a passà” ci regala un altro ritratto di una Napoli in cerca di riscatto con la complicità della voce recitante di Cristina Donadio e quelle delle alunne del Liceo Elsa Morante di Scampia. “Tiempo Niro” ci regala un ben duetto tra le voci di Raiz e quella di Lucariello, mentre la vera perla del disco arriva con la tammurriata dub “Musica Popolare”, in cui spicca la partecipazione di Carlo D’Angiò, fondatore de la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Verso il finale il disco ci regala la gustosa ballad in levare “Gimmeurlove” e l’affascinante blues de “’A Gente) nata dalla collaborazione con il giovane producer Danilo Turco. La versione in vinile, aggiunge al disco un 7” con “Curre Core” nella versione AMS Dub e l’inedito “Enne dub”, che dal punto di vista sonoro completano idealmente l’album, rappresentandone la chiave di volta nascosta. “EnnEnne” è, dunque, un lavoro intenso e musicalmente ricchissimo, nel quale il passato, il presente e il futuro della band napoletana sembrano incontrarsi tra le trame di una ricerca sonora sempre ricca di belle intuizioni e sorprese. 


Salvatore Esposito

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