Un mantice che soffia e chiama il pianoforte a imitare una brezza marina. Le note della fisarmonica che, con calma, formano onde, cavalcate da nuove onde di tromba. E un’isola che prende forma, una “Belle-Île-en-Mer”, la bella isola rocciosa nel Golfo di Biscaglia, nell’Oceano Atlantico, di fronte alla parte meridionale della Bretagna cui Richard Galliano ha dedicato la poesia tutta strumentale che apre il quarto capitolo discografico del trio con Jan Lundgren e Paolo Fresu. L'idea venne vent’anni fa a René Hesse, produttore di Losanna. Sapeva che spinse a Jan Lundgren a fondere in un trio due collaborazioni che allora intratteneva, in separata sede, con Galliano e con Fresu. Ne nacquero così tre concerti in Svezia, i primi di centinaia che, negli anni seguenti, a partire dal 2007, avrebbero dato vita anche a quattro album: il primo registrato in Italia, il secondo in Francia, il terzo in Svezia; il più recente ha preso forma nello Studio La Menuiserie, di nuovo a Parigi, in tre giornate in cui hanno realizzato dodici brani nell’autunno del 2024, prodotto dagli stessi musicisti e mixato da Rémi Bourcereau.
Il vitale equilibro che si instaura fra i tre musicisti nell’interpretare ciascun brano si riflette anche nella fase di scrittura con tre composizioni di Fresu, tutte legate al tema delle migrazioni (“Hope”, “Float” e “Life”), tre di Galliano (“Belle-Île-en-Mer”, “Colette” e “Eloquence”), oltre all’arrangiamento del classico “La Vie en Rose”, e quattro di Lundgren (“Alone for You”, “Hidden Truth”, “Man in the Fog” e “Lullaby for Two”). Quest’ultimo arrangia anche il tradizionale svedese “Daniels farfars låt”. Si tratta di un brano che in Svezia si ascolta soprattutto suonato dal violino. E qui sta una delle chiavi di lettura di questo sodalizio musicale: la capacità di far dialogare una matrice jazz con la musica folk europea restando vicini alla paletta melodica originale. In filigrana, si ascolta l’approccio di Jan Johansson, morto prematuramente, ma non prima di aver firmato negli anni Sessanta del ‘900 album come “Jazz på ryska”, “Svenska folklåtar” e, con il solo sostegno del contrabbasso di Georg Riedel, l’inimitabile “Jazz på svenska”. O meglio: inimitabile fino a quando Jan Lundgren ha deciso di riprenderne la poetica e di adattarla al suo tocco proprio in brani come “Daniels farfars låt” (che in svedese significa La canzone del nonno di Daniel). A partire da quest’attenzione e questo rispetto comune per uno spazio sonoro in cui l’improvvisazione incontra le melodie popolari, ogni brano disegna una specifica e toccante sfera affettiva, con “Hidden Truth” che si distingue rispetto alla generale tendenza all’introversione.
Intervistato di recente dalla Radio Svizzera Italiana, Paolo Fresu ha lasciato intendere che questa potrebbe essere l’ultima tappa discografica del trio e che «il lavoro fatto sin qui sia sufficiente. E pensare che il titolo del progetto nasce da un brano, ‘Mare Nostrum’ appunto, di Lundgren, l'unico di noi tre musicisti che vive in un Paese che non si affaccia sul Mediterraneo e sul complesso tema della migrazione di cui è depositario. Brano e progetto nascono in un periodo storico precedente a quello che stiamo affrontando». actrecords.bandcamp.com/album/mare-nostrum-iv
Alessio Surian
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