Jean During, Musica Ed Estasi. L’Ascolto Mistico Nella Tradizione Sufi, Squi[Libri] 2013, pp.303, Euro 28,00, Libro con CD

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È una fortuna poter disporre in italiano di un volume che propone lo studio pubblicato nel 1988 in maniera aggiornata dall’autore stesso, con in più un bel corredo iconografico e in allegato un notevole CD audio (78’) di canti e musiche di eccellente fattura. Del musicologo, orientalista e musicista alsaziano in italiano già esiste “Musiche d’Iran. La tradizione in questione”, edito da Ricordi/Settembre Musica nel 2005. Eminente ricercatore, per anni direttore di ricerca al CNRS francese, Jean During è con ogni probabilità il massimo esperto occidentale della civiltà musicale iranica e delle musiche dell’Asia centrale. L’autorevole curatela, la dotta, meticolosa ed efficace traduzione italiana e la prefazione (“Note estatiche”) sono dell’etnomusicologo e musicista Giovanni De Zorzi dell’università veneziana Ca’ Foscari. L’enorme lavoro di During, maturato affiancando prolungata ricerca e pratica sul terreno, assidua prassi musicale, studio filosofico, esegesi delle fonti e della trattatistica, ha i connotati della “trasversalità”, rileva De Zorzi (p. 10), che rimanda al tema stesso dell’opera. I repertori scaturiti dal samâ’ (ascolto, audizione) si pongono all’incrocio tra religione, estasi, musica d’arte, musica popolare, danza e pratica terapeutica. Dal sottotitolo dell’opera: “L’ascolto mistico nella tradizione sufi”, comprendiamo qual è l’oggetto dello studio, che se da un lato si concentra sull’analisi dell’ascolto mistico, dall’altro, sin dalla sua ideazione, si è posto anche il fine di riconsiderare l’area di studio delle relazioni tra musica e stati alterati di coscienza, a partire dalle interpretazioni dell’influente lavoro di Gilbert Rouget, riletto in maniera critica. Diciamo subito che il testo non è rivolto solo agli studiosi di cose islamiche, ma apre la strada alla comprensione del fenomeno della via iniziatica musulmana a un pubblico di cultori, appassionati e musicisti in un periodo in cui, sulla scia del successo delle musiche del mondo e dell’interesse verso forme di spiritualità, il sufismo ha riacquistato in occidente una visibilità non immune da superficialismi, inevitabili esotismi, storture prodotte dai fondamentalismi religiosi interni all’Islam stesso, inesattezze storiche e culturali. In tal senso il lettore, nella prima delle tre sezioni in cui è diviso il volume, acquisisce subito la nozione che non esiste la musica sufi ma musica ascoltata dai sufi, con intenzione, sforzo e raccoglimento. L’ampia prima parte si occupa di miti e riti del samâ’, ma allargando comparativamente lo sguardo alle tre religioni abramiche, l’autore considera le differenti tradizioni che mettono al centro l’ascolto e il suono. Non meno densa la seconda parte concentrata sulle pratiche spirituali del mondo islamico e del tasawuf (il “sufismo”), in cui si mettono a confronto il samâ’ e un’altra attività centrale, quella dello dhikr, ossia l’atto devozionale che consiste nella ripetizione articolata di una formula sacra. Nella terza parte During dà conto dello specifico samâ’ del poeta e santo di lingua persiana Mowlana Rûmi, noto in Occidente per via della celebre confraternita Mevlevi, i cosiddetti dervisci rotanti, a lui associata. È un viaggio nel viaggio quello di questa sezione del libro, dove si passano in rassegna musicisti, musica, danza, simbolismo, significati ed interpretazioni del samâ’ dei Mevlevi, simbolismo degli strumenti musicali (ney, rabâb, daf), cerimonialità ottomano-turca, fino alla posterità di Rumi. Seguono le non meno corpose, significative ed utili appendici contenenti testi originari sul samâ’, cui segue uno scritto che confronta criticamente le argomentazioni sullo statuto della musica nell’Islam. Notevoli la bibliografia e la discografia, splendido l’apparato di immagini, provenienti da miniature persiane e dal repertorio fotografico degli stessi During e De Zorzi. In definitiva, una lettura impegnativa, ma necessaria. Piatto non meno sostanzioso e indispensabile dell’opera è il CD, intitolato “Musiche sufi e spirituali d’area mediorientale e centroasiatica”, che raccoglie registrazioni di During di performances inedite (tranne due già pubblicate su disco). Sono materiali eterogenei e poco noti – dai quali sono state escluse tipologie musicali più facilmente disponibili su supporto fisico o sul web – ma accumunati dalle elevate doti dei cantori e dei musicisti presentati. Siamo di fronte ad oltre un’ora di musica fatta di espressioni, stili, prassi esecutive, strumenti e ritmi molto diversi tra loro, che fanno comprendere come la “musica sufi” non sia riconducibile ad substrato costitutivo comune. In questo potente e suggestivo itinerario sonoro, andiamo dai canti sacri dell’Anatolia alle vielle del Baluchistan, dalle improvvisazioni sul flauto ney provenienti dall’Uzbekistan ai tamburi a cornice del Kurdistan iraniano, fino ad uno zikr di una confraternita del Xinjiang cinese. Non mancano i maestri della tradizione turco-ottomana, come l’oudista Tanrikonur in una seduta raccolta a Konya, una cerimonia registrata in Siria nel palazzo della musica di Damasco (nel 2011!) e magnifici canti degli alevi anatolici. Che ascolto sublime! 


Ciro De Rosa
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