Matthieu Saglio & Camille Saglio – Al Alba (ACT, 2025)

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L’alba è uno di quei fenomeni naturali che si verificano in ogni angolo del mondo e come tale unisce l'umanità provocando analoghe reazioni fisiche e simboliche. Il momento in cui si sancisce il passaggio da regno delle tenebre e dei mostri interiori a quello della luce e della speranza avviene in modo fulmineo e quasi inconsapevole. In questo caso viene evocata in presa diretta da un'isola sulla Loira dalla straordinaria music family costituita dai due fratelli Saglio, Camille (voce e shakers) e Matthieu (violoncello, palmas e voce) a cui si aggiunge un terzo fratello, Gabriel, al clarinetto basso in “Iberian ballad”. Gli ingredienti ci sono tutti per una avventura fantastica, fatta da interiorità, conoscenza e affiatamento in questo bel disco registrato dal vivo come si evince dai commenti vocale e dagli applausi. Certo la Francia è solo il punto di partenza di questo straordinario viaggio a cui di volta in volta si aggiungono atmosfere flamenche, arabe, latine e medievali. La ripetitività sembra essere la caratteristica prevalente, ottenuta grazie all’intelligente uso della loop station, incanta e non annoia mai. Non troviamo sviluppi armonici ma piuttosto variazioni melodiche su un basso evocando stilemi barocchi, armonie stanziali, fatte da un solo accordo, spole di due accordi e loop di quattro, come spiegato nella armonia non classica di Philip Tagg. Il primo brano “El alba”, titolo emblematico, introduce in un’atmosfera delicata e intima; è basato sul loop armonico Solm, Dom-Mib- Re che nel chourus sfocia nel relativo accordo maggiore Si bemolle, simbolizzando alla perfezione il passaggio dalla notte al giorno. Arrivano i primi bagliori di luce con “Con Toda Palabra” in cui il suono
diventa parola. Sulla malinconica tonalità di Fa minore si crea una spola tra tonica e dominante come segno di speranza su cui si incastrano la voce e un meraviglioso assolo del violoncello, prima pizzicato a mo’ di chitarra e ora suonato con l’arco. Seguono gli ispiratissimi “Derviche” (Parte prima e seconda). La successiva “Ginkgo Biloba” usa un idioma musicale tra l’arabo e il francese e si snoda sull’accompagnamento pizzicato del violoncello, subito dopo duplicato in loop dando un effetto di kora nel registro basso. Successivamente si aggiunge una parte suonata con l'arco che raddoppia la melodia della voce e alla fine resta da sola eliminando l'ostinato pizzicato. Il carattere staccato di “Amelui” procura un senso di sospensione e attesa che poi viene colmata dal limpido e struggente canto rinforzata poi dal violoncello nel registro acuto. Più avanti, “Strange fruit” ha l’impronta del primo blues di cui conserva la tipica forza lamentosa e dirompente rendendo chiaro il messaggio politico. In “El abrazo”, brano ipnotico di grande suggestione, protagonista è ancora il violoncello con un giro armonico di quattro accordi a cui si sovrappongono i loop fa da base ad una acutissima e intensa melodia a cui si aggiunge l'improvvisazione del violoncello. Invece “La Nuage” comincia con un’atmosfera libera e ariosa e prosegue con echi bachiani del violoncello
suonato con l'arco. Continua un accompagnamento ritmico bicordale con effetti loop a strati che sostengono il canto inseguendo per imitazione l'accompagnamento. In “Miba”, dal carattere arabo, il violoncello è invece suonato a mo’ di loutar che si alterna al canto, prima libero e poi ciclico. “Iberian ballad” è una passacaglia dal sapore barocco, in cui la voce è raddoppiata dal violoncello e “Movement” è un brano costruito su una solare spola di due accordi del violoncello. Nello spirito della grande tradizione della canzone d'autore francese ecco il messaggio trasportato dal vento di "Le Vent Nous Portera”. Un clima decisamente arabo è ricostruito in "Alman" come restituzione di uno strumento moderno alla origine della secolare e nobile tradizionali degli strumenti ad arco orientale: eccelsa l'interpretazione vocale bel brano. Segue "La nuage”, dove l’introduzione del violoncello ci avvolge in una fitta nebbia che presto si dirada grazie all’incalzare ritmico della voce in perfetta simbiosi con il violoncello. Il parlato sul tappeto strumentale della composizione conclusiva, “Tariq”, rimanda ad un tipo di narrazione arcaico come quella di un griot con alla fine una suggestiva parte corale e il raddoppio strumentale della voce a cui si ricongiunge il declamato. “Al Alba” è un album che sicuramente ammalia e tocca le corde dell'anima.  


Francesco Stumpo

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