
Ad ascoltare l’opera prima del duo sassarese non si resta indifferenti. Chi scrive non ama le critiche che si affidano a paragoni e somiglianze tra artisti, eppure è inevitabile che gli arpeggi chitarristici dell’iniziale “Deo torro” (Io torno), il cui testo è una libera rivisitazione di “El regreso” di Federico Garcia Lorca, riportino alla mente – non sarò il primo a dirlo – i gloriosi Pentangle. Poi l’ingresso felpato di una tromba sordinata insinuata nel lirismo canoro apre nuovi scenari sonici. Se si vuole, è un pezzo volutamente essenziale, con cui, e non è un caso, gli Elva Lutza hanno conseguito il successo al “Premio Andrea Parodi” 2011. Nel successivo tradizionale “Amada gioventude” la struttura della serenata sarda prende il sopravvento: voce e chitarra si producono in un dialogo serrato. Si cede il passo alle note di “Doina Noa”, dove la chitarra ricama sul tema portante della tromba; il tema di ispirazione rumena sfuma nel suadente solo di tromba della composizione seguente, cui si uniscono chitarra e bouzouki che si ricavano spazi solistici o accompagnano l’ottone nelle incalzanti variazioni ritmiche sui tempi asimmetrici di “Maked’oro”. Disorientati? No di certo! Perché pur nella eterogeneità di riferimenti e di ispirazioni, gli Erba Magica o Erba Voglio (questo il significato del nome Elva Lutza in limba sarda), Nico Casu (tromba, voce) e Gianluca Dessì (chitarre, bouzouki), sono vincenti nel produrre un tessuto sonoro unitario, giocando su atmosfere di gusto minimale, asciutto, dal tratto fortemente contemporaneo, rivisitando tradizionali o creando brani d’autore capaci di deliziare palati esigenti. Non due musicisti di primo pelo, ma due artisti che vantano numerose esperienze nella musiche ispirate alle musiche folkloriche, nonché protagonisti di collaborazioni prestigiose.

Ciro De Rosa
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