Veleggiando lungo in Mediterraneo, con Evoéh Q-art: raccontiamo di un progetto musicale nato in Spagna. Hanno da poco pubblicato “Músicas semilla”. Fondato nel 2012 da Ariana Barrabés Romero (voce e percussioni orientali) e Jesús Olivares Heredia (musica, testi, chitarra, oud e lira africana), il gruppo nasce da una passione condivisa: creare musica viva basata sulle tradizioni mediterranee e iberiche. Altri membri della formazione sono il marocchino Nabil Naïr (pianoforte, clarinetto e ney) e l’honduregno José Borjas (contrabbasso).
Volete presentarci il vostro progetto musicale e l’album che avete pubblicato in estate?
Ariana Barrabés Romero – La musica di radice (folk) è memoria viva. Ci parla della bellezza nata in un luogo e in un tempo specifici. Ma prima di mettere radici, ogni pianta è stata un seme, e ogni seme è stato un viaggiatore. E così è ancora: porta con sé la saggezza di ciò che è stato vissuto e si apre a tutte le forme possibili del futuro. Musica senza confini che nasce dalla radice e fiorisce nel presente. Questa è l’essenza del nuovo album di Evoéh Q-art: un’avventura sonora transfrontaliera e transculturale, tessuta con le trame e le emozioni delle musiche di radice iberiche e mediterranee, scritta in più di sette lingue e piena di poesia, identità e dialogo tra culture. Un viaggio musicale che ci ricorda tutto ciò che condividiamo come esseri umani. Un grido di pace fatto di voci, ritmi, parole e radici.
Jesús Olivares Heredia – Si intitola “Canción de navegar”. Viaggiare nei Balcani ci ha lasciato il segno di tanti incontri affascinanti, dove una gioia intensa di vivere e celebrarla brillava al di sopra delle cicatrici della guerra recente... forse come il modo migliore per guarire. Ho scritto questo testo ispirandomi alla similitudine tra le lezioni di vita e le lezioni di navigazione... "tutti i venti sono buoni per chi sa navigare". Un brano originale con testo in spagnolo e italiano, “Canción de navegar” invita a salpare in un universo marittimo. Ispirata ai viaggi attraverso il Portogallo e i Balcani, la canzone traccia un viaggio sonoro ricco di paesaggi ed emozioni, dove la musica diventa metafora della vita. Proprio dai Balcani abbiamo imparato canti dai suoni molto particolari, che il sistema musicale orientale Maqam classifica come Nikriz. Ci siamo ispirati a tutto ciò per comporre questo brano. Siamo molto emozionati all’idea di andare a Cagliari e vivere questa esperienza.
È possibile rinnovare la tradizione usando modi vocali e stilistici che non portano necessariamente a forme mainstream?
Jesús Olivares Heredia – Penso che la forma rinnovata o la forma convenzionale siano solo concetti. La realtà è che la vita è in continuo cambiamento e movimento. Ogni essere umano è unico e speciale.
Pertanto, quando una persona vuole riprodurre una forma convenzionale, inevitabilmente l’altererà con la propria unicità, forse in modo inconscio. D’altra parte, voler innovare solo per il gusto di innovare non credo sia un buon obiettivo. Preferisco la follia di cercare di essere sé stessi, arricchendosi di tutta l’arte, il patrimonio e la cultura del mondo, ma esprimendo ciò che si vuole esprimere attraverso la propria unicità.
Il Premio Parodi è un concorso dedicato alla “world music”? Come definite questa categoria? Vi ci ritrovate?
Ariana Barrabés Romero – Per rispondere, dovremmo prima capire cosa si intende per world music. Scherzando, direi che tutta la musica che ho ascoltato nella mia vita è world music... non credo di aver mai ascoltato qualcosa proveniente da un altro pianeta. Ma capisco anche che le etichette e i concetti rispondono al bisogno di definire qualcosa. E l’etichetta world music è l’opposto della sonorità mainstream. Capisco che questa sonorità mainstream non risvegli nell’ascoltatore l’emozione e la memoria di un luogo particolare del nostro pianeta (anche se in realtà proviene anch’essa da un luogo e da un tempo ben specifici). Forse qualche secolo fa il mainstream era il classicismo viennese, poi il folk pop britannico e americano. Ora forse è quella musica dal suono omogeneo che si sente in ogni negozio in cui entriamo, ovunque ci troviamo. Per tutto questo, comprendo che world music significhi musica diversa da quella mainstream, con elementi non usati nella musica commerciale (lingue, strumenti, ritmi e armonie). Il nostro intento è che la nostra identità non dipenda da etichette e concetti generali, poiché ciò limiterebbe le enormi possibilità della particolarità di ogni essere umano. Quindi non ci identifichiamo con etichette musicali, anche se comprendo concettualmente che la nostra musica possa essere definita world music.
Ciro De Rosa
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