Zoe Pia – Shardana (Caligola Records/I.R.D., 2016)

Giovane e talentuosa clarinettista e compositrice sarda, Zoe Pia vanta una solida formazione spesa tra i Conservatori di Cagliari e Rovigo e numerosi seminari, e un altrettanto intenso percorso artistico che l’ha vista impegnata per quattro anni nel Campari Tour, nel 2009 nel Nastro Azzurro Tour ed infine anche in diverse esperienze all’estero. Vincitrice del Premio internazionale di partiture non convenzionali “Musica con vista”, la musicista sarda ha recentemente dato alle stampe “Shardana”, il suo album di debutto, un omaggio alla storie, ai suoni e alle tradizioni della Sardegna. Abbiamo intervistato Zoe Pia per farci raccontare dalla sua viva voce la genesi e le ispirazioni di questa sua opera prima. 

Partiamo da lontano, ci puoi parlare del tuo percorso formativo?
Sin dall'infanzia sono cresciuta in mezzo agli strumenti musicali perché mio padre Marco è un polistrumentista creativo innamorato della musica, nonché fonico. Abbiamo ancora in casa la “stanza degli strumenti musicali” dove da piccoli ci divertivamo, sia io che mio fratello, a giocare con la musica.  Ho iniziato a suonare il clarinetto alla banda di Mogoro all'età di otto anni, dopo averlo trovato sotto l'albero di Natale. Successivamente, al Conservatorio di Cagliari, il mio Maestro Alessandro Travaglini me ne ha fatto innamorare totalmente. Una volta conseguito il diploma in strumento son partita a Rovigo per una serie di bienni di specializzazione, quattro anni di composizione, un Erasmus al Conservatorio Superiore di Murcia, un corso annuale di imprenditoria musicale all'Accademia Teatro Alla Scala di Milano, diversi seminari estivi quali Accademia Chigiana di Siena, Siena Jazz e Nuoro Jazz oltre a una serie di esperienze professionali in diversi ambiti musicali che hanno accresciuto il mio bagaglio culturale.

Quali sono state le tue principali esperienze artistiche?
Le esperienze professionali sono state numerose e varie. Son partita con la musica classica, ho suonato con orchestre lirico-sinfoniche e in ensemble di musica da camera eseguendo repertori classici e contemporanei. Ho avuto l'onore di poter suonare come solista accompagnata dall'orchestra il Concerto K 622 di Mozart. E' capitato quasi per gioco di esplorare il mondo dell'elettronica ed è iniziata una serie di performance per importanti marchi quali Campari, Nastro Azzurro, Mercedes e Bulgari. Sono stata project manager per il Conservatorio di Rovigo e numerose associazioni di settore. Non sono mancate di certo le combo jazz con svariati progetti satellite che hanno permesso di conoscere diversi ambiti di questo meraviglioso mondo che mi ha portato al primo album: “Shardana”. Tra i tanti ho avuto l’onore di suonare a fianco di: A.Curran, S.Bernstein, B.Biriaco, R.Rogers, F. Di Castri, T. Tracanna, M.Ottolini, N.Gori, M.Tamburini, B.Ferra, V.Vasi, D.Cecchini, V.Corvino, M.Tonolo, S.Senni, M.Morganti, R.Truesdell, L.Mannutza, L.Kranzelbinder.

Come nasce il tuo disco di debutto “Shardana”?
“Shardana” nasce come un progetto di ricerca importante, durato quasi quattro anni e iniziato con un elaborato di project management per il Conservatorio di Rovigo intitolato “Comporre con i Suoni del Polesine”. Li è nata l'esigenza di valorizzazione della musica contemporanea e di sperimentare l'incontro tra linguaggi differenti utilizzando la tecnica della soundscape composition. Questa tecnica americana prevede la raccolta dei suoni autentici dei territori e per questo ho deciso di estendere il progetto alla Sardegna. Attraverso una serie di indagini legate alla storia, all'archeologia e ai miti della mia isola sono arrivata ad avere una varietà di materiali e stimoli ideali per le composizioni originali del disco “Shardana”. 

Le tue composizioni sono fortemente radicate nella cultura e nella tradizione sarda. Quali sono stati i tuoi riferimenti in questo senso?
Ho voluto raccontare in musica ciò che più mi ha entusiasmato e mi appartiene. La Sardegna ha una quantità inestimabile di diramazioni musicali legati alla tradizione e io essendo sarda ho sentito in primis quelli del mio paese Mogoro che sin da piccola ho vissuto intensamente suonando nella banda musicale. 

A livello musicale quali sono le principali ispirazioni alla base delle tue composizioni?
Sicuramente la musica contemporanea mi ha sempre entusiasmato, così come l'etnomusicologia e quindi il jazz. Una forte curiosità rispetto alle civiltà e alla sperimentazione mi ha fatto avvicinare molto ad una pluralità di generi. Vivere i concerti come protagonista o come pubblico e le riflessioni sulle dinamiche derivanti mi hanno portata a voler iniziare a studiare composizione e quindi a scrivere musica. “Shardana” disco infatti ha stimolato la creazione di “Shardana” partitura “a vista” grazie alla quale tra l'altro ho avuto un importante Riconoscimento di Merito all'International Prize for Competition for Non-Conventional Score Music Writing di Lucca. Si tratta di una partitura creata con la tecnica dell'alea controllata, ispirata alla navicella shardana o nuragica e consta di una serie di simbologie e numeri incisi sul sughero.

Quanto ti ha influenzato la musica tradizionale della tua terra?
La musica tradizionale della mia terra è molto varia, ogni zona ha delle caratteristiche ben precise e distinguibili molto affascinanti. Il mio percorso di vita, di studio e di esperienze professionali ha influenzato le composizioni. Vivere i luoghi e immaginare le leggende ad essi correlate, sognare la magnificenza della tribù degli Shardana e vederne nei miei conterranei il possibile connubio ha dato molti stimoli. 

Come sei riuscita ad integrare le registrazioni in soundscape con le tue composizioni?
I paesaggi sonori racchiusi in “Shardana” hanno determinato la composizione di tutto l'album. C'è stato un importante coinvolgimento e un grande entusiasmo già a partire da questa fase del progetto. Cercare, raccogliere e quindi documentare i suoni autentici prescelti, nella campagna di registrazioni audio condotta con Roberto De Nittis, hanno mosso un'infinità di emozioni e stimoli creativi che hanno permesso di creare le composizioni con grande fluidità. Due titoli del disco racchiudono unicamente elementi di soundscape.

Come hai scelto i musicisti che ti hanno accompagnato in questa nuova avventura?
Ho scelto Roberto De Nittis perchè è un pianista eccezionale e lui ha seguito e segue da vicino tutte le fasi del progetto. Sebastian Mannutza al violino e batteria è originario di Cagliari ed è un gran professionista. Glauco Benedetti al basso tuba è un amico da tempo oltre che essere un fantastico musicista. Il comune denomitatore è stato comunque dato dalla base culturale e accademica che vede tutti laureati in musica classica e in jazz.

Nel disco, oltre al clarinetto, suoni anche le launeddas. Come mai questa scelta?
Is launeddas sono uno strumento della Sardegna millenaria e studiando composizione mi sono accorta dell'inestimabile valore timbrico in esse contenuto. Mi sono divertita a esplorarne le particolarità e ho voluto utilizzarle in una veste sperimentale e personale.

Come saranno i concerti di “Shardana”?
Durante le fasi di registrazione in studio ho voluto tener conto del live e per questo i concerti presentano gli stessi elementi del disco più uno. Is Coggius live infatti è un inedito cameristico che riprende la sacra melodia corale ma si intreccia con la contemporaneità più aspra. Nel primo concerto in Sardegna tenutosi a Mogoro nel palcoscenico naturale del sito archeologico di Cuccurada ho avuto la collaborazione di alcuni esponenti vocali dei canti processionali de Sa Crufaria (confraternita) racchiusi nella traccia "S.M. Carcassa" e durante "Ballendi Su Ballu" si sono esibite due coppie di danzatori in costume sardo del gruppo folk Su Sticcau sempre di Mogoro. 

Concludendo quali sono i tuoi progetti futuri?
I progetti futuri iniziano a intravedere diverse possibilità, le strade da poter scegliere sono innumerevoli ma il processo creativo e ideativo di Shardana mi hanno regalato così tante emozioni che mi spingono a voler affrontare nuovi percorsi legati a tradizioni, luoghi misteriosi, miti e leggende.




Zoe Pia – Shardana (Caligola Records/I.R.D., 2016)

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“Shardana” è questo il titolo del disco di debutto di Zoe Pia, clarinettista e compositrice sarda di grande talento, impegnata da diversi anni in un intenso lavoro di sperimentazione attraverso territori musicali differenti dal jazz alla musica classica fino a toccare la musica contemporanea. Complice un corso dedicato alla soundscape composition seguito presso il Conservatorio di Rovigo la giovane musicista sarda ha intrapreso una personale ricerca sulla tradizione musicale della sua terra, registrando sul campo diversi suoni dai mamuthones in processione alle campane della chiesa della natia Mogoro, fino alla struggente ninna nanna cantata da Renata Melis di Masullas, che ben presto sono diventati preziosi fonti di ispirazioni per i suoi brani. Ha preso vita, così, pian piano questo disco ispirato al popolo degli Shardana, “il popolo delle isole che stanno in mezzo” come lo descrive Ramses II nella Stele di Tanis del II Millennio a.C., ribelli indomiti che probabilmente vissero in Sardegna senza lasciare tracce di sé. Ad accompagnare in questa opera prima Zoe Pia (clarinetto, Launeddas, soundscape recordings) è un cast di eccellenti strumentisti composto da Roberto De Nittis (piano, Rhodes, tastiere, toy piano, kalimba of Costarica), Glauco Benedetti (tuba), Sebastian Mannutza (batteria, violino). Il risultato è un disco pregevole dal punto di vista compositivo nel quale la tecnica della soundscape composition si intreccia ad una scrittura contemporanea brillante che evoca in modo sublime i paesaggi sonori della Sardegna, le sue tradizioni musicali, il ballo, la sua storia mitica e le sue fascinazioni. Durante l’ascolto brillano, così, la title track che apre il disco e quasi fosse una piccola ouverture annuncia i temi che caratterizzeranno il prosegue. Si prosegue con le suggestioni di “S’Accabadora” con la voce antica di Renata Melis e le campane di Mogoro che fanno da preludio ad un brano dalla costruzione sonora ricercata. L’organetto di Simone Grossu e la banda di Mogoro durante una processione di  “S. Maria Carcaxia” fanno da preludio alle ardite architetture sonore di “Sa Dom ‘e S’Orcu, Trumbas de is Gigantes” di “Abb’Ardente… in Donniassantu” nella quale spicca l’uso personalissimo delle launeddas. L’omaggio ad Andrea Parodi di “Carmineras” ci conduce nella seconda parte del disco con i canti tradizionali della processione di Santa Prisca a Pau di “Is Coggius” che fa da preludio alle trascinanti “Domus de Janas “Su Forru de Luxia Arrabiosa” e “Ballendi su Ballu”che chiude un disco di grande spessore artistico e competitivo.



Salvatore Esposito

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