Il percorso artistico di James Senese (1945-2025) non è stato semplicemente una carriera, ma una vera e propria missione musicale che ha ridefinito i confini del suono partenopeo. Con il suo inconfondibile sassofono, l'artista ha agito da anello di congiunzione tra la tradizione popolare e le avanguardie internazionali del Jazz-Rock/Fusion, diventando l'anima più nera e indomita del Neapolitan Power. Questo viaggio in dieci brani ne ripercorre la traiettoria unica: dall'affermazione nel soul dei '60 con gli Showmen ("Un'ora sola ti vorrei") alla fondazione rivoluzionaria dei Napoli Centrale negli anni '70 – dove capolavori come "Campagna" e "O nonno mio" fondevano denuncia sociale, virtuosismo e dialetto. Scopriremo il suo ruolo cruciale a fianco di Pino Daniele in brani immortali come "Quanno chiove" e "Chi tene 'o mare", dove il suo sax ha plasmato l'emozione di un'intera generazione. Infine, toccheremo la sua carriera solista e il suo impegno spirituale e sociale, testimoniato da successi Tenco come "Povero Munno" e dall'omaggio ai suoi maestri jazz ("My Favourite Thing"). Ogni traccia è una cicatrice, un frammento di gioia e dolore che il sassofono di James Senese ci ha lasciato in eredità.
"Un'ora sola ti vorrei" (The Showmen, 1968) 
Brano che segna l'inizio della carriera di Senese e l'affermazione del R&B e del soul in Italia. È uno dei primi grandi successi a cui il sassofonista ha contribuito prima di fondare i Napoli Centrale, rappresentando il suo primo trampolino di lancio nel panorama nazionale.
“Che Farai” (The Showmen, 1971) 
Pubblicato come lato B del 45 giri “Che succede dentro me”, “Che farai” è una riscrittura de “La Tarantella del Gargano” di cui ne conserva la melodia. È un esempio di perfetto incrocio tra tradizione e le sonorità del gruppo.
"Campagna" (Napoli Centrale da “Napoli Centrale”, 1975) 
Uno dei manifesti del gruppo e della fusione tra jazz-rock e lingua napoletana. Il brano, spesso riproposto in versioni intense come quella da Passione Tour, incarna la denuncia sociale e la complessità ritmica che hanno fatto dei Napoli Centrale i capiscuola di questo genere.
"O nonno mio" (Napoli Centrale, dall'album “Mattanza”, 1976) 
Un pezzo fondamentale in cui la critica sociale e il jazz-funk dei Napoli Centrale si fondono in un omaggio alla figura del nonno Gaetano, che lo crebbe nel quartiere Miano. Il brano è un riferimento diretto alle sue radici e alla sua storia personale.
"Qualcosa ca nu' mmore" (Napoli Centrale dall’album "Qualcosa ca nu' mmore", 1977) 
Titolo di uno degli album fondamentali della band, questa traccia rappresenta la perfetta sintesi tra virtuosismo strumentale e le tematiche di disagio e vita popolare del Sud, consolidando il sound senza compromessi del progetto.
"Chi tene 'o mare" (Pino Daniele dall’album “Pino Daniele”, 1979) 
Brano simbolo della collaborazione con il "supergruppo" di Pino Daniele (formatosi dopo l'ingaggio di Daniele come bassista nei Napoli Centrale), questo brano cattura il sound distintivo e l'epoca d'oro del Neapolitan Power, con il sax di Senese che ne è la voce emotiva.
"Quanno chiove" (Pino Daniele dall’album “Nero a metà”, 1980) 
Il sax di James Senese in questo brano non è un semplice accompagnamento, ma una seconda voce malinconica e inconfondibile che definisce l'atmosfera e la profondità emotiva di quella stagione irripetibile del Neapolitan Power.
"Jesceallah" (Napoli Centrale dall’album "Jesceallah", 1992) 
Brano che riflette la ripresa delle attività di Senese con i Napoli Centrale e la sua costante ricerca di un linguaggio musicale personale. Il brano, spesso eseguito in concerto come testimoniato dalle registrazioni (Napoli Centrale in Concerto), unisce l'energia rock-funk con la spiritualità e il dialetto.
"Cammenanne" (Napoli Centrale, dall’album “Cammenanne. 1975/1978 La raccolta”, 2009) 
Unico brano inedito pubblicato nel disco antologico “Cammenanne. 1975/1978 La raccolta”, che ripercorre gli anni d’oro della band partenopea, è l’esempio della perfetta intesa e la complicità musicale tra James Senese e Pino Daniele che ne firma il testo. 
"Passione" (James Senese, dall’album “Passione Tour”, 2010) 
Gemma preziosa, questa rilettura del classico di Libero Bovio e Tagliaferri, realizzata in una versione indimenticabile, simboleggia l'incontro tra la tradizione più profonda e la rivoluzione di Senese, dove la sua voce e il suo sax increspato donano nuova, struggente intensità al brano, come evidenziato nel documentario di John Turturro.
"Povero Munno" (JNC Napoli Centrale dall’album “'O Sanghe”, 2016) 
Composta da Enzo Gragnaniello, “Povero Munno” è uno dei brani cardine di “’O Sanghe” album vincitore della Targa Tenco per il miglior disco in dialetto. Questo brano, il cui titolo evoca le ingiustizie del mondo, è un esempio maturo e viscerale di come la musica di Senese sia rimasta legata all'impegno sociale e al racconto delle "cicatrici della gioia e del dolore della vita".
"Scetate" (James Senese, Marocco Music, 2017) 
Un'ulteriore prova della sua vocazione a dialogare con la classicità napoletana, riletta attraverso la sua lente jazz-funk. Questo brano, proveniente da un progetto mai pubblicato sui classici della canzone napoletana, testimonia la sua continua sperimentazione e il desiderio di rinnovare i suoni della sua terra.
"Chest nun è ‘a terra mia" (James Senese, dall’album “Chest nun è ‘a terra mia”, 2025) 
Title-track dell’ultimo disco in studio, questo brano è da annoverare tra quelli che meglio rappresentano l'ultima fase della sua produzione. Il titolo riflette il suo spirito indomito e la sua capacità di affrontare i grandi temi esistenziali e sociali, continuando a creare fino all'ultimo respiro.
"My Favourite Thing" (James Senese, Marocco Music, 2017) 
In omaggio ai suoi maestri, in particolare John Coltrane – che lo aveva affascinato al punto da fargli desiderare il primo sax –, Senese ha spesso eseguito brani del repertorio jazz. Questa versione remixata da Pier Paolo Polcari, e pubblicata come singolo da Marocco Music, lo colloca idealmente a "metà strada tra Napoli e il Bronx", onorando le sue origini afroamericane e la sua formazione da studioso instancabile del grande jazz americano. 
Salvatore Esposito
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