Nel 1967, l’album “Guitarra portuguesa” di Carlos Paredes segna uno spartiacque per chi suona questo strumento, un passo a lato rispetto alla tradizione formalista della chitarra di Coimbra (sua città natale), un accurato lavoro di cesello nell'arte della miniatura melodica che rivela la maestria di Paredes sia come chitarrista, sia come compositore. A due decenni dalla sua morte, ma soprattutto a cento anni dalla sua nascita, proprio al suo lavoro di compositore ha voluto rendere omaggio l’Orchestra Metropolitana di Lisbona il 5 febbraio con un programma sinfonico nel Teatro municipale São Luiz, sullo stesso palco di un suo celebre concerto del1992. È stato il primo di sessanta concerti che vengono organizzati nel corso del 2025 a celebrare il centenario della sua nascita (il 18 febbraio) in tutto il Portogallo continentale, a Madeira e nelle Azzorre, oltre a quaranta concerti internazionali in ventiquattro città (e diciassette diversi Paesi e in quattro continenti) accanto a mostre, pubblicazioni, documentari, conferenze e colloqui, formazione a distanza, visite e laboratori. Figlio di Artur Paredes, nipote di Gonçalo Paredes e pronipote di Manuel Rodrigues Paredes, Carlos Paredes fu l'erede di una vasta tradizione familiare che ha visto protagonista la chitarra portoghese. È stato il punto di riferimento di un movimento di rinnovamento e reinvenzione del suono del suo strumento, nel contesto di una generazione che negli anni Sessanta
reclamava nuovi spazi socio-culturali, quella in cui sbocciarono le voci di José Afonso e Adriano Correia de Oliveira, la poesia di Manuel Alegre. Nel cinema divennero famose le sue musiche per “Os Verdes Anos” (1962) e “Mudar de Vida” (1966) di Paulo Rocha, così come il “Fado Corrido” (1964) di Jorge Brum do Canto.
In una sorta di dialogo tra Carlos Paredes e la musica sinfonica, l'Orquestra Metropolitana de Lisboa ha preparato “Variações para Carlos Paredes”, uno speciale concerto con temi di Paredes arrangiati per l’orchestra da Miguel Amaral, Tiago Derriça e Pedro Neves, il direttore principale dell'orchestra.
In vista del concerto, lunedì 3 febbraio è stata presentata la biografia di Carlos Paredes realizzata da Dina Soares: “Carlos Paredes - Nome de Guitarra”, pubblicato dalle edizioni Glaciar, con un dialogo che ha coinvolto Rui Vieira Nery e Luísa Amaro nella Livraria da Travessa di Lisbona.
Il lavoro di Pedro Neves sul repertorio di Paredes con Orquestra Metropolitana de Lisboa è nato già nel 2023 con l’intento di rendere evidente lo spessore compositivo di Paredes e scegliendo quindi di non portare in scena il suono della chitarra, affidandone e trasformandone il timbro nel registro sinfonico, con un programma che lega brani di Paredes a compositori della musica classica occidentale legati alle musiche portoghesi, da Luigi Cherubini, all’omaggio a Haydn firmato da Brahms, allo spettacolare Moto perpetuo di Paganini in
dialogo con il Movimento Perpétuo de Paredes. Come direttore, Pedro Neves offre gesti danzanti che coinvolgono tutto il corpo e rendono più evidente e organico il rapporto delle diverse sezioni dell’orchestra con la matrice popolare del repertorio.
Ha aperto il concerto con i dieci minuti dell’Ouverture dell'opera L'hôtellerie portugaise (1798) di Luigi Cherubini e (con un salto di oltre cento anni) il Preludio (Sobre Um Pregão de Lisboa) (1926) di Frederico de Freitas (1902-1980). Preparato adeguatamente il terreno, è stato quindi il turno dei venti minuti della “Fantasia Sobre Temas de Carlos Paredes (dalla suite Lisboa e o Tejo di Carlos Paredes)”, prima assoluta dell’arrangiamento realizzato da Tiago Derriça e articolato in cinque movimenti perfettamente complementari: I. Canto dell'alba II. Serenata V. Canzone di strada IV. Canzone degli anni verdi V. Canzone del lavoro.
Il secondo piatto forte sono stati i dieci movimenti delle Variazioni su un tema di Haydn, op. 56a (1873) di Johannes Brahms.
In chiusura il pubblico ha particolarmente apprezzato i due brani di Carlos Paredes “Variazioni in mi minore” (del 1971) arrangiato da Miguel Amaral e Movimento Perpétuo (del 1971), arrangiato da Pedro Neves e preceduto dal “Moto perpetuo”, Op. 11 (1835) di
Niccolò Paganini. Un programma impeccabile che non ha concesso bis nonostante la standing ovation.
Alessio Surian
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