Besaide è un piccolo rilievo alto 564 metri, una media collina che dal punto di vista orografico ha un’importanza modesta, ma che assume un grande valore simbolico in quanto è il punto di confine comune tra le tre Provincie costituenti la Comunità Autonoma dei Paesi Baschi: Bizkaia (cioè la Biscaglia), Araba e Gipuzkoa. E dalle tre provincie di Euskadi arrivano rispettivamente Gorka Bravo Barreiro, Ariz Mugartegi Aretxabaleta e Teresa Jareño Querejeta. Tutti e tre con una solida educazione musicale, docenti a vario livello e originariamente operanti in ambiti musicali diversi – Bravo Barreiro nella musica tradizionale dell’area cantabrica, Mugartegi Aretxabaleta nel rock e poi nelle musiche del Mediterraneo e dell’Asia Centrale, Jareño Querejeta nella classica, quindi nella world music ed infine in quella tradizionale basca – si sono incontrati nel 2023 ed hanno dato vita al progetto Besaide.
“Hirusta” è il loro primo album in trio, ed è un debutto folgorante. Associando strumenti di cui sono insegnanti: il ttun-ttuna, cioè il tamburo a corde basco per Mugartegi Aretxabaleta; la gaita galiziana e la ghironda per Bravo Barreiro; l’alboka per Jareño Querejeta, a strumenti dell’area greco-mediorientale come il bouzouki e diversi tipi di percussioni (daf, davul, bendir, timbal), strumenti a fiato moderni (clarinetto e clarinetto basso) e, infine, i sintetizzatori, creano un suono fortemente ancorato alle tradizioni della loro area geografico-culturale, ma nel contempo proiettato verso ambiti più sperimentali e intrecciato con influenze musicali provenienti dall’intero bacino mediterraneo. Nell’interpretazione e negli arrangiamenti si avvertono inoltre le esperienze avute dai tre musicisti e le collaborazioni di ognuno di loro con solisti e gruppi di diverso orientamento, tra cui, per citarne solo alcuni: Kepa Junkera, Carlos Núñez, i Luar na Lubre, la EIJO (Euskadiko Ikasleen Jazz Orkestra), gli Oreka Tx. Le cinque canzoni dell’album parlano di temi universali come l’amore, la natura, l’amicizia. Sono i pezzi che più mostrano una matrice tradizionale, in particolare nelle parti cantate, dove gli strumenti fanno da sfondo, creando un supporto dolce e a tratti cullante alla voce. Negli strumentali, nelle introduzioni, intermezzi e code delle canzoni la parte ritmica si pone invece in primo piano, e sono più evidenti gli innesti e intrecci tra le sonorità basche e quelle di più lontana origine. Il risultato è sempre interessante e affascinante, e l’ascoltatore è guidato lungo gli invisibili sentieri della musica, che collegano nord e sud, oriente e occidente. Un apporto significativo a questo riuscitissimo album viene dato dagli ospiti: i percussionisti Iraide Ansorena e Carlos Sagi, il chitarrista, violinista e mandolinista Arkaitz Miner, il duo Otxo, cioè Lolita Delmonteille (voce e organetto) e Maider Martineau (voce e tamburello) e, infine, il musicologo e polistrumentista Juan Mari Beltrán, considerato uno dei patriarchi del folk basco. Da rimarcare la qualità della registrazione e della produzione, e l’eleganza nella grafica dell’album. Nel realizzare “Hirusta” i Besaide hanno preso come riferimento le kutzas, le tradizionali casse in legno intagliato che nelle case basche contenevano e contengono ancora oggetti di uso quotidiano, abiti, così come foto, ricordi di famiglia, e le sementi per le annate future.
L’album a sua volta è un contenitore di musica e di parole, che possono accompagnare la vita di tutti i giorni, rinnovano le tradizioni, custodiscono i ricordi, sono spunto e contenitore della musica che verrà, espressione di un patrimonio culturale vivo e in continua evoluzione.
Marco G. La Viola
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