Simona De Rosa with Confusion Project – Feathers (Waves, 2025)

Il mondo come ispirazione per la napoletana Simona De Rosa, compositrice, vocalist di formazione jazz e didatta di gran temperamento, che ha costruito “Feathers” con il Confusion Project (Michał Ciesielski al pianoforte, Piotr Gierszewski al basso e Adam Golicki alla batteria), rodatissimo e notevole trio polacco formatosi a Danzica; suonano insieme da oltre dieci anni e sono collocabili ai confini tra prog-jazz e jazz fusion. De Rosa (nessuna parentela con lo scrivente, beninteso, ndr), attiva nella scena jazz newyorkese, è stata impegnata in residenze artistiche in Vietnam e in Kazakhstan. In Cina è stata docente presso la Beijing Contemporary Music Academy; tornata in Europa, vive a Berlino e insegna canto jazz al Conservatorio di Vicenza. La collaborazione con il trio è nata nel 2022, grazie all’incontro con Ciesielski proprio durante il soggiorno in Cina. In “Feathers” è costante il richiamo a queste esperienze di viaggio, di vita e di conoscenza e il riferimento a tradizioni musicali altre. Si legge nelle note di copertina che il titolo rimanda proprio alla libertà e alla bellezza legata al viaggiare, al condividere: “La musica, come le piume, ha la capacità di librarsi in volo trasportando emozioni, storie e tradizioni culturali oltre i confini. Questo album è il riflesso del mio percorso personale, sia come musicista che come viaggiatrice globale. Intesse insieme il linguaggio del jazz che ho perfezionato durante i miei anni a New York con le ricche trame delle musiche del mondo che ho incontrato lungo il cammino. Dal Canyon di Charyn in Kazakistan alle strade di Cuba, dal Libano a Pechino, ‘Feathers’ è una celebrazione dello spirito umano universale. Parla del trovare bellezza nella diversità delle tradizioni, nella profondità dell’amore e nella serenità della natura. Ogni brano è una piuma, che porta con sé un pezzo della mia storia, dei miei sogni e della mia gratitudine per le esperienze che mi hanno formato”. Un album che si snoda su episodi variamente concepiti, suonati con gusto ed ineccepibile tecnica, e che si ascolta con molto piacere. La tracklist è aperta da un titolo dichiarativo, “Journey”, firmato da Ciesielski, un invito a riconnettersi con la natura. Un motivo dai tratti danzanti che ci trasportano verso l’Irlanda, complici il flauto di Valentina Bellanova e il violino di Aleksandra Denga. Ancora un profilo ancora danzante, ma questa volta siamo a Cuba: è intrisa di latin jazz e di ritmi isolani “Como Es”, testo in spagnolo su musica di De Rosa/Ciesielski. “È una dedica a mia madre”, spiega la cantante, “La prima parte del testo recita: Mi piacerebbe prestarti i miei occhi affinché tu possa vedere come ti vedo io. Sei la luce che incanta il mio cuore. È un tributo all’amore di una madre, un amore che non riesce mai a essere misurato nella giusta misura, e che appare sempre troppo poco rispetto a ciò che realmente è. Ho scelto il ritmo cubano perché mi venne naturale cantarlo così, con gioia. In quel periodo ascoltavo molta musica sudamericana, e sicuramente ne fui influenzata. Non volevo raccontare mia madre con un brano melodico o malinconico, ma con energia e felicità”. Invece “My Guiding Star”, arricchito dalla solida presenza canora delle Bulgarian Voices Berlin, fa convivere calore jazzistico e ritmi dispari che ci portano verso l’Est Europa. Con “Argeay Ya Alf Laila”, lo sguardo e il suono si rivolgono verso il mondo arabo con la voce di Ziad Trabelsi e il suo oud. De Rosa si accosta a suo modo al repertorio della grande cantante libanese Fairuz che fece sua questa canzone composta da Elias e Mansour El Rahbani, ma il trio polacco e soprattutto il pianoforte sviluppano con libertà nella parte centrale della composizione. “Alfa Leila”, ispirata a “Le mille e una notte”, la imparai grazie ad Abeer Nehme, celebre cantante libanese conosciuta a Boston durante il Global Musician Workshop nel 2024. Già da qualche anno mi ero avvicinata alla musica araba e mediorientale, soprattutto dopo il matrimonio con mio marito, che è algerino. Per questa versione abbiamo invitato il musicista tunisino Ziad Trabelsi, che ha impreziosito il brano con una poesia di Ibn Arabi”. Segue “Simonaeranza”, in cui lo scat prende il comando in un brano che è sia gioioso che virtuoso, esaltazione della verve canora della cantante. È una ballata profonda e personale “Autumn in Beijing”, dove si avverte la compenetrazione tra la voce e gli strumentisti, mentre “Golden Eagle” è la rielaborazione di una melodia tradizionale cinese su un testo scritto da Simona. Spiega la cantante: “Simboleggia la libertà, la forza e la bellezza di affrontare la vita con il cuore e la mente aperti. Ispirato a “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, riflette la ricerca del potenziale illimitato. Trae inoltre ispirazione dallo spirito dell’aquila del Kazakistan, maestoso simbolo di resilienza e di profondità di visione. “La canzone abbraccia l’idea di superare i confini e accogliere l’ignoto, celebrando il viaggio della scoperta di sé e della trasformazione”, racconta ancora De Rosa. Infine, la conclusiva “Akhay Kerim” è la rilettura di matrice jazzistica di un tradizionale kazako, interpretato insieme alla cantante Nasiafromasia. Un lavoro che intreccia geografie sonore e traiettorie biografiche, mantenendo una coerenza stilistica grazie alla duttilità della vocalist, in perfetta sintonia con il dinamismo del trio, e all’abilità comunicativa dei quattro musicisti. Ne emergono un’identità artistica forte e una consapevolezza stilistica sempre in ascolto del mondo. 


Ciro De Rosa

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