Attrice di livello, con la passione per la musica, Maria Roveran arriva al secondo disco intitolato “Come un film”. Dieci tracce con i testi scritti da lei, con le musiche e gli arrangiamenti di Joe Schievano.
L’atmosfera mistica di “Inquietudine” (“Si chiama inquietudine, fa riempire pagine, senza dire niente e avere niente da dire. Se ne fossi immune, vivrei mangiando fragole, ma un po' mi avveleno, riempiendomi di regole”) apre il disco, con la voce sopra un tappeto di archi. “Dimenticare” (“Il buio ha delle forme da nascondere, il sale sembra zucchero non ti confondere, le lacrime diamanti che non potrai tagliare, tu puoi dimenticare”) è più teatrale con elettronica e voci sovrapposte. “T’odio” (“Di te parlo, per te piango, per te corro e a volte inciampo, il mio odio è stanco”) è molto trascinante, macchiata dal sax e dal synth; più desertica è la successiva “Mars” (“Sento un peso cadermi dal petto, come cera si scioglie l'affanno, il mio scudo cadendo sconquassa il silenzio, il terrore svanisce, respiro ora sento”). In “Domenica” (“Che nome bello che hai Domenica, come sei bella sai Domenica, sei più di ogni cosa, tu dolce e rabbiosa, regina randagia, ti porterò a casa ancora") il violoncello e la viola sottolineano il canto; Erica Boschiero interviene vocalmente nella traccia “In bilico” (“Tu fiore di vetro, dolore addensato, rugiada diviene sul manto scarlatto, virile dolcezza, la forza detieni e vesti di nero ogni la tua bellezza”) creando un bell’impasto. Segue “Ultrasensibile” (“Ultrasensibile, attenti è fragile, la pelle si apre e la parola cade”), arricchita dal pianoforte, dall'elettronica e dalle sperimentazioni vocali. “Lo sento che mi senti” (“Un passo indietro a me, eppure mi stai avanti, convinta di essere forte, io formica tra i giganti, un passo avanti a te, ma sei tu che stai avanti e senza fare rumore, io lo sento che mi senti”) ha una bella ritmica di funky con chitarra acustica, percussioni, tastiere e sax. “Congedo” (“Sono nata senza nome e chi sono non lo so, sono nata con la pioggia e a cadere imparerò”) ha un fascino avvolgente. In chiusura, troviamo le belle armonie di “Porta fortuna” (“Lacrime appese, appese alla luna, porta fortuna, fortuna dov'è e le stelle accese, accese di rabbia, portami al mare, dove non si tocca”) con le voci di Linda Drigo e Alberto Gaffuri.
Un disco molto particolare, non immediato, che richiede la giusta attenzione. Le canzoni sembrano piccoli lungometraggi con arrangiamenti creativi, testi interessanti e melodie intriganti, che lasciano belle sensazioni, proprio come succede al cinema, quando un film ci è piaciuto.
Marco Sonaglia
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