Windborne – To Warm the Winter Hearth (Wand’ring Feet Records, 2024)

Il modo anglofono di sentire il Natale, il Christmas time, è diventato ormai un universale, soprattutto dopo l'arrivo della società delle immagini in movimento potenziate dalla cinematografia americana. È curioso che questo evento ascrivibile a tutt’altra parte del mondo, abbia preso così piede nel nord d’Europa, ancora più curioso è che all'origine ci sia una antichissima tradizione di cantare in questo periodo dei canti formalmente molto semplici ma con caratteristiche polifoniche: le carole. La pratica polifonica nei canti natalizi nel mondo britannico e statunitense è molto comunemente vissuta, mentre da noi è cosa più rara. Lo provano bene le dodici tracce pubblicate dai Windborne, quartetto vocale del New England, formato da Jeremy Carter-Gordon, Lauren Breunig, Will Rowan e Lynn Rowanche, che vanta una lunga esperienza nello studio delle pratiche polifoniche, riuscendo a passare con disinvoltura tra diversi repertori musicali. Inoltre, sono sostenitori della storica alleanza tra la musica folk e movimenti sociali progressisti. “To Warm the Winter Hearth” presenta carole inglesi ma anche provenienti da diverse parti del mondo. La prima traccia, “Here We Come A Wassailing”, un canto di questua, presenta una tipica tradizione nordica di cantare festosamente a cappella nel periodo natalizio, sia negli spazi privati, sia pubblici. “The Boar’s Head Carol” è una melodia che risale al XV secolo e veniva cantata al banchetto di Natale al Queen’s College di Oxford, dove un cinghiale arrosto veniva portato in giro per la sala con grande sfarzo e fragore. A questo canto è stata aggiunta una nuova strofa adattata da un altro canto natalizio. “Come and I Will Sing” è un canto festoso, responsoriale a cappella, numerativo ed è accompagnato da soli suoni percussivi. Include “The Twelve Days of Christmas e Green Grow the Rushes O”, raccolti da cantanti del nord-ovest degli Stati Uniti nei primi anni del 1900. Invece, “Malpas Was”, sebbene provenga da Malpas in Cornovaglia ha una ornamentazione e interazione giocosa tra le parti tipica della musica corsa che il gruppo ama particolarmente. La successiva “Aisim Bernai Kalėdaut” presenta la parola Kalėda che originariamente si riferiva a un'antica festa di metà inverno lituana, ma oggi è usata per indicare il Natale. Una tradizione molto simile al wassailing in cui si invitano le persone a scendere in strada e a cantare chiedendo birra e pane, passandosi le bottiglie in giro per il villaggio. “The Holy Holly” è un canto intenso che focalizza il ritorno del sole al solstizio d’inverno, quando si incontra la resistenza al freddo dell’agrifoglio e dell’edera, un clima simbolizzato dalla cetra baltica lituana chiamata kanklės. “The Cherry Tree Carol” esiste in molte versioni: è una storia apocrifa pre-natività che risale al 650 della era cristiana, esaminandone alcune stranezze. La melodia condivide il metro irregolare in 5/4 con la ballata inglese “Searching for Lambs”, utilizza una serie di frasi sovrapposte nella sesta strofa che evidenziano il punto in cui la trama passa dal regno umano al soprannaturale, creando un incantesimo simile a un canto che sottolinea il momento. “Satan Es Ben Estonat/Lo Paure Satan (Satan Was Very Surprised/PoorSatan)” ha una struttura imitativa accompagnata dalla pulsazione del tamburo. Fonde due canzoni in lingua occitana scritte dai monaci del XVI secolo di Avignone, racconta la storia della natività in cui le voci che canonicamente si inseguono concordando armonicamente ma non nei contenuti del testo: la prima vece descrive Satana che fa i capricci in reazione agli eventi del periodo natalizio, e la seconda dice: ‘Povero Satana, è cotto come un pollo! Sembra un pesce triste. È in uno stato così pessimo che non sentirai più parlare di lui-lo vedrai solo nei dipinti.’ gemme ritrovate in un vecchio manoscritto. È una canzone dal carattere sociale e di argomento molto attuale: con molte immagini, richiama l'attenzione sul fatto che in mezzo a tutta la gioia, l'abbondanza e la celebrazione, l’inverno può essere un periodo molto impegnativo e difficile per molte persone. Oltre, “The Derby Ram” è un canto propiziatorio che si ispira ad una leggenda del Montone di Derby ben nota a partire dal XVIII secolo e presto diffusasi in tutti i Paesi anglofoni. Alle proporzioni epiche e agli attributi fantastici della bestia, viene attribuito il potere di portare buona fortuna agli ascoltatori, a patto però che diano po' di cibo, bevande o denaro agli artisti se lo desiderassero. Infine due canti che inneggiano al nuovo anno: “Welcome In Another Year” che ha un carattere di riflessione, rinnovamento e unione e “The Turning Year”, un auspicio di speranza per il nuovo anno in questa canzone nata in momento di dolore e di perdita dalla pandemia. Un disco molto piacevole e ben presentato che in un periodo dell’anno come quello che stiamo vivendo acquisisce sicuramente un alone di magia. windborne.bandcamp.com/album/to-warm-the-winter-hearth


Francesco Stumpo

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