Fred Casadei - Love Is A Mystery Of Water And A Star (SDM, 2016)

Per lo sviluppo della sua cifra sonora, di questo contrabbassista di notevole spessore, sostanziali sono stati gli incontri con Stefano Maltese, Gioconda Cilio e Antonio Moncada. Compositore e didatta, Fred Casadei è autore di vari lavori a suo nome; sideman in tantissimi dischi, vanta collaborazioni – tra le tante – con Quartetto di Musica Contemporanea diretto da Salvo Amore, Vinicio Capossela, Roy Paci, Cristina Zavalloni, Mau Mau, Banda Ionica e Gianni Gebbia nel quartetto Mlùk nel teatro lo abbiamo visto accompagnare il recitativo e i ‘cunti’ di Alessio Di Modica. Romano quarantaseienne, siciliano di residenza (vive a Portopalo), nel quarto album in solo Casadei si misura da jazzista con l’opera di Rosa Balistreri. Animato dall’amore verso la Sicilia, Casadei ha sentito il dovere di sdebitarsi con l’isola, scegliendo di tradurre con il linguaggio del suo strumento il repertorio della cantante più rappresentativa e coraggiosa della sua terra d’adozione: l’ha scelta per la forza e il profilo emozionale, perché l’arte di Balistreri è corpo e anima insieme, ma anche perché l’artista licatese è passaggio obbligato per chi intende capire il cantare in siciliano. Che poi non è casuale per un jazzista, se pensiamo che Balistreri, per la drammaticità della sua esperienza di vita, per l’ingiustizia sociale vissuta e cantata ci porta direttamente a pensare alla sofferenza e alle motivazioni di riscatto di una Billie Holiday. Impresa non facile, quella di trasporre il canto attraverso le sole quattro corde del contrabbasso: Casadei utilizza uno strumento ridotto nelle misure rispetto alle dimensioni classiche. Non delude questa raccolta, il cui titolo nerudiano è debitore dell’omonimo bel dipinto dell’artista greca Silena Lena, che fa da copertina al disco. “Love Is A Mystery Of Water And A Star” è incentrato su cinque brani per contrabbasso solo, capaci di rispettare gli impulsi e la determinazione palpitante dell’artista siciliana cara a Buttitta. Casadei ha riletto i capisaldi di Balistreri «divenuti in qualche modo, patrimonio musicale della Sicilia, ma anche un brano un po’ sputtanato come “Vitti ‘na crozza”, che è un’icona della tradizione», mi racconta in chat. Lo strumento è utilizzato in un ampio spettro di possibilità, ma l’aspetto melodico prevale, il suono è caldo, è visionario, palpitante ed istintivo, con lunghe impennate e slanci di inquietudine; la matrice maghrebina si affaccia a tratti richiamando il suono melodico-ritmico-percussivo del liuto guembri gnawa, con i quali Fred ha avuto lunghe frequentazioni artistiche. Dopo il prologo di “‘A vannìata”, la strillata del banditore o dell’ambulante che presenta le sue merci, ci sono gli undici iminuti di “Bottana di to ma”, potenti e ispirati nel riprendere la forza dell’originale di quella voce strumento che possedeva l’arte di flettere la melodia e di trascenderne il significato. Seguono i quattordici di “Cu ti lu dissi”, nei quali prima d’archetto e poi di pizzicato, con passaggi molto aggressivi, Casadei trasfigura un altro dei capolavori della cantante. Invece, si dilata in dodici minuti “Mi votu e mi rivotu”, dove si incastrano ostinati, spigulature afro-maghrebine ed esposizione del tema melodico della canzone. Ultima rilettura sghemba – com’è giusto che sia – è per la celebre “Vitti ‘na crozza”. Ascolto raccomandato. 


Ciro De Rosa

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