Superato il ventennale con la super edizione del luglio 2024, culminata con il concerto delle star del folk italiano dedicato ai settant’anni del viaggio italiano di Alan Lomax, per il 2025 l’Associazione Compagnia dei Curiosi, che tiene le redini organizzative della manifestazione, ha apportato interessanti novità. Se da un lato, con il Premio Loano – assegnato da una giuria di prestigio, in cui da quest’anno è aumentata la quota di giornalisti internazionali di chiara fama – ha inteso confermare la volontà di monitorare e riconoscere le produzioni discografiche di musiche ispirate a espressioni di tradizione orale, dall’altro, con la versione “expanded”, rinominata RiGenerazioni Festival, si è posta maggiormente come osservatorio di musiche e musicisti che praticano i linguaggi della tradizione per sperimentare, per plasmare, con libertà espressiva, nuove musiche inedite: non “cacciatori di reliquie folkloristiche”, ma creatori di musiche attuali.
In più, il festival si è aperto a un pubblico più vasto con camminate, laboratori e presentazioni, oltre ai già collaudati talk: attività plurime che hanno coinvolto le comunità locali non soltanto di Loano, ma anche del primo entroterra (Boissano, Balestrino e Toirano).
Una sorta di necessario “re-incantamento” estetico, come ha sottolineato Ciro De Rosa, che quest’anno ha affiancato nella direzione artistica l’accademico Jacopo Tomatis, studioso di popular music, mentre Davide Valfré è produttore esecutivo e direttore di palco.
In questa nuova fisionomia di festival diffuso, la manifestazione, sostenuta dalle amministrazioni locali e dalla Fondazione A. De Mari, è stata collocata nei due primi weekend di settembre. Tomatis, in un’intervista curata da Claudio Agostoni per Radio Popolare, ha rilevato come: “L'idea di rinegoziare il nome andava proprio anche nell'idea di rinegoziare il nostro pubblico. Vogliamo far passare l’idea che c’è un universo di musiche molto interessante anche per chi potenzialmente non è assolutamente interessato alle storie della tradizione italiana, ma magari invece è interessato a musiche curiose, originali, che si muovono al di fuori del seminato. Noi vorremmo che al festival venissero i fan dei Big Thief o i fan del jazz sperimentale, non solo i fan del folk revival italiano, e oltretutto chi oggi fa folk – noi parliamo di tradizioni aumentate – solitamente è un musicista curioso o curiosa che ascolta tutte queste cose: ascolta l’indie rock, ascolta il
post rock internazionale, ascolta l'elettronica, va ai festival di musiche da ballo. Insomma, uscire un po’ dall’idea che i musicisti tradizionali siano tradizionalisti, diciamo così. Uscire forse un po’ anche dalla definizione di genere musicale. In questo caso si va a cercare la musica di qualità, qualsiasi genere si tratti”.
Si è cominciato nella storica località rivierasca il 5 settembre con l’organetto “aumentato” di Pierpaolo Vacca, vincitore del Premio Giovani "Fondazione A. De Mari" con l’album d’esordio “Travessu” (uscito per Etnotǔk, la sezione “etnica” della label Tǔk Music di Paolo Fresu). Ospite dei talk pomeridiani, curati dalla direzione artistica insieme ad Alfio Antico, alla sera Vacca ha stregato il pubblico. Un suono mirabile (merito anche del mitico fonico Alessandro Mazzitelli) che fa dialogare il respiro del mantice, padroneggiato da un maestro che conosce a fondo la grammatica della musica da ballo della Sardegna, con effetti elettronici, field recordings e aperture world. La stessa serata ha portato sul palco, in Orto Maccagli sul lungomare, Alfio Antico (titolare nel 2025 de “La Macchia”, avvincente incontro di pelli, voce ed elettronica con il producer Go Dugong), accompagnato dall’ottimo Amedeo
Ronga al contrabbasso – che conferisce propulsione creativa al sound – e da suo figlio Mattia Antico alla chitarra elettrica ed elettronica. Gran narratore, vero corpo della e nella tradizione agro-pastorale, con i suoi tamburi a cornice con cui dialoga incessantemente, Antico lo si ascolterebbe per ore e ore, anche se sul piano dell’amalgama sonora il set è apparso un pochino slabbrato.
Sabato 6 è toccato, in apertura di serata, alla chitarra battente “preparata” di Alessandro Santacaterina, protagonista anche di uno speciale concerto al rifugio Pian delle Bosse, nell’entroterra di Loano, il giorno successivo. Con l’esuberante chitarrista di Brancaleone, nel Reggino, passare dalla passacaglia alla tarantella calabrese, da Sanz a Maderna, da Albéniz al post rock e all’improvvisazione è un attimo. Anche per lui un pubblico attento e pienamente partecipe, che ha accolto il suo viaggiare lungo l’asse del tempo e delle geografie sonore.
Trionfo per Maria Mazzotta, vincitrice del Premio per il miglior album: “Onde” (pubblicato da Zero Nove Nove, già disco Blogfoolk dell’anno 2024). Con i suoi accoliti – Ernesto Nobili (chitarre elettriche e backing vocals) e Cristiano Della Monica (batteria e percussioni, backing vocals) – la cantante salentina ha espresso
appieno la sua ampia vocalità, che si muove su più registri, caratterizzando questa sua nuova dimensione animata da “lampi elettrici”, dove riesce a esprimersi con linguaggi che fanno coesistere canzoniere del Sud Italia, tradizionali di area salentina e garganica, brani originali ispirati a moduli coreutici tradizionali, con il post rock e la psichedelia.
Nel secondo weekend, RiGenerazioni è salito di quota, spostandosi nell’entroterra. Il 12 settembre la bella piazza, balcone sul mare, di Boissano ha ospitato il bal folk reloaded dei piemontesi Lindàl (Robi Avena, fisarmonica ed elettronica, e Chiara Cesano al violino). Si è ballato e si è ascoltato un repertorio che attinge alle musiche da ballo dell’area occitana italiana, ma non solo, eseguito con perizia che va a braccetto con il groove e la gran capacità comunicativa del duo.
Il giorno successivo, a Balestrino, protagonista è stato il quartetto di Lavinia Mancusi (voce, violino, chitarra e tamburi a cornice), con Mauro Menegazzi (fisarmonica), Nicolò Pagani (basso elettrico) e Alessandro Luccioli (percussioni). L’artista romana ha presentato "A Cruda Voz", album terzo classificato al Premio Loano, subito dopo Roda, il rutilante progetto sulla lingua gallo-italica di Eleonora Bordonaro. Il set di
Mancusi – spostato per rischio pioggia dalle ex Scuderie del Marchese alla sala consiliare – è stato travolgente per piglio rock e anima musicale, che rivisita pagine del folk revival degli anni ’70, tra storie, canti e balli di lotta, di sfruttamento e di rivalsa: voce potente, indomita, libera e consapevole, la cui “bussola emozionale” si muove sull’asse di molti Sud, con un trio di musicisti che uniscono tecnica e maestria.
La giornata conclusiva, domenica 14, ha visto in scena, nella spettacolare grotta di Santa Lucia a Toirano, il concerto site-specific del duo piemontese Flavio Giacchero (clarinetto basso, sax soprano, cornamuse, elettronica e voce) & Marzia Rey (violino e voce), intitolato “Saluto ai viaggiatori”. Un concerto tra lingue, voci e memorie, tra insegnamenti del passato e contemporaneità, incentrato sulla musica a bordone, capace di creare uno spazio sospeso in cui le melodie si intrecciano e risuonano nel tempo. Un repertorio plurilingue (occitano, franco-provenzale, francese e piemontese antico) che ha affascinato il pubblico presente nella “sala” della magnifica località carsica.
Nel comunicato stampa finale che accompagna la conclusione di questa nuova rotta tra le “tradizioni aumentate”, la direzione
organizzativa e artistica osserva: “Abbiamo trovato artisti e pubblico pronti a raccogliere questa sfida, a vivere con noi l’idea che la memoria non sia nostalgia, ma strumento per abitare il presente e immaginare il futuro. Questa prima edizione ha confermato che RiGenerazioni non è solo un cartellone di concerti, ma un progetto di comunità. Abbiamo scommesso su un festival originale nel panorama italiano, che unisce musica, territorio, partecipazione. Il calore del pubblico, la generosità degli artisti, il sostegno delle istituzioni e delle tante realtà locali ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta. A tutti va la nostra gratitudine, con l’impegno di continuare a crescere insieme. Così il Premio Loano non si perde, ma diventa pietra fondante di un nuovo festival diffuso che, attraverso le “tradizioni aumentate”, si afferma già alla sua prima edizione come un osservatorio creativo unico in Italia”.
La redazione di Blogfoolk.com
Foto di Martin Cervelli
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