Mary Gauthier - Trouble & Love (Proper Records/I.R.D.)

Un ciclo. Un ciclo di canzoni, ecco come avvicinarsi a descrivere queste otto esperienze emotive, dolorose, ma anche liberatorie rilasciate dalla brava cantautrice americana Mary Gauthier nel suo nuovo disco “Trouble & Love”. Si tratta di un prodotto musicale classico, innervato dalla positiva e virtuosa esperienza della music city Nashville. Della città del Tennessee esistono diverse “edizioni”, Mary ci tiene a sottolineare che la sua Nashville è quella che tenta di essere come la Parigi degli inizi del secolo scorso, quella di Gertrude Stein e dei circoli di artisti con qualcosa da dire. Nulla a che fare con la Nashville del country da radio commerciale, ma la Nashville dei songwriter. Penso a una figura come la Gauthier teletrasportata in Italia. Che farebbe? Lei è una persona con molte storie da raccontare, alcune luminose, altre oscure, una cuoca, una ribelle, un’ex tossicodipendente, una persona che ama e che vive i guai della vita, con tante stelle e alcuni uragani. In Italia, per bene che le andrebbe, dovrebbe far convivere la chiamata artistica con una occupazione diciamo “normale”, perché il Belpaese non permette a chi ha una visione così importante e originale di perseguirla, anzi, ti punisce o tende a farlo. Con questo non voglio esaltare oltremodo il sistema capitalistico americano, anzi. Mi fa specie pensare che la brava, bravissima Mary faccia un tour davvero esaustivo, trovando nella performance live una esaltazione, il disco peraltro è stato registrato “directly to tape” come solo a Nashville sanno fare. Tutto live, sia la parte strumentale, quelle cantate della Gauthier, sia anche i cori, supportati dalla bravissima Ashley Cleveland, con la quale ho avuto modo di suonare proprio a Nashville. Il disco suona abbastanza scuro, ma è una scelta stilistica decisa e apprezzabile, non sentirete piatti della batteria disturbare o altri elementi nella fascia di frequenze alte. Ci sono chitarre baritono che ricordano certe cose di John Hiatt e batterie degne di una produzione del grande Daniel Lanois, hammond canticchiano dietro lo spettro sonoro, e le acustiche sono sublimamente nashvilliane. Ogni brano è suonato in modo musicale, con i musicisti che suonano e vengono lasciati creare atmosfere come poche volte ti capita nella vita professionale e da musicista. Quello che fa la Gauthier per arrotondare sono delle master class di songwriting da 950 dollari a persona, limitate a venti partecipanti. Tre giorni di full immersion e addirittura uno spot one on one con la Gauthier per acquisire un quid in più e riempire il tool box del bravo cantautore. Avete presente le scuole di scrittura creativa? Sono una invenzione del mercato capitalistico che illudono le persone di poter trovare uno sbocco a una necessità espressiva, che sia lo scrivere il suonare o scrivere canzoni. A me rimangono grossi, grossissimi dubbi. Certo che se vi andasse di chiamarmi a tenere un corso di por bass intensivo, e foste in venti disposti a pagare 950 dollari a persona arriverei di corsa, e come fa la Gauthier, vi cucinerei anche gnocco e tigelle! A parte gli scherzi e i dubbi, il disco merita due, tre o quattro ascolti perché come tutte le espressioni importanti e spirituali, è come un fiore che al mattino si sveglia nel fresco rugiadoso e pian piano apre i suoi petali arrivando al massimo splendore verso la magica sera. Lasciatevi ricondurre a casa da Mary Gauthier che sa la strada e annusate quel profumo sfuggente ma fortissimo di vita che esala da questi solchi.


Antonio "Rigo" Righetti
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