Valerio Bruner – Maddalena (Ulisse Records, 2025)

Artista poliedrico in grado di muoversi attraverso ambiti espressivi differenti, Valerio Bruner ha mosso i suoi primi passi come autore teatrale e attore, per poi debuttare come cantautore nel 2017 con l’Ep “Down The River” cui sono seguiti “La Belle Dame” (2019), “La Belle Dame #2” (2020), “Someday” (2021) e il più recente “Vicarìa” del 2023 con il quale “riportava tutto a casa” approdando alla scrittura in napoletano. La sua produzione artistica, costellata da libri, colonne sonore, concerti e spettacoli teatrali, si è sempre caratterizzata per una spiccata attenzione verso l’impegno sociale mettendo al centro storie di ultimi, dimenticati ed emarginati, ma anche il bisogno di riscatto e la ricerca di un futuro migliore. A riguardo, il cantautore napoletano sottolinea: “Da ragazzo credevo che le canzoni avessero il potere di cambiare le cose, quantomeno di plasmarle verso una diversa direzione. Adesso, a quasi quarant’anni, ci credo ancora di più. Ne ho la prova ogni volta che suono davanti al pubblico e sento che quel solco che sto tracciando attraverso le mie canzoni può davvero essere il primo passo di un raccolto generoso, un giorno. Come faccio a saperlo? Perché so che le canzoni creano empatia nel cuore dell’altro”. Tutto questo è racchiuso nel suo nuovo album “Maddalena”, il quinto in carriera che giunge a due anni di distanza dal precedente e raccoglie otto brani originali, scritti in napoletano, e incisi nell’ottobre 2024 presso il Deck Lab Studio di Rimini con la produzione e gli arrangiamenti di Gianluca Morelli (piano, chitarre acustiche, chitarre elettriche, basso e programmazione elettronica). Ad accompagnare Valerio Bruner (voce, cori, chitarre acustiche e chitarre elettriche) in questa nuova avventura sono Mario Ingrassia (basso e batteria), Omar Bologna (chitarre), Enrico Giannini (synth, organo Hammond) e Lorenzo Semprini (armonica) che contribuiscono a definire un denso e sound rock nel quale si scorge l’amore per Bruce Springsteen e John Mellencamp, ma anche intriganti rimandi al punk e al grunge ben calibrati con lo storytelling. A riguardo Bruner afferma: “La Napoli di cui parlo è rock, punk, grunge, ha poco a che fare con un certo tipo di sonorità che guardano al Mediterraneo e alla World Music. Armonie e melodie antiche e meravigliose, ma che non rispecchiano, nella mia visione, i quartieri, i volti, le vite della “Napoli di frontiera” in cui sono nato e cresciuto e che racconto”. Accolti dal particolare packaging, interamente assemblato a mano e numerato in tiratura limitata, “Maddalena” non è un semplice disco, ma un’opera multilivello incrociando la musica con il racconto e le immagini. Alle otto canzoni è strettamente connesso il diario di viaggio, introdotto dalla prefazione di Carmine Aymone, nel quale Bruner racconta le fasi realizzative dell’album, intercalato dalle fotografie di Sofia Scuotto e Arianna Di Micco. Al centro del disco c’è Napoli, quella dei vicoli, delle “anime perze”, di chi vive ai margini, come sottolinea il songwriter partenopeo: “Con “Maddalena” sentivo l’esigenza di andare oltre e di guardare oltre. Unire il sangue napoletano all’anima romagnola era una fusione che mi interessava e mi stimolava e dalla quale sapevo poteva nascere qualcosa di unico, nuovo, o quantomeno diverso da quello che ci si aspetta da un album in napoletano”. In questo senso “Maddalena” prosegue il percorso intrapreso con il precedente e ne estende il raggio espressivo per raccontarci quella Napoli contemporanea, ben lontana da quella delle vie del centro e del turismo, ma piuttosto quella dei bassi fatiscenti, dei vicoli stretti, ferite aperte dove si rincorrono frammenti di vita, storie crude e sofferte, speranze tradite e sogni interrotti. Non è un caso che il titolo stesso renda omaggio non solo alla figura evangelica della Maddalena, ma anche al quartiere del mercato nero alle spalle di Piazza Garibaldi che Valerio Bruner percorreva con suo papà la domenica mattina per raggiungere il mercato del pesce a Porta Nolana. Bruner, poi, aggiunge: “Maddalena è la naturale evoluzione del percorso iniziato nel 2017 con Down the River, e prima ancora con il teatro: quell’urgenza, quasi una smania, di entrare nelle crepe dell’animo umano per vedere quanta luce ci possa passare attraverso, per parafrasare Leonard Cohen. Narrare di chi ce l’ha fatta è facile, ben più arduo è provare a dar voce a chi invece è stato messo al tappeto, a chi ci ha provato, ha lottato e ha fallito. Napoli, come città e comunità, sta cavalcando questa onda di perfezione a tutti i costi, lasciando da parte e nascondendo tutto ciò che non corrisponde a questa visione. Come cantautore, e come cantautore rock soprattutto, sento che le rotture, le ferite, le mancanze e i fallimenti, umani, sociali, istituzionali, sia invece necessario mostrarli, per tornare a guardare la realtà, e i volti che ci circondano, con onestà e sincerità. Senza filtri, né digitali tantomeno reali”. Ad aprire il disco è il rock vibrante della title-track, la storia di una prostituta in cerca di redenzione che si sovrappone a quella della Maddalena, diventata simbolo di redenzione e che la tradizione dei Vangeli Apocrifi descrive come la sposa del Cristo. Il vertice del disco arriva con “Piazza Garibaldi”, un brano intenso, serrato in cui Bruner canta di uno dei luoghi legati all’infanzia, ma simbolo del degrado a Napoli, la zona limitrofa alla stazione ferroviaria dove c’è solo emarginazione, miseria e indifferenza. Lo sguardo del cantautore napoletano non indugia mai nel vittimismo, ma anzi coglie nelle sue descrizioni la complessità e le contraddizioni della sua città. Si prosegue con il rock vibrante di “Frat’ a me” in cui canta di una delusione d’amore, “Sanghe” a cui affida le sue riflessioni sulla difficoltà del vivere quotidiano, e la poetica “Malammò”, venata di echi mediterranei. Se “Nun t’arrennere maje” è un invito a non mollare anche quando tutto sembra voltarci le spalle, la springsteeniana “Marzo ‘o ssaje” ci conduce verso il finale con il grunge “Nisciuno se salva” alla quale Bruner affida la speranza di una salvezza possibile. “Maddalena” è un disco necessario, un disco resistente di uno storyteller in grado di coniugare radici, poesia e rock, per raccontare il presente dalla prospettiva degli ultimi. 


Salvatore Esposito

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