Tre anni di vita per “Sottencoppa”, il carnevale sonico partenopeo, che per questa edizione 2025 ha preso dimora in Piazza Mercato, luogo ibrido e carico di memorie, simbolo di stratificazioni urbanistiche, edilizie e culturali. Scenario di esecuzioni capitali pubbliche – da Corradino di Svevia a Luisa Sanfelice – e luogo in cui ebbe inizio la rivoluzione di Masaniello, nato e vissuto in una casa non lontana. Nel secondo dopoguerra, a sud della piazza, venne eretto Palazzo Ottieri, brutale Muraglia, tra gli esiti più nefasti della speculazione edilizia laurina.
Un pubblico variegato ha affollato il tendone da circo allestito al centro della storica piazza, la Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, da poco restituita alla città, e lo Spazio culturale Obù, situato all’interno dell’ex Chiostro di Sant'Anna a Capuana, al centro di un significativo progetto di riqualificazione.
Sotto la direzione artistica di Giulio Nocera, la rassegna, finanziata dall’Amministrazione comunale partenopea, si è articolata in un palinsesto musicale metamorfico e provocatorio. “Sovvertire e trasformare: è questo che deve fare il Carnevale”, afferma Andrea Mazzucchi, consigliere del sindaco di Napoli per le biblioteche e la programmazione culturale integrata. La rassegna ha celebrato il carattere agitatore del carnevale con artisti che, pur radicati nella tradizione, non si arroccano su di essa. Prendiamo ad esempio le partiture del quintetto di Dan Kinzelman (sax tenore), con
Mirco Rubegni (tromba e corno), Filippo Vignato (trombone), Rossano Emili (sax baritono) e Charles Ferris (tuba), che ha presentato una performance per cinque ottoni appositamente commissionata in un dialogo con le maschere curate dall’artista LULIII, ispirate ai simboli e alle storie della tradizione napoletana. Si è trattato di una suggestiva azione musicale itinerante nell’ampiezza della piazza. A seguire, nel tendone, si è esibita Alba Gil Aceytuno, giovane sassofonista, cantante e compositrice di Gran Canaria, formatasi al Conservatorio di Rotterdam, con il suo progetto Pleito, in cui combina sassofono contralto, effetti elettronici e voce per reinventare elementi tradizionali delle Canarie, intersecandoli con jazz e improvvisazione. Con il post-folk dei Puuluup si è arrivati fino in Estonia. Ramo Teder e Marko Veisson suonano la talharpa, la lira ad arco dal timbro sonoro profondo diffusa fino all’inizio del XX nell’area svedesofona insulare dell’Estonia. Ma la loro non è filologia, bensì di un viaggio surreale e istrionico attraverso umori baltici, tra tecniche di sfregamento, uso percussivo dello strumento, loop, effettistica e un canto straniante e dissacratorio, che racconta storie di turbine eoliche, sci di fondo, danze rurali, amori tristi e stranezze relazionali. In scena i due sono grandi intrattenitori, giocano con i cliché sulla riservatezza nordica e, addirittura, sceso dal palco, Marko coinvolge il pubblico (e lo scrivente) in una serpentina onda danzante.
A incarnare un flamenco eterodosso è stato il cantaor Francisco Contreras, noto come Niño de Elche, figura multiforme e provocatoria che sfida i canoni del cante jondo. Riprende e scompone le figurazioni del flamenco tradizionale, estraendone l’essenza con una voce austera, che incorpora elementi improvvisativi, scat, passaggi urlati e sussurrati e spoken. Nel suo repertorio riprende perfino “Lorca” di Tim Buckley. Al suo fianco, l’eclettico Xisco Rojo, compositore e produttore che supera i confini dei palos con un suono chitarristico che spazia dal noise al folk da camera e all’improvvisazione. A concludere la serata conclusa le frenesie electro-chaabi dei franco-marocchini Syqlone.
Il sabato concertistico è iniziato con il trio Curanime, interessante progetto di combinazione stratificata di temi tradizionali del sud ed elettronica (con nume tutelare il grande Antonio Infantino) della garganica Sonia Totaro con Francesca Del Duca e l’elettronica di Umberto Lepore. Subito dopo, con l’esibizione di Maria Mazzotta (voce e tamburello), Ernesto Nobili (chitarra elettrica) e Cristiano Della Monica (batteria e teppan) sappiamo di cosa parliamo e di cosa sono capaci i tre musicisti. Una voce palpitante, una chitarra elettrica incendiaria e un drumming preciso e incisivo rivestono con umori post rock le forme tradizionali salentine e il canto folk del Sud Italia: non è casuale che il loro “Onde” sia il disco dell’anno 2024 di
“Blogfoolk”. Tra le mescolanze innescate quest’anno a “Sottencoppa” si segnala pure quella della messicana Fuensanta (contrabbasso e voce), da Veracruz, insieme al funambolico batterista Alex Lazaro riuniti in un set di fusion di jazz, elementi di tradizione messicana, poesia e improvvisazione. Con loro in scena a duettare anche la cantante napoletana Carola “La Niña” Moccia. Dall’Irlanda è arrivato il maestro della concertina Cormac Begley, uno strumentista che esplora i diversi registri del piccolo mantice esagonale (basso, baritono, soprano e piccolo). Una performance che sorprende per la riformulazione di brani di tradizione irlandese (marce, danze e slow air), suonati con il piccolo mantice esagonale innestando elementi percussivi e droni da parte di un musicista che mantiene il pieno controllo della scena, intervenendo tra un brano e l’altro accompagnando l’ascoltatore nel viaggio nell’universo della concertina senza prendersi mai troppo sul serio. Un set coinvolgente e magnetico quello del musicista della penisola di Dingle che cattura il pubblico anche con il suo fervore narrativo. La serata è poi proseguita con Azel, beatboxer dall’impronta percussiva, e con il set di DJ Travella & kinAct (Tanzania/Congo), che hanno indotto i corpi a danzare. Chiusura del “Mardi Gras” partenopeo (il 4 marzo) con le azioni laboratoriali dedicate ai bimbi e con la fanfara Bagarija Orkestar, a portare il pubblico alla danza collettiva di matrice balcanico-partenopea.
“Sottencoppa”, è un progetto culturale che speriamo continui su questa linea di equilibrio tra ricerca sonora e coinvolgimento collettivo di diverse fasce sociali.
Ciro De Rosa
Foto di Piero Previti
Video di Ciro De Rosa
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