Cantiga Caracol – Iberici Intrecci (Autoprodotto, 2015)

Accomunati dalla passione per la cultura e la musica tradizionale iberica, il violinista Vladimiro Cantaluppi e la cantante Silvia Cavalieri, nel 2014 hanno dato vita al progetto Cantiga Caracol, a cui ben presto si sono uniti anche Giovanni Tufano (voce, chitarra, chitarrino battente e percussioni) ed Agostino Ciriaci (contrabbasso), dando vita ad un percorso di ricerca volto a rileggere i repertori spesso poco noti della musica spagnola e di quella lusitana, senza dimenticare il ricco patrimonio culturale delle Isole Azzorre. Partendo dalle registrazioni sul campo effettuate dagli etnomusicologi a partire dai primi anni Settanta nelle zone rurali del Portogallo, il quartetto ha esteso pian piano il raggio d’azione della propria ricerca toccando l’intera Penisola Iberica dai Paesi Baschi alla Catalogna fino a toccare l’Andalusia e la canzone d’autore di Vitorino e Zeca Afonso che denunciarono le violenze della dittatura fascista. Ha preso vita un repertorio molto ricco che abbraccia i cicli delle vita contadina, i canti d’amore, le ninne nanne, i canti sociali e di lotta, e quelli di festa, il tutto riletto attraverso una cifra stilistica tanto raffinata quanto originale, frutto di un rigoroso lavoro di studio e di ricerca. In questo contesto si è inserito anche un particolare lavoro volto ad indagare e riscoprire i tanti punti di contatto tra la cultura popolare iberica e quella italiana, anche alla luce del prezioso lavoro dell’etnomusicologo Joaquin Diaz. A coronamento di questo intenso lavoro di esplorazione musicale il quartetto ha dato lo scorso anno alle stampe il suo disco di debutto “Iberici Intrecci”, nel quale hanno raccolto quattordici brani per lo più tradizionali che nel loro insieme riflettono la ricchezza del patrimonio della cultura orale iberica. Ad aprire il disco sono le scene di vita contadina di “A vida Do Caracol” a cui segue il tradizionale catalano “Enamorat I Al-Lota” la cui melodia ci rimanda a “Se Tu Ti Fai Monaca” già nel repertorio del Canzoniere Del Lazio. Si prosegue prima con la dolce ninna nanna lusitana “Ró-Ró” il cui testo mette in guardia da bestie antropomorfe, e poi con il ritmo trascinante di “Mira-me Miguel” nelle cui liriche sono racchiuse le dure condizioni di vita delle campagna tra povertà e fame. La splendida versione di “Queda Do Imperio” del alentejano Vitorino ci introduce a due canti natalizi il villancio navideño “Los Peces” e “Oh Bento Airoso” della regione portoghese di Tràs-os-Montes, inframezzati da “Menino D’Oiro” di Zeca Alfonso. Se la romanza popolare catalana cinquecentesca “La Dama d’Aragò” magistralmente interpretata da Silvia Cavalieri è uno dei vertici del disco, la struggente “Onde vias tu, ó Carminda” si segnala per l’eccellente arrangiamento che esalta tutto il dramma di una violenza commessa da un signorotto nei campi. Non mancano due trascinanti strumentali come “Mazurca Murinheira” e “Muineira De Poio”, così come la famosa “Txoria Txori”, poesia basca scritta su un tovagliolo in un ristorante alla fine degli anni Sessanta e diventato uno degli inni della resistenza di Euskadi. “Avenida De Angola” ancora dal repertorio di Zeca Alfonso, sugella un disco di grande spessore, un esempio di resistenza culturale di fronte all’omologazione della scena musicale italiana. 


Salvatore Esposito

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