Pianista tra i più apprezzati della scena jazz romana, Paolo Bernardi vanta un solido percorso di formazione speso tra il conservatorio “Morlacchi” di Perugia e il “Santa Cecilia di Roma”, e una intensa attività artistica che negli anni lo ha portato ad incidere diversi album e a collaborate con musicisti italiani ed esteri. Dopo il grande successo riscosso con “Farhenheit Project”, uscito nel 2011 per l'etichetta Dodicilune, lo ritroviamo alle prese con un nuovo sorprendente progetto “…Plays Aznavour”, disco nel quale rende omaggio allo chansonnier francese Charles Aznavour, rileggendo in chiave jazz dieci brani, con l’aggiunta di due pregevoli composizioni autografe. Accompagnato da Piercarlo Salvia (sax alto, clarinetto),
Francesco De Palma (contrabbasso), Pietro Fumagalli (batteria), Paolo Bernardi è riuscito a dare un impronta personale ad ogni brano, colorando il tutto con suggestioni sonore che spaziano dallo swing al tango, passando per lo smooth jazz e il cool jazz. Ad aprire il disco è uno dei classici dello chansonnier franco-armeno, ovvero l’intramontabile canzone d’amore “She (Tous Les Visages De L’Amour)” in cui brilla l’elegante interplay tra pianoforte e sax alto. L’atmosfera si fa più sofferta con la lenta e struggente “Que C’Est Triste Venise”, ma subito dopo arriva la ritmata e swingante “L’Amour C’Est Comme Un Jour” con il contrabbasso di De Palma in grande evidenza. Se “Hier Encore (Autoritratto)” è un medley tra il classico di Aznavour e l’inedito del pianista romano, le successive “Ca Passe” e “La Boheme” ci regalano ritmo e divertimento. La romantica “Le Cabotin” apre poi la strada a “Mourir D’Aimeir” per solo piano in cui spicca tutta la pregevole tecnica di Bernardi. C’è però ancora tempo per un po’ di ritmo con “Les Plaisirs Démodés” che con le sue atmosfere tipicamente francesi ci conduce alla dolcissima “Et Moi Dans Mon Coin” in cui spicca il sax di Salvia e l’eccellente sezione ritmica. Completano il disco il medley “Les Bons Moments/Comme Des Roses” e l’altro inedito “Mon Ami” un valzer di grande suggestione, denso di liricità, che suona come un omaggio sentito alla scrittura di Aznavour. “… Plays Aznavour” è, dunque, un disco prezioso, non solo per l’eleganza e la misura con cui è stato realizzato, ma anche per l’originale approccio interpretativo di Bernardi, che nell’omaggiare uno dei più grandi chansonnier francesi, ha realizzato uno degli album jazz più interessanti degli ultimi anni.
Salvatore Esposito
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