“Andando dove non so. Mauro Pagani – Una vita da fuggiasco” per la
regia di Cristiana Mainardi, film-doc realizzato da Lumiere & co. e Luce Cinecittà con Rai Documentari e distribuito da Fandango, – presentato in anteprima al Rome Film Festival – racconta la vita in musica di Mauro Pagani, un viaggio che incrocia latitudini distanti e che attraversa la storia dagli anni ‘60 fino ai giorni nostri, al compiere ormai degli 80 anni. Il titolo contiene l’epiteto “fuggiasco” proprio per evidenziare il modo di essere in continua ricerca e, dunque, in movimento da parte del musicista.
Gli inizi del documentario sono affidati musicalmente al celebre brano malinconico “Impressioni di Settembre”, uno dei successi dell’artista all’epoca nella PFM, che sottolinea la condizione esistenziale di fragilità, ossia una temporanea perdita di memoria, che ha colpito il musicista e lo ha reso consapevole della vulnerabilità e caducità della vita stessa. In questo processo di ricostruzione della memoria, quasi un viaggio maieutico intrapreso per ridefinire i contorni di una vita in musica, si scopre che essa non si è sviluppata solamente attraverso note suonate o ascoltate, ma la musica stessa diviene la partitura di numerosi incontri artistici che hanno segnato il cuore di Pagani.
Passano immagini con Fabrizio De André e Demetrio Stratos, con cui ha avuto un vero e proprio sodalizio e la cui mancanza continua a lasciare un vuoto artistico, radicalmente umano. Si susseguono gli interventi di artisti quali Giuliano Sangiorgi, Marco Mengoni, Manuel Agnelli, Badara Seck, Mahmood, Ligabue, Arisa, Ornella Vanoni incontrati attraverso le Officine Meccaniche – studio di registrazione dell'artista nella zona dei navigli di Milano – con uno storico pianoforte a coda Steinway & Sons Gran Coda e gli innumerevoli strumenti e amplificatori che, con passione, il musicista ha comprato durante i tanti viaggi musicali dall’America all’Africa fino all’Europa.
La musica è fatta di doni, di sogni e di speranze, come racconta la compagna dell’artista bresciano, Silvia Posa quando racconta come Badara Seck, musicista senegalese, griot, una sorta di aedi africani che tramandavano la propria cultura attraverso racconti e canzoni, è tornato in Italia dal Senegal per stare accanto Mauro Pagani quando è stato male. Il sogno è contenuto in tutto il film-doc, in quell’incessante inseguimento verso una musica capace di andare nelle profondità del cuore umano, di saperlo accarezzare e allo stesso tempo provocarlo. La musica così si scopre essere luogo per eccellenza di speranza che si fa impegno sociale, come avviene per la canzone “Domani”, scritta proprio da Mauro Pagani e arrangiata per 56 artisti per raccogliere fondi a sostegno della ricostruzione del Conservatorio Alfredo Casella e della sede del Teatro Stabile d'Abruzzo dell'Aquila dopo il drammatico terremoto del 2009.
Il documentario di Cristiana Mainardi è un inno alla vita, in cui si raccontano le vicissitudini di un artista poliedrico e instancabile, amante delle culture e delle terre, capace di oltrepassare le frontiere e con la capacità di riconoscere la bellezza e il talento negli altri artisti. Come dice lo stesso Mauro Pagani: “Ho semplicemente aiutato della gente ad esprimere se stessa… certo, bisogna abituarsi ad ascoltare, quindi bisogna essere curiosi e dunque amare la vita e la musica” (Hollywood Party, puntata 22 ottobre 2025- Rai Radio 3 | RaiPlay Sound).
Claudio Zonta
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